RENZO FRANCABANDERA | Torna a Rubiera sabato 9 e domenica 10 luglio la quarta edizione di Forever Young, per la direzione artistica di Giulia Guerra, rassegna ideata e promossa da La Corte Ospitale e inserita all’interno del programma L’Emilia e una notte 2022. Sul palco dello storico opificio per le arti emiliano alcuni fra i più promettenti giovani talenti della scena nazionale, compagnie professioniste Under 35, con l’auspicio di portare a compimento quell’unione fra le due anime, residenziale e produttiva, che da sempre contraddistinguono la missione culturale della Corte Ospitale.

Selezionati dalla giuria – composta da Giulia Guerra (La Corte Ospitale), Claudia Cannella (Hystrio), Carlo Mangolini (Teatro Stabile del Veneto), Fabio Masi (Armunia), Giulia Delli Santi (Teatro Pubblico Pugliese), Gilberto Santini (AMAT), Fabio Biondi (L’Arboreto-Teatro Dimora) e Maura Teofili (Carrozzerie | n.o.t e Anni Luce – Romaeuropa Festival) –, saranno in concorso: Maragoni/Fettarappa/Vila, Putéca Celidònia, Corps Citoyen, Drogheria Rebelot, Compagnia Fiore/Rossi.

Abbiamo intervistato Giulia Guerra.

Giulia, cosa pensate racconti dell’oggi Forever Young

Credo che Forever Young racconti di una nuova generazione di artisti, che ha delle cose da dire ed è alla ricerca di nuovi modi per farlo, attraverso la via della sperimentazione. Le cinque compagnie finaliste che ho avuto il privilegio di incontrare in primavera nel loro periodo di residenza in Corte Ospitale e delle quali vedremo il lavoro nelle giornate del Festival sono in molti casi artisti all’inizio di un percorso, eppure possiedono una grande consapevolezza dello strumento che si sono scelti per stare dentro la contemporaneità.

Perché Corte Ospitale ha pensato a questo format?

Questo format, Forever Young, è espressione di una sintesi delle due anime di Corte Ospitale, perché unisce le nostre due vocazioni: quella di centro di residenza dell’EmiliaRomagna, che svolge una funzione di sostegno e accompagnamento alle nuove istanze creative e quello di impresa di produzione, finanziata dal Ministero della Cultura. Questo perché il progetto vincitore, che decreteremo il 10 luglio, viene da noi accompagnato in produzione e sostenuto in circuitazione. Il tema della distribuzione degli spettacoli che vengono prodotti è molto attuale oggi. Forever Young racconta di noi: la cura che poniamo al processo durante la fase residenziale e l’impegno nell’accompagnamento del prodotto finale, con un’attenzione che crediamo ci appartenga. Sostegno ai giovani, ai nuovi percorsi, ai nuovi talenti.

Come si è articolato nel tempo e come è cambiato Forever Young?

Forever Young mantiene la sua matrice sin da quando è nato nel 2015, ma negli anni, e nel susseguirsi delle edizioni è anche molto cambiato. Siamo alla quarta edizione del festival e ogni anno abbiamo imparato dall’edizione precedente cercando di trarre delle suggestioni per impostare il progetto successivo. Passando due anni tra un progetto e l’altro, riusciamo a prenderci un tempo per parlare con gli artisti, ragionare all’interno della commissione che seleziona i progetti e, soprattutto,all’interno dello staff di Corte Ospitale. Procediamo per balzi di crescita e quest’anno ne facciamo uno importantel’edizione di quest’anno presenta infatti due grandi novità.
La prima è che non chiediamo alle compagnie di arrivare all’esito finale con un prodotto finito
, ma chiediamo loro di presentarci soltanto trenta minuti di spettacolo. Questo perché i luoghi in cui il progetto viene mostrato e aperto al pubblico sono le sale prove della Corte Ospitale, quindi non luoghi teatrali veri e propri, ma spazi che consentono un allestimento tecnico ridotto. Il progetto finalista vincitore potrà poi svilupparsi nei mesi successivi e per questa faseci sono economie che derivano dal nostro premio di produzione.
L’altra novità riguarda un processo
di internazionalizzazione che ci interessa anche nel resto della nostra attività. Stiamo cercando di guardare fuori dai confini nazionali e cerchiamo di dare questa opportunità anche ai ragazzi di Forever Young: abbiamo intercettato una esperienza simile alla nostra, la rete franco-belgaPremisses. Abbiamo conosciuto la direttrice artistica della rete, Claire Dupont, che con Premisses sostiene un progetto molto simile a Forever Young, sostenendo e accompagnando giovani artisti francesi in produzione e circuitazione.

Con Premisses abbiamo quindi attivato un partenariato per cui il vincitore di Forever Young avrà l’opportunità di portare il progetto all’interno delle fasi di selezione della rete Premisses di quest’anno. Allo stesso modo il progetto vincitore di Premisses arriverà a Rubiera a luglio. Ospiteremo quindi una compagnia francese che ci presenterà i trenta minuti del progetto con cui ha vinto questo accompagnamento. Per quest’anno, ospitiamo il progetto che ha vinto la sua precedente edizione così come ci è stato presentato, con l’invito futuro da parte di Claire Dupont a partecipare alle fasi di selezione finale di Premisses a settembre, quando porteremo il nostro progetto vincitore. In quella occasione quindi potremo farci un’idea dei linguaggi, degli interessi e delle sperimentazioni che riguardano gli artisti francesi. Allo stesso modo Claire Dupont sarà presente con noi nelle due giornate di festival. Iniziamo a scambiarci e soprattutto a offrire questo importante opportunità a chi vincerà Forever Young.

In continuità con le precedenti edizioni restano anche quest’anno due azioni importanti per gli artisti di Forever Young: la prima riguarda l’opportunità per il vincitore di portare lo spettacolo all’interno delle giornate del Premio Hystrio, un’importante occasione di visibilità all’interno di questa prestigiosa “vetrina” italiana. La seconda riguarda la contaminazione con la comunità locale: durante le residenze in Corte Ospitale, le compagnie di Forever Younghanno incontrato gli spettatori under 30 del nostro territorio, le nostre S-Corte, spettatori per il futuro. Con loro si sono conosciuti e confrontati, e queste ragazze e ragazzi costituiscono per gli artisti il primo sguardo, il primo contatto con un pubblico possibile.

Cosa fa in questo caso la direzione artistica? Che ruolo assolve rispetto agli artisti e agli operatori?

Rispetto agli artisti, insieme alla commissione, che quest’anno è composta insieme a me da Claudia Cannella, Gilberto Santini, Fabio Biondi, Fabio Masi, Carlo Mangolini, Maura Teofili e Giulia Delli Santi, ci assumiamo la responsabilità della scelta dei cinque progetti finalisti. Ma al di là della selezione dei progetti, che per quanto riguarda Corte Ospitale è un processo condiviso con lo staff, ci assumiamo la responsabilità dell’accompagnamento. Abbiamo questo grande privilegio: abitiamo tutti i giorni dell’anno uno spazio nato per le residenze artistiche. Ciò significa condividere gli spazi con gli artisti, conoscerli, frequentarli nelle sale prove, e quindi ci prendiamo un tempo, durante la fase di residenza, per stare con loro. Questo ci permette di avere uno sguardo privilegiato sulla materia e di essere anche un punto di riferimento per loro; di dialogare e di capire che cosa può funzionare, che cosa no, che cosa parla a noi, e quali sono secondo noi gli elementi di fragilità del lavoro.

Che idea ti sei fatta in questi anni sul cambiamento del codice dello spettacolo dal vivo? C’è un salto generazionale? Nostalgia? Continuità?

Questa è una domanda complessa, il tentativo dei decreti ministeriali è quello di misurare attraverso un algoritmo l’attività che facciamo. Ciò rende i progetti anche più facili da giudicare da parte di chi deve decidere come distribuire le economie. Quindi per me questo è un punto di valore. È anche vero che le attività di cui ci occupiamo spesso sfuggono alla misurazione ed è quindi necessaria quella elasticità che forse non è contemplata dall’algoritmo. Tanti sono i problemi che sfuggo a queste maglie, uno su tutti il grande tema della circuitazione degli spettacoli. Credo che comunque ci sia consapevolezza, da parte dell’amministrazione centrale, della materia che stiamo lavorando e questo mi sembra già un buon punto di partenza. Un punto di partenza che si basa su un dialogo che io vedo molto attivo sul tema delle residenze, una grossa novità introdotta con il DM 2014. Quello delle residenze per me è un processo innovativo, in cui non solo i curatori ma anche le istituzioni fanno la loro parte, spesso con grande responsabilità. Tutto il sistema della filiera è un po’ più complesso e forse anche un po’ più incrostato, ma – sarà forse perché rientro da una due giorni di seminario sulle residenze artistiche! – vedo apertura, ascolto e dialogo: una spinta verso il domani, che mi fa essere ottimista.

Se volessimo guardare avanti con un qualche strano ottimismo, che puoi augurarti per l’evento e gli artisti coinvolti?

Mi augurerei che Forever Young possa essere quello che si propone di essere: una possibilità concreta per i giovani artisti. Le residenze non sono delle produzioni, e quindi si ragiona su un altro piano di economie, ma partire da un percorso di residenza è comunque un punto privilegiato, perché la residenza consente di avere un tempo per aprirsie cominciare a ragionare sul lavoro da fare, consente un primo confronto con i curatori e con gli spettatori. Mi augurerei che dopo questo tempo gli artisti possano raccogliere i frutti del loro lavoro e della loro ricerca concedendosi anche la possibilità di sbagliare. Spero che da parte delle persone che saranno qui, operatori, giornalisti, ci possa essere curiosità e attenzione per quello che questi artisti vogliono dire e rispetto per il tentativo di farlo.

Ci vuole grande coraggio e grande motivazione per un giovane artista, per lanciarsi in questo mondo e trovare uno spazio. Se è difficile per noi di Corte Ospitale abitare il mercato teatrale, per queste giovani compagnie lo è sicuramente ancora di più. Ma i ragazzi e le ragazze che vedo io, che vediamo noi, e che passano di qua, hanno delle cose da dire: mi auguro quindi che possano trovare qui, in Corte Ospitale, il tempo e il modo per farlo, e che anche se magari non sarà questa la loro “occasione” potranno di aprirsene delle altre, portando con sé l’esperienza di Forever Young.