DANIELA FRANCO | Prima un silenzio, poi il canto dei grilli avviluppato nel buio a scandire il tempo, fino alla luce che offre la giusta dose d’ombra per disegnare un tunnel verticale al centro della scena, con una sedia di legno e un microfono pendulo appeso a una corda. Siamo in un pozzo. Insieme a un bambino, è il 13 giugno del 1981.

Esordisce in questa atmosfera sospesa il monologo teatrale della compagnia Effetto Morgana, per la regia di Serena Piazza, che ripercorre la tragica vicenda di cronaca del piccolo Alfredo Rampi, il bambino di sei anni inghiottito da un pozzo artesiano nelle campagne di Vermicino e morto davanti agli occhi sgomenti dell’Italia, divenuta incredula spettatrice di un evento mediatico senza precedenti, il quale avrebbe voluto raccontare una storia a lieto fine, ma che dopo 36 ore, purtroppo, restituì il primo caso di morte in diretta televisiva: «Volevamo vedere un fatto di vita e abbiamo visto un fatto di morte…».

Alfredino divenne così il protagonista di un reality show improvvisato, antesignano di quella spettacolarizzazione della cronaca nera e dei suoi eroi del dolore che Pasolini, qualche anno prima, aveva profetizzato, quando parlò del peso che avrebbe avuto la televisione nella decadenza della cultura popolare italiana.

Fabio Banfo, attore e drammaturgo dello spettacolo, ci offre un’esaustiva ricostruzione della tragedia, dando vita ai suoi tanti (forse troppi) personaggi e alla voce delle loro coscienze attraverso improvvisi cambi di registro e di posizione nello spazio scenico, fino a servirsi del teatro d’ombra, destinato a traslare sul piano figurativo alcuni segmenti della narrazione.
Il racconto cronachistico si dipana tramite una miscellanea di fatti reali e immaginari, conflitti politici, poesia, immedesimazione, riflessione e denuncia.
Ci sono gli uomini che tentarono invano di salvare il piccolo Alfredo, tra cui Elveno Pastorelli, all’epoca il capo dei vigili del fuoco, reo di aver creduto nel fallimentare espediente dello scavo di un pozzo parallelo; Angelo Licheri, il volontario che riuscì a calarsi nella voragine e raggiungere il  bambino, rimanendo sospeso per 45 minuti a testa in giù. Ci sono i brigatisti che ipotizzano un complotto politico e il presidente della Repubblica Sandro Pertini; poi l’inviato che si occupò della cronaca in diretta, il venditore di panini, Franca Rampi, la madre del bambino e ancora Mazinga e Goldrake, gli eroi di Alfredino, quelli non improvvisati, ma troppo lontani per salvarlo.

E poi Alfredino, che dal buio di quel pozzo ascolta le promesse non mantenute dai grandi e dice di essere  incastonato in un diamante e di non avere più freddo. Il suo cadavere, infatti, si ridusse a un blocco di ghiaccio, per via del gas refrigerante immesso nel pozzo, con lo scopo di garantirne la conservazione, fino al momento del suo recupero, avvenuto solo 31 giorni dopo.

Oggi Alfredo avrebbe avuto 46 anni, la stessa età di Banfo, il quale ci riporta a ritroso con un racconto che affronta, con grande rispetto, il dolore di una ferita ancora aperta, che appartiene a tutti, anche a quelli che non c’erano.
«Ho cercato di curare un poco il dolore con la poesia. Di riportarlo in vita, attraverso di me, con me. Era tutto quello che potevo fare per lui».

Si apprezza la scelta drammaturgica di eludere la strada della commozione a tutti i costi, per condurre lo spettatore verso l’informazione e la riflessione, anche se alcuni passaggi, in realtà, acutizzano la rabbia nei confronti dell’incompetenza dello Stato; perché il tragico epilogo di Vermicino assomiglia al finale di tante altre storie italiane, e racconta il fallimento di un Paese che si è fatto trovare impreparato troppe volte di fronte a tragedie che si potevano evitare.
I
n una scena molto coinvolgente, Banfo simula un soccorso andato a buon fine, si tratta di un momento ricco di tensione che rivela ciò che poteva essere e che non è stato, e che restituisce la vita ad Alfredino, un bambino di 6 anni, morto in un pozzo, perché nessuno è stato capace di salvarlo. 

 

ALFREDINO
L’Italia in fondo a un pozzo

uno spettacolo di Effetto Morgana
drammaturgia di Fabio Banfo
da un’idea di Fabio Banfo e Serena Piazza
regia di Serena Piazza
con Fabio Banfo
produzione Centro Teatrale MaMiMò

Miglior spettacolo e miglior drammaturgia Doit Festival di Roma 2017

Teatro Elfo Puccini, Milano
23 Giugno 2021