GIAMBATTISTA MARCHETTO | Quale immagine genera nella mente di uno spettatore il concetto di “stranezza”? La domanda emerge come uno sgambetto inevitabile approcciando lo spettacolo Space Oddity_live – dedica lontana di e con Sara Sguotti, presentato al festival Danza in Rete di Vicenza.
Se il titolo richiama immediatamente il riferimento alla canzone di David Bowie, non c’è (purtroppo) alcun collegamento con l’ambiente sonoro curato da Steve Pepe che, giocando su sonorità elettroniche elementari, sembra richiamare un ambiente da videogame spaziale. Viene allora da chiedersi se la “oddity” di cui si parla sia quello straniamento dal mondo che (sulle orme del Major Tom) sembra essere un soffuso gioco nella partitura coreografica.

Seguendo le dichiarazioni programmatiche dell’autrice, lo spettacolo è una «dedica al pubblico dal vivo». È infatti la relazione con lo spazio, il tempo e le persone che decidono di condividere questa esperienza, unica e irripetibile, che dà vita alla performance. Il movimento “danzato” si ispira a tutto quello che è il contorno, «si nutre dell’estetica del luogo e dell’intimità dell’individuo, lega ciò che è lontano con ciò che è vicino, generando connessioni invisibili che vivono soltanto nell’immaginazione di chi assiste, in quel preciso momento».

Emerge allora un interrogativo sostanziale: se il paradigma si mette in discussione ad ogni azione rappresentata, investendo lo spettatore di un ruolo germinativo con la sua presenza, dove si traccia il confine della stranezza? È forse un rimando a quella a-topia come dimensione filosofica che Socrate indica come via di saggezza? O è piuttosto un richiamo alla figura del fool, interprete di una stranezza che aiuta a leggere con maggiore lucidità il mondo?
«La rielaborazione dello spazio vicino e dello spazio dell’altrove – sembra replicare Sguotti – si tramutano in chiave di lettura e interpretazione degli accadimenti e l’atteggiamento per avvicinarsi a questa possibile comprensione è la sincerità».
Pensiero ambizioso, su cui gioca una coreografia che mostra più tecnica (buona) che coinvolgimento, spostando su una prospettiva ampia il concetto di stranezza. È un gioco di specchi non più semplice da gestire del distacco dal mondo reale che sembra tanto odd visto dalla platea. E l’ambiente luminoso di Mattia Bagnoli aggiunge distanza al contesto.

Sara Sguotti è danzatrice, performer e autrice; ha lavorato – tra gli altri – con Virgilio Sieni, Anton Lachky, Roberto Magro, Cristina Kristal Rizzo, Simona Bertozzi; ha preso parte al remake del film Suspiria diretto da Luca Guadagnino firmando le coreografie in collaborazione con Damien Jalet. Dal 2019 ha iniziato a lavorare sul rapporto con il pubblico con Space Oddity.

SPACE ODDITY_live – dedica lontana
di e con Sara Sguotti
ambiente sonoro Steve Pepe
ambiente luminoso Mattia Bagnoli
consulenza artistica Elena Giannotti, Sa.Ni. Nicola Cisternino
produzione Danza in rete festival, Twain_Centro di Produzione Danza con il supporto di Atelier delle Arti

24 luglio alle 20.30
Teatro Comunale di Vicenza
per Danza in Rete festival