LILIANA TANGORRA | Il confine tra realtà e finzione è lambito da un fondo di verità che nell’uomo potrebbe strabordare nella paranoia, vale a dire quello stato in cui le funzioni psichiche restano integre ma vi è lo sviluppo di un delirio cronico. Nel 1920 una donna ricoverata in un ospedale psichiatrico vaneggiò di essere Anastasia, figlia dell’ultimo zar di Russia; la vicenda alimentò le pagine dei giornali internazionali, portando il mondo intero a credere che la principessa fosse sopravvissuta all’eccidio della sua famiglia da parte dei bolscevichi.
La compagnia di danza Equilibrio Dinamico, in co-produzione con compagnia di teatro La luna nel letto, ha preso in prestito questa nota vicenda per raccontare la mutevolezza dei ricordi reali e presunti di una donna intrappolata in quel sottile confine tra realtà e finzione, alla perenne ricerca di sé stessa. Lo spettacolo dal titolo Anastasia, l’ultima figlia dello Zar è stato messo in scena il 18 dicembre presso il Nuovo Teatro Comunale di Ruvo di Puglia. 

La vicenda della famiglia Romanov si concluse nel luglio del 1918, a seguito della Rivoluzione d’Ottobre, quando l’intera famiglia dello zar Nicola II fu trucidata, ma in tutte le storie di principi e principesse vi è sempre, nella cultura di massa, un alone di mistero e quasi una speranza che aleggia intorno alle vite delle celebrità che ci fa pensare che nulla sia impossibile.
Ed ecco che nel febbraio del 1920 ha inizio la storia che i cinque danzatori in scena – Serena Angelini, Alberto Chianello, Beatrice Netti, Luca De Santis, Giulia Bertoni – hanno magistralmente raccontato, lasciando il giudizio storico sospeso e concentrandosi sulla storia di una donna intrappolata in un passato che forse non è il suo. La messa in scena ruota intorno a un sottile gioco ambiguo tra finzione (il tempo e lo spazio della corte russa prima della Rivoluzione d’Ottobre) e realtà attuale, il manicomio in cui è ricoverata l’Anastasia del presente.

Anastasia. L’ultima figlia dello zar. Foto di Stefano Sasso
Una ragazza viene infatti ricoverata in un ospedale psichiatrico in seguito a un tentativo di suicidio e lì afferma di essere Anastasia, figlia dello zar. Di qui nasce il fantastico intreccio tra realtà ipotetica, sogno e verità, che i danzatori hanno tramutato in possibilità. La trama è il risultato di un intervallarsi di ricordi e quotidianità dettati da un elemento scenico: un carillon che Anastasia riceve in dono dall’amata nonna e che nell’aprirsi e chiudersi definisce l’alternarsi di vicende lontane.
L’intreccio a molti ricorderà le versioni animate del racconto legato alla granduchessa di Russia, la sensazione di essere in un cartone è scandita dalle proiezioni dei visual artist Alessandro Vangi e Raffaele Fiorella, le quali sono il mezzo effimero e immaginifico attraverso il quale l’Anastasia del presente vuole interagire con quella del passato.
Come in tutte le fiabe, vi è un presunto cattivo, in questo caso altri non è che Rasputin, un monaco ex confidente reale, il quale, vedendosi rifiutato dai Romanov, scaglia su di essi una maledizione e incita il popolo a ribellarsi al sopruso dello zar. Il giovane innamorato di Anastasia, Dimitri, riesce a salvare l’imperatrice madre Maria e Anastasia.
Rasputin è l’ombra oscura che aleggia sui ricordi lievi di Anastasia. Ogni danzatore, dunque, segue la scia della surrealtà nel mondo dei ricordi, definendo i passi come in una narrazione testuale. L’imperatrice madre sembra muoversi come in un carillon, mentre volteggia con la nipote tra il fumo dei rimpianti. L’amato Dimitri, come un burattino, segue il corso di un destino fatuo deriso dalla volontà del crudele Rasputin. A segnare il tempo del ricordo e quello della realtà vi sono le atmosfere annebbiate da fasci di luce che ricalcano nella memoria le proiezioni dei vecchi film in bianco e nero frutto della sensibilità artistica di Michelangelo Campanale. Belli i costumi di Franco Colamorea e dell’aiuto costumista Natascia Zaccaria che rimarcano la moda del tempo ma sono intrisi di un colore fumoso come quello delle fotografie color seppia.
Il palcoscenico del teatro ruvese diventa il luogo in cui la notevole scrittura coreografica di Roberta Ferrara esplora il senso di un presente buio che scorre a discapito di un illustre e lucente passato. Il fraseggio del movimento corporeo dei danzatori in scena è solo anticipato e concluso dall’alternarsi del testo detto da Maria Pascale. Anastasia si sdoppia nella ‘pazza’ donna del presente – Beatrice Netti – e nella spensierata ragazza del passato – Giulia Bertoni. I danzatori creano, così, un mosaico di momenti giustapposti di vita vissuta – forse: i giochi con la nonna, i baci con Dimitri, la presenza ingombrante di Rasputin, la guerra, i camici bianchi del manicomio, il buio.
Foto di Stefano Sasso
La ricchezza di questo spettacolo è nella continua sovrapposizione dei piani temporali che la coreografa e il regista riescono a definire per il tramite del corpo; il corpo, infatti, è il mezzo con il quale il mondo immaginario proiettato sul fondo interagisce con il colore bianco di una stanza d’ospedale. Si crea così un caleidoscopio di scene alternate dalla musica popolare russa e del genere pop-techno-classic di Arielle Dombasle, che ci riportano nel passato e che ci confondono, ci fanno credere che i nomi dei cattivi terminino sempre con il suffisso –Putin e che la bontà umana, di fronte a qualsiasi ideologia, si tramuti in malvagità, se giustifica un atto violento.
Dunque, le paure di ieri diventano i timori di oggi, in una definizione ciclica dei percorsi storici che attraversano le vicende dei singoli. E quindi Anastasia esiste? Sì, Anastasia vive ancora, se a definirla è la volontà di superare i conflitti collettivi che fanno diventare finzione la realtà. Questo ci insegna la produzione di Equilibrio Dinamico e La luna nel letto.

ANASTASIA. L’ULTIMA FIGLIA DELLO ZAR
da un’idea di Roberta Ferrara
drammaturgia, regia, scene e disegno luci Michelangelo Campanale
coreografie Roberta Ferrara
visual artists Alessandro Vangi e Raffaele Fiorella
voce narrante Maria Pascale
assistente alla regia Annarita De Michele e Maria Pascale
assistente alla coreografia Nicola De Pascale
costumista Franco Colamorea
assistente costumista Natascia Zaccaria
responsabile di produzione Vincenzo Losito
coproduzione Equilibrio Dinamico Dance Company e La Luna nel letto

18 dicembre | Nuovo Teatro Comunale Ruvo di Puglia