LEONARDO DELFANTI | La storia della Manifattura Tabacchi di Cagliari è un racconto di innovazione, comunità e solidarietà che si snoda attraverso i secoli. Già verso la fine dell’Ottocento quella che oggi è nota come Sa Manifattura dava lavoro alle “sigaraie”, centinaia di donne cagliaritane che furono tra le prime a sperimentare i vantaggi della sicurezza economica e il prezzo da pagare per essa. Per tutto il Novecento, enormi quantità di tabacco importato vennero opportunamente trasformate nel preziosissimo monopolio di Stato, fonte inesauribile di denaro e sfruttamento. È tra queste mura, infatti, che lotta di classe, amori proibiti e contrabbando si intrecciarono con lo sviluppo industriale e il capitalismo di Stato. Chiusa ufficialmente nel 2001, la Manifattura è recentemente risorta grazie ad un restauro della Regione Sardegna. Da quel momento, le numerose collaborazioni istituzionali nate sotto la gestione di Sardegna Ricerche ne hanno fatto un polo all’avanguardia capace di coniugare le antiche tradizioni del teatro di figura con l’innovazione della robotica.

Oggi, queste vicende vivono nella memoria di Giuseppe Martini, detto “Beppe”, ex impiegato della manifattura, retinopatico e presidente di RP Sardegna, associazione sarda impegnata nel sensibilizzare una società che troppo spesso finge di non vedere chi fingere non può: “c’è ancora molto da fare”, si confida tra una pausa sigaretta e l’altra, durante le prove.
Beppe è infatti la guida che accompagna scherzosamente gli spettatori di The Community nell’incontro site specific che segue la residenza internazionale Art in Progress tenutasi dal 14 al 18 ottobre: “Un giorno una mia collega, vedova, arriva in mensa e fa al gruppetto con cui ero seduto: sapete cos’abbiamo in comune io e Beppe? Tutti e due non vediamo un cazzo”.

Picture Credits: Leonardo Delfanti

Il progetto è parte di Strorie di Manifattura, nato dalla volontà del regista Karim Galici di salvaguardare una memoria storica prossima a scomparire, si articola infatti in una serie di interventi triennali pensati per creare un ponte accessibile a tutti tra passato, presente e futuro.
Progetto innovativo e multidisciplinare, Storie di Manifattura ha già visto la compagnia Impatto Teatro, di cui Galici è direttore, produrre uno spettacolo dedicato alla ricostruzione della vita della fabbrica e dei suoi protagonisti nel suo ultimo secolo di vita.

Con questa residenza, a cui hanno preso parte due classi del Liceo Artistico Foiso Fois, il regista ha voluto creare la condizione ottimale affinché l’incontro tra Beppe, gli studenti e i giovani finalisti di MArte Live Europe generasse le fondamenta per la riappropriazione di uno spazio cittadino e, allo stesso tempo, innestasse nuove idee capaci di attraversarne la contemporaneità. Completeranno il progetto due laboratori di danza, sensoriale e contemporanea e un nuovo spettacolo che andrà in scena dal 5 al 13 novembre. Infine, a breve è previsto il lancio di un’applicazione basata sulla realtà virtuale in grado di accompagnare i visitatori della fabbrica attraverso un percorso fruibile a tutti.

“Nella restituzione di lunedì 17 ottobre”, rivela Galici, “la protagonista è un’operaia della Manifattura Tabacchi, ma la stessa tuta blu potrebbe essere benissimo indossata da un’operaia di Luxottica”. Parallelo non casuale dato che ancora oggi il sistema manifatturiero è affidato alla popolazione femminile. “Questa donna senza tempo è stata per noi un modo per ancorarci maggiormente al presente sia per quanto concerne i contenuti sia dal punto di vista della tecnica scenica”.

Picture Credits: Leonardo Delfanti

È infatti attraverso la grande narrazione dei diritti delle donne che i monologhi neofemminsti della performer portoghese Maria Caetano Vilalobos si sono intrecciati con le proiezioni del videoartist belga Aaeiyt. “Poter lavorare in luogo in cui sorellanza e diritti umani hanno lasciato un segno così forte nella memoria della comunità cagliaritana è per me motivo di orgoglio e ispirazione”, commenta Maria alla fine di una performance che ha lasciato tutto il pubblico entusiasta.
È stata invece la band Chrust di Danzica, dove, scherzando si dice che “la Solidarietà sia di casa”, ad aver scelto un noto canto popolare polacco: dopo aver compreso l’importanza cruciale rivestita dalle sigaraie nelle lotte di classe del Novecento, il gruppo ha deciso di rivisitare in chiave folk-rock una canzone scritta per celebrare le conquiste sindacali delle lavoratrici dello zucchero.

Determinati a rimuovere ogni possibile barriera culturale e fisica, gli artisti e il regista hanno deciso di guidare gli spettatori, tra cui alcuni ipovedenti, attraverso un percorso sui due livelli della Manifattura Tabacchi al fine di coniugare lo spettacolo dal vivo con l’esposizione delle opere create durante la residenza dalla scultrice ceca Darina Molatovà, la fotografa colombiana Daniela Ariza e la pittrice maltese Claire Farrugia. L’escamotage artistico ha così permesso di ricreare la suggestione visiva e sonora della realtà industriale senza però omettere le tracce dell’intenso lavoro portato avanti nel corso della residenza. Gli autoritratti e i calchi delle mani degli studenti, disseminati per tutto il percorso, hanno offerto un ulteriore livello di racconto, quello della materialità del ricordo, del segno che perdura nonostante il trascorrere degli anni.

Picture Credits: Leonardo Delfanti

Il risultato è stata un’esperienza multisensoriale che ha saputo armonizzare le istanze registiche con le voci dei giovani studenti del Fois: “essere costretti a collaborare con persone che hanno un bagaglio di esperienze immenso e in inglese è molto bello, perché vuoi o non vuoi le barriere si spezzano”, rivela una giovane studentessa.

Il giorno successivo alla performance, quando la festa è finita ed è ormai ora di lasciarsi, una riflessione sboccia da una un’altra giovane del Fois: “io ho capito cosa vuol dire essere sarda. Perché alcune espressioni loro (n.d.r. gli artisti in residenza) proprio non le capivano”. Da queste mescolanze generazionali e culturali sembra essere uscita una comunità allo stesso tempo connessa e radicata, che si spera sarà un giorno capace di superare quello che Galici ha definito “l’effimero del teatro, per intravedere nuovi orizzonti”.

THE COMMUNITY
restituzione finale di Art in Progress
(progetto STORIE DI MANIFATTURA 2022)

Regia Karim Galici
Realizzazone Impatto Teatro
in collborazione con Sardegna Ricerche
con il contributo di Comune di Cagliari e Fondazione di Sardegna