SOFIA BORDIERI* | dal 14 al 19 gennaio è andato in scena al Teatro Brancati di Catania lo spettacolo Parlami d’amuri, na’ storia antica con Mario Incudine e Antonio Vasta su regia di Pino Strabioli. Dopo il debutto al Centro Teatrale Bresciano (nell’aprile ’24, al Teatro Mina Mezzadri), è giunto in Sicilia il lavoro teatrale e musicale tratto dal testo di Costanza Diquattro. Scrittrice e drammaturga ragusana, la sua opera – pubblicata quest’anno in un volume edito da Le Fate – è un amarcord che intreccia memoria storica, musicale e personale.

Il cambio da una stazione all’altra di una radio analogica è il suono introduttivo all’apertura del sipario che, una volta aperto, svela un setting essenziale e semplice: un pianoforte e una fisarmonica sulla sinistra, due oggetti-scatole sulla destra. «Ero una ragazza io» esordisce una voce fuori campo. È la voce di una donna del ’27 che rievoca memorie del proprio vissuto tra cui la visione di Tosca al Teatro Massimo Bellini di Catania e le lezioni di pianoforte che l’hanno accompagnata sin dall’infanzia. La voce è quella di una zia dell’autrice, la Diquattro, incorporata nella figura di Incudine che per tutta la durata dello spettacolo alterna racconti di vita con il canto di canzoni che hanno attraversato le case italiane nei primi anni di diffusione della radio.
Tanto pe’ cantà di Nino Manfredi, Maramao perché sei morto del Trio Lescano, Lili Marlene di Marlene Dietrich, Voglio vivere così e Balocchi e profumi di Claudio Villa sono alcuni dei brani cantanti che hanno risvegliato memorie o sollecitato curiosità per il pubblico (numeroso) under 35.

Foto di Dino Stornello

Le memorie personali della personaggia arrivano come indissolubili dalla musica, colonna sonora di un’esistenza votata alla conoscenza e alla fruizione della musica, da quella leggera all’Opera. Molte delle canzoni proposte sono quelle che, durante il ventennio, avevano ruolo “anestetico”, ovvero aiutare a diffondere la percezione che tutto andasse per il meglio. Nelle fessure di una vita manipolata dalla dittatura si inserisce quindi il ricordo privato di feste danzanti, ricorrenze e lutti familiari e quello pubblico segnato da sentimento patriottico e dichiarazioni politiche che hanno scandito gli anni del conflitto.
Nelle contraddizioni di una popolazione definita volubile, incapace di pensiero critico e quindi altalenante, quella musica risulta essere oggi un archivio identitario che, raramente sollecitato, riacquista atmosfere, prospettive e sentimenti che ci appaiono lontani e retrivi ma che in realtà sono ingredienti, purtroppo, anche del nostro tempo.

Foto di Dino Stornello

Nella drammaturgia si fanno spazio quindi tonalità cupe e note di esilarante ironia, che accompagnano i brani, sempre fonte di consolazione e serenità. La componente musicale è stata magistralmente interpretata ed eseguita in scena dal maestro Vasta, una presenza eloquente e ricettiva per tutta la durata dello spettacolo. I brani (perlopiù appartenenti a un repertorio vocale maschile, dunque per questo la scelta di un attore?) così come le poesie e le memorie, hanno coinvolto i pubblici con sapiente leggerezza con le interpretazioni del virtuoso Incudine.
Strabioli firma uno spettacolo ascrivibile al genere del teatro canzone, godibile, dove forte arriva il senso dell’importanza della trasmissione del sapere musicale, inteso come rilevante componente del pensiero sociale e personale. La regia, in relazione al testo, ha scelto di far immergere spettatori e spettatrici in atmosfere di leggerezza e nostalgia (spesso sottolineate dall’illuminazione del fondale dalla scelta cromatica opinabile) inserendo alcuni momenti di riflessione – forse pochi? – relativi al regime fascista e ai suoi effetti sul consenso sociale.

 

PARLAMI D’AMURI

di Costanza DiQuattro
regia Pino Strabioli
con Mario Incudine
pianoforte e fisarmonica Antonio Vasta
suono Pino Ricosta
​​​​​​​scene Paolo Previti
produzione Centro Teatrale Bresciano
in collaborazione con ASC ProductionTeatro Donnafugata

15 gennaio 2025 | Teatro Brancati, Catania

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