GIANNA VALENTI | Non c’è spazio per il superfluo in Los Perros, lavoro coreografico portato in scena dalla compagnia basca Led Silhouette per ideazione e regia di Marcos Morau, un lavoro che va dritto al cuore e che, senza perdersi in trame e personaggi, narra e ci prende per mano per condurci al senso profondo del nostro cammino umano collettivo, e al senso di ogni esistenza. A danzare, nello spazio ristretto di una piattaforma apribile, attraversando scene assolutamente diverse per costruzione coreografica e musicale, temi, immaginazioni ed emozioni, Jon Lopez e Martxel Rodriguez, i due straordinari interpreti che hanno incrociano i loro percorsi artistici con la Veronal di Morau nel 2015, e che già l’anno successivo hanno fondato Led Silhouette, per portare avanti un loro impegno parallelo nella creazione, coordinando un collettivo di artisti di diversa provenienza.

Los Perros è stato presentato in prima nazionale per Palcoscenico Danza, la rassegna annuale diretta da Paolo Mohovich per il Teatro Astra di Torino, dove ha anche festeggiato la sua centesima replica.

Los Perros, Led Silhouette / Marcos Morau, Jon Lopez e Martxel Rodriguez. Ph. Irantzu Pastor

Una danza, quella di Los Perros, ad altissima energia, che declina stati costantemente mutevoli di tensione e di rilascio, con una fluidità fatta di spasmi ed esplosioni, una sorta di flusso energetico a corrente alternata, che viene costantemente controllato, creando una sensazione di sospensioni continue, di freeze che agiscono una fissità che è passaggio, e che già scivola nel movimento successivo.
Una danza con un’attenzione intensa ai dettagli e agli sguardi, che riesce a parlare di incontri e relazioni quotidiane, pur muovendosi spesso nell’astrazione. Una danza sorprendentemente contemporanea, e che pur si radica in codici che ci riportano al modernismo, per un’attenzione dichiarata alla ricerca e all’uso della forma, e per una consapevolezza nell’uso di simmetria e asimmetria. Ma una danza che sa anche abbandonare questa ricerca, per abbracciare i codici del ballo da sala, o che compone un’intera scena dilatando, variando e reiterando una semplice azione.
Una coreografia come susseguirsi di scene, ognuna con una propria identità, fortemente sorrette dal disegno sonoro curato da Juan Cristóbal Saavedra, che ha lavorato a stretto contatto con Morau, Lopez e Rodriguez in sala prove durante l’intero processo di creazione. Suoni, percussioni e canti, principalmente in basco ma anche polifonici bulgari, che accompagnano gli interpreti, creando ambienti o passaggi ritmici sincronizzati alle necessità della partitura coreografica.

Una danza che sa dilatare e portare nello spazio il testo scritto da Carmina S. Belda (El Conde de Torrefiel, la Veronal), che ci arriva in quattro punti diversi del lavoro come voce fuori campo in basco e nei sopratitoli in italiano.
La presenza della parola e delle sintesi poetiche scelte attivano, in chi ascolta, domande, immagini, ricordi, connessioni, sinapsi continue di senso che rimangono attive, si dilatano e si spalmano sui movimenti e sulle relazioni dei corpi dei due danzatori, portandoci a fare esperienza dello sviluppo coreografico come narrazione lineare — una modalità che l’uso di protesi/maschere e di manichini in due punti diversi dello spettacolo non fa che rafforzare.
Le parole ci arrivano da una voce che incarna la saggezza di chi ha vissuto molto e che riesce, così, a sorvolare esistenze, a setacciare ed eliminare il superfluo, per isolare momenti e incontri che segnano un’esistenza, registrandone la gioia, il rammarico, la commozione. Due vecchi si consolano e si guidano a vicenda, si sorreggono nel ricordo, si confessano e ci accompagnano alla visione, ma c’è posto anche per l’intensità dell’adolescenza, e per quel bambino interiore che rimane al nostro fianco per la nostra intera esistenza. Ci sentiamo all’interno di una storia, il desiderio di narrare di Morau è forte e il montaggio finale ci conduce alla possibilità di leggere uno sviluppo narrativo, con un inizio e una fine.
Dialogo con Jon e Martxel al termine della masterclass sullo stile di Marcos Morau che Palcoscenico Danza ha organizzato a Torino presso Eko Dance Project. Mi confermano che le scene sono state lavorate singolarmente, parallelamente alla creazione musicale e alla riflessione collettiva sui testi finali del progetto, e che solo negli ultimi giorni è stata creata la sequenzialità di cui facciamo esperienza nello spettacolo.

Los Perros, Led Silhouette / Marcos Morau, Jon Lopez e Martxel Rodriguez. Ph. Irantzu Pastor

Al centro di ogni scena, di ogni parola e di ogni immagine scelta, i due corpi che danzano e che declinano nello spaziotempo il senso di ogni accadimento. Inutile parlare di molteplicità di linguaggi, di stili, tecniche o altro, questa contemporaneità nella regia e nella coreografia di Morau è capacità di accedere storicamente a ogni codice scenico disponibile e di accedervi in base ai contenuti, al momento e alla necessità.
Ciò che ci cattura, come spettatori, sono l’intensità delle azioni danzate, dei testi, dei ritmi, degli sguardi, delle pause e di ogni singolo suono utilizzato. Presenze che ci parlano di un desiderio condiviso per un processo creativo collettivo e di un desiderio urgente per ciò di cui si sta narrando e a cui la danza, incalzante e inarrestabile sino all’ultimo istante, dà corpo:

«Se impari ad avere chiara una sola cosa complessa, almeno una fra tutte le cose complesse, se impari a distinguere il profondo dal superficiale, il necessario dalle stupidaggini, il bello dall’ordinario, il tuo discorso acquisterà forza, verità e sarà ascoltato». (Carmina S. Belda per Los Perros)

Torino, Teatro Astra | 24 & 25 gennaio 2025

LOS PERROS
diretto da Led Silhouette
ideazione e direzione artistica Marcos Morau
coreografia Marcos Morau in collaborazione con gli interpreti
con Jon Lopez, Martxel Rodriguez
testi Carmina S. Belda
traduzione Gaizka Sarasola, Mattane Rodriguez
voice off Oier Zuñiga
direzione tecnica e disegno luci Andoni Mendizabal
disegno sonoro Juan Cristóbal Saavedra
collaboratori Juan Cristóbal Saavedra
collaborazione speciale Verde Prato
scenografia David Pascual
fotografia Irantzu Pastor
costumi Cobos Vestuario
maschere Juan Serrano
assistente alla produzione Nagore MartinezCon el apoyo del programa DNA del Departamento de Cultura del Gobierno de Navarra e INNOVA Cultural de Fundación Caja Navarra – Fundación “La Caixa”