ANNALISA GURRIERI | A Siracusa, in uno dei teatri greci più grandi del mediterraneo occidentale, dove l’Istituto Nazionale del Dramma Antico mette in scena da oltre cento anni le tragedie e le commedie greche promuovendo tradizione e innovazione, approda anche Carlus Padrissa: uno dei fondatori de La Fura dels Baus firma la regia di Baccanti di Euripide, seconda tra le tre produzioni della LVI stagione di rappresentazioni classiche. E quale posto migliore per assistere per la prima volta a una messa in scena di un collettivo così radicato nella storia del teatro contemporaneo come La Fura dels Baus per una siracusana, che ogni anno si è seduta sui gradoni di quel teatro per osservare attori e registi del panorama nazionale e internazionale calcare quel palcoscenico?

Padrissa propone il teatro di impianto radicale caratteristico de La Fura dels Baus lavorando con attori italiani, estranei a uno stile cruento nell’inscenare le tragedie, tipicamente spagnolo. Il regista sceglie comunque la cifra distintiva della compagnia: l’impiego a tutto tondo dei corpi, del loro movimento, della musica e delle nuove tecnologie con l’obiettivo di scuotere e coinvolgere la sensibilità degli spettatori. L’esperienza risulta così collettiva: autore, attore e spettatore si fondono in un’unica entità.

In Baccanti questa commistione rapisce fin dal primo momento in cui si mette piede in teatro: nelle orecchie un rumore graffiante e davanti agli occhi mastodontiche strutture in metallo che raffigurano un corpo con la testa di toro e un volto diviso a metà. Queste strutture iniziano a muoversi e un Dioniso donna, interpretato da Lucia Lavia, si cala giù dal toro di metallo e si racconta: i tebani non lo hanno riconosciuto come divinità perciò ha deciso di vendicarsi iniziando tutti i cittadini di Tebe, le donne in particolare, ai riti dionisiaci, all’insegna dell’estasi e della furia omicida. Ed è proprio al richiamo delle Baccanti che lo spettacolo entra nel vivo: il cuore del Teatro Greco di Siracusa torna a pulsare. Il coro invade il teatro intonando Evoè, suonando e gridando a festa: è difficile capire da dove arrivi. Il pubblico gira la testa da tutte le parti: ai lati, in alto, i suoni dei tamburi rimbombano dentro e fuori la cavea.

ph. Franca Centaro

In scena, accanto a Lucia Lavia che restituisce un Dioniso più folle che mai, tra cambi di registri, versi, grida e salti da un lato all’altro del palcoscenico, vediamo Ivan Graziano, un Penteo timoroso e rigoroso, vittima delle prese in giro di tutti, anche di suo padre Cadmo e dell’indovino Tiresia. Questi ultimi sono rispettivamente interpretati da Stefano Santospago e Antonello Fassari, volti già noti al grande e al piccolo schermo, che calcano il palcoscenico con eleganza e una giusta dose di ironia.

La trama della tragedia si snoda tra un ingresso del coro e l’altro: sono quelli i momenti più coinvolgenti, quelli che più di ogni altro trasformano la pietra nella terra e negli alberi del Monte Citerone. Ecco che Dioniso inizia a porre le basi della sua vendetta: dato che il re Penteo si oppone con resistenza alla celebrazione dei riti in onore del dio, quest’ultimo si finge un mortale e, a fatica, riesce a convincere il re a travestirsi da donna e a salire sul monte per spiare le Baccanti. Ai dialoghi tra i personaggi fanno da sfondo immagini e parole estremamente suggestivi che si librano in alto: una gru solleva un gruppo di coreuti che, con i loro corpi, danno forma alle più svariate figure geometriche colorate da effetti di luci sempre diversi. L’aria del Teatro di Siracusa, da sempre piena di un’aura di peculiare magia, per la prima volta si riempie di corpi che volteggiano e restituiscono visioni strabilianti.

ph. Franca Centaro

Dopo l’annuncio della morte di Penteo sul Citerone da parte del secondo messaggero (Antonio Bandiera), Agave (Linda Gennari) corre in scena in preda al delirio portando la testa di suo figlio Penteo, del quale scoprirà essere l’assassina, e ci guida verso la fine della rappresentazione. Il deus ex-machina vero e proprio lascia il pubblico a bocca aperta: il coro per un’ultima volta si solleva in aria in una composizione ammaliante di corpi e luci. Dioniso è al centro di quei raggi rossi alle cui estremità stanno le baccanti. Il dio dichiara il compimento della vendetta ed emerge così il senso ultimo delle parole di Euripide: mai mancare di rispetto alla divinità.

C’è un altro monito che emerge dalle Baccanti di Padrissa: «Todo somos Baco» (siamo tutti Bacco). Risuona a metà della rappresentazione, scritto su uno striscione rosso insieme ad altri cartelli che recitano: «Eres libre asì que vuela» (sei libero quindi vola), o ancora «My body; my choices». A gridarlo è il coro costituito in gran parte dagli allievi dei tre corsi dell’Accademia d’arte del dramma antico di Siracusa, giovanissimi interpreti che calcano quelle pietre e mangiano la polvere di quel teatro per lasciare un’impronta indelebile nella loro formazione. Guidati dalla maestria delle due corifee, Simonetta Cartia e Elena Polic Greco, non si risparmiano neanche un istante: invitano il pubblico con i loro sguardi profondi, i volti sudati, la voce tonante e il ritmo nelle vene. Danno corpo, voce e spessore a un inno alla libertà.

ph. Franca Centaro

Padrissa realizza al Teatro Greco di Siracusa un’esperienza di teatro totale: ogni angolo del teatro è tornato a vivere e non si può fare a meno di sentirsene parte. L’intento del regista è stato raggiunto: insinuare nell’animo degli spettatori il senso di identificazione con le baccanti e con Dioniso in persona per risvegliare una città e un popolo tutto.
Per questo la fondazione INDA continua a lavorare intensamente e suggestioni del genere non possono che fare bene. L’impegno della fondazione rappresenta una goccia che da anni scava il suo solco nelle vite di molti siracusani e non, con la speranza che possa sgorgare sempre più una sorgente di cultura e di consapevolezza e che il teatro possa davvero far fiorire una città rimasta addormentata troppo a lungo.

BACCANTI
di Euripide

traduzione Guido Paduano
regia Carlus Padrissa
regista assistente Emiliano Bronzino
assistente Maria Josè Revert
coreografia Mireia Romero Miralles
scene Carlus Padrissa
scenografo assistente Tamara Joksimovic
costumi Carlus Padrissa
musica Carlus Padrissa
disegno luci Carlus Padrissa
direttore di scena Mattia Fontana

interpreti:
Dioniso Lucia Lavia, Tiresia Antonello Fassari, Cadmo Stefano Santospago, Penteo Ivan Graziano, primo messaggero Spyridon Chamilos/Francesca Piccolo, secondo messaggero Antonio Bandiera, Corifee Simonetta Cartia e Elena Polic Greco, Agave Linda Gennari
Coro Rosi Bonfiglio, Ilaria Genatiempo, Lorenzo Grilli, Cecilia Guzzardi, Doriana La Fauci, Viola Marietti, Katia Mirabella, Giulia Valentini
Con la partecipazione degli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico

INDA Fondazione Onlus
LVI stagione al Teatro greco di Siracusa
3 luglio – 21 agosto 2021