RENZO FRANCABANDERA | Partiamo dal dire che Prato è una città bella e poco conosciuta, che soffre la vicinanza al capoluogo toscano; ma negli anni e nella storia recente ha sviluppato, sia in ambito artistico che a livello sociale, una dimensione di incubatore del nuovo, del mondo che cambia. Il Festival Contemporanea che si svolge nella cittadina toscana a settembre è un evento ormai consolidato nel panorama nazionale, che si è tenuto dal 27 settembre al 5 ottobre. Organizzato dal Teatro Metastasio e diretto da Edoardo Donatini, è da quasi tre decenni una vetrina per la scena teatrale contemporanea, sia nazionale che internazionale. Questa 24ª edizione, sostenuta dalla Regione Toscana e dal Comune di Prato, è stata un momento cruciale, perchè la rassegna è tornata a vivere dopo l’interruzione causata dalla pandemia che qui si era anche purtroppo prolungata. Ed è un bene che Contemporanea sia tornato.
Raccontiamo la giornata del 4 ottobre, in particolare, partendo dal Dies Irae di Gloria Dorliguzzo, un concerto/performance che racconta, dentro un immaginario quasi da realismo socialista per cromie e strutture compositive, evoca rituali di ribellione e liberazione dalle meccaniche costrittive del lavoro in fabbrica.

Gloria Dorliguzzo – Dies Irae – foto Ilaria Costanzo

A volte, effettivamente, travolti dalle mollezze della società dei servizi, gli impiegati del mondo occidentale ricco possono immaginare che il ritmo diabolico dei processi industriali, il tin tam tump assordante delle macchine, delle presse, sia un ricordo del passato. Ma ovviamente non è così, sono ancora migliaia, milioni, gli umani che trovano lavoro nelle fabbriche, con ruolo operaio, e che vivono il rapporto con il tempo meccanico. Esistono ancora anonimi interpreti, verrebbe da dire chapliniani, riferendoci a Tempi Moderni, della dialettica macchina/ritmo/lavoro, ma la cifra del grottesco non è l’unica con cui la si può raccontare.
Un’esperienza immersiva grazie alle note intense di Galina Ustvolskaya, compositrice russa, e ai ritmi incisivi di metalli su legno e incudine. Questo spettacolo si è tenuto nella suggestiva Sala del Refettorio della Chiesa di San Domenico, rendendo ancora più forte l’impatto simbolico della rappresentazione. La Dorliguzzo, artista italiana di grande sensibilità, esplora temi legati alla fragilità umana e al potere delle emozioni attraverso la fusione di danza e musica. Il lavoro ha una bella profondità, e la relazione con le partecipanti alla performance la rende potente e molto chiara allo sguardo degli spettatori. Nessuno resta indifferente.

Un altro momento di rilievo è stato La Luz de un Lago idea e creazione della compagnia El Conde de Torrefiel, negli ultimi anni alla ribalta internazionale e con diverse date in Italia nei festival degli ultimi anni. Questo lavoro porta la firma a regia, testo e drammaturgia Tanya Beyeler e Pablo Gisbert. Il lavoro supera del tutto il tema della rappresentazione. In scena nessun attore, solo tre performer Mireia Donat Melús, Mauro Molina, Isaac Torresi che di tanto in tanto muovono le scene realizzate da La Cuarta Piel e le sculture (sempre di portata scenografica, grandi lastre di alluminio) della stessa Melús. Siamo al teatro senza attori, qui sul palcoscenico del Teatro Metastasio. Questo spettacolo, come suggerisce il titolo, gioca con il concetto di luce e di riflesso, utilizzando il lago come simbolo di introspezione e di connessione tra il mondo esterno e quello interiore, che si affida a una drammaturgia fatta a matrioske in cui una storia finisce nell’altra. Ma lo spettatore non vede nessun attore. Legge. Legge questo testo proiettato su alcune superfici di proiezione che cambiano durante lo spettacolo, mentre i tre performer spostano quinte mobili, colorano di nero una parete mobile, o compiono alcune azioni riferibili al testo, ma non sempre in modo didascalico, anzi, quasi mai.

Il linguaggio supera definitivamente il tema della rappresentazione. Il testo è testo da leggere, non da interpretare, se non nello sguardo e nella mente dello spettatore. Le immagini e la narrazione poetica si radicano nella retina di chi osserva: il tentativo è quello di generare esperienze emotive collettive, ma superando i canoni predefiniti del medium. In alcune scene tornano in mente gli esperimenti creativi di installazione performativa condotti quindici anni fa dagli italiani Pathosformel e Santasangre. È stata veramente una generazione che guardava avanti quella di inizio Duemila in Italia. Un po’ più indietro nel tempo occorre andare per ricordare il fondale tripartito con lastre metalliche che faceva da sfondo alla performance Trasfiguration di Olivier de Sagazan, e che qui ritornano, con il loro carico non solo visivo ma anche sonoro.

El Conde de Torrefiel – La luz del lago – foto Ilaria Costanzo

A conclusione della giornata assai densa, Antonio Tagliarini nello spazio cittadino di Kinkaleri ha presentato La foresta trabocca, realizzato in collaborazione con la poetessa e performer Gaia Ginevra Giorgi.
Come si ricorderà Tagliarini per molti anni aveva avuto un importante sodalizio artistico con Daria Deflorian, ottenendo con lei numerosi riconoscimenti e premi internazionali per l’innovazione teatrale. Qui torna alla scena dopo la discontinuità nata dalla fine di quel rapporto continuativo e durato oltre un decennio; una pausa certo non facile, ma utile a ripensarsi e anche a ritrovare le fondamenta del proprio codice da cui ripartire. E la ripartenza avviene proprio dalla rinnovata fusione fra estetica performativa e riflessione concettuale in un unico accadere, che aveva in parte contraddistinto il lavoro precedente, ma qui più centrato sul corpo danzante.
Lo spettacolo, co-prodotto da Triennale Milano Teatro e Index, rappresenta un ulteriore esempio dell’impegno di Tagliarini nel mettere in discussione le convenzioni teatrali attraverso la contaminazione tra arti visive, danza, poesia e suono: gli spettatori entrano in sala e a ciascuno viene fornito un bigliettino con una domanda da poggiare sullo spazio delimitato dal tappeto danza.

La foresta trabocca – foto Ilaria Costanzo

Il cuore è la ricerca di modalità di esistenza alternative, che si ispira alle teorie queer di Jack Halberstam e al concetto di fallimento come forma di libertà creativa, evidentemente frutto dei mesi di travaglio creativo alle spalle. Parliamo di una performance ibrida, sonoro-performativa, che si nutre dell’intersezione tra corpo e parola, esplorando il potenziale trasformativo dell’esistenza umana attraverso una frammentazione di parole e gesti. La citazione del titolo dall’ultimo romanzo della scrittrice giapponese Maru Ayase suggerisce una narrazione composta di stratificazioni e possibilità immaginative.
E così gli spettatori che circondano sui quattro lati il tappeto danza affidano le loro domande ai due performer, che le leggono, ne scelgono alcune, le interpretano ora in gesto, ora in parola, ora in musica, senza mai scadere nella didascalia e creando un’atmosfera intima e complice che ha il suo culmine quando Tagliarini dà vita a una lacerante azione che lo porta a rivoluzionare la superficie scenica. Non entriamo nel dettaglio per non rovinare la sorpresa ai futuri spettatori. È un ritorno delicato, non scontato, aggiustabile nei ritmi, ma che funziona nel creare uno spazio empatico che parte dallo spazio scenico e si allarga via via, fino a inglobare tutto il teatro. In fondo le insicurezze, i buchi, le cadute, riguardano tutte e tutti, ricamando in un’unica stoffa il tempo, lo spazio in cui viviamo e l’identità.

DIES IRAE

creazione Gloria Dorliguzzo
musica Galina Ustvolskaya
coreografie Gloria Dorliguzzo
con Fabiola Borrelli, Patricia Roxana Cojocaru, Loredana Dragoni, Eleonora Foligni, Isabella Gentilezza, Rebecca Madou, Renata Oliva, Samanta Tesi, Veruska Tesi
maestro di musica Gianluca Feccia
fonico Filippo Cossu
produzione Fuorimargine Centro di Produzione della Danza in Sardegna, con il supporto di Fondazione Lenz e C&C Company con la collaborazione di Prato cultura e del Centro Antiviolenza La Nara
un ringraziamento a Valentina Dani

LA LUZ DE UN LAGO

idea e creazione El Conde de Torrefiel
regia, testo e drammaturgia Tanya Beyeler e Pablo Gisbert
scene La Cuarta Piel (César Fuertes, Iñigo Barrón García, Ximo Berenguer), Isaac Torres, El Conde de Torrefiel
scultura Mireia Donat Melús
direzione e coordinamento tecnico Isaac Torres
disegno sonoro Rebecca Praga, Uriel Ireland
disegno luci Manoly Rubio García
creazione video Carlos Pardo e María Antón Cabot
tecnico luci in tour Guillem Bonfill
con Mireia Donat Melús, Mauro Molina, Isaac Torres
produzione e amministrazione Uli Vandenberghe
produzione esecutiva Cielo Drive sl, Alessandra Simeoni
sostenuto da ICEC – Generalitat de Catalunya (produzione), Festival TNT, Terrassa Teatre Principal de Lloret de Mar
coprodotto da Festival GREC – Barcelona, CC Conde Duque – Madrid, Théâtre St. Gervais – Genève, Teatro Municipal de Porto – Rivoli, Festival d’Automne – Paris, TPE/Festival delle Colline Torinesi, Teatro Metastasio di Prato, VIERNULVIER – Gent

ringraziamenti a Marta Azparren e al suo “Cine Ciego”, La Cuarta Piel, Regina Gisbert, Telas con Alma, Sergi Caballero, Los Reyes del Mambo, Salva Gisbert e Amalia Donat

LA FORESTA TRABOCCA

un progetto di Antonio Tagliarini
con Gaia Ginevra Giorgi e Antonio Tagliarini
collaborazione artistica Gaia Ginevra Giorgi
cura del suono Emanuele Pontecorvo
disegno luci e direzione tecnica Elena Vastano
abiti Matteo Brizio
coproduzione INDEX, Triennale Milano Teatro, Ass. Cult. A.D.
residenze di creazione Triennale Milano Teatro, Spazio Matta, Casa degli Artisti
per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
con il supporto del MiC – Ministero della Cultura

Contemporanea Festival, Prato | 6 ottobre 2024