OLINDO RAMPIN | Il Void, il vuoto dentro al quale ci porta l’artista fiammingo Wim Vandekeybus, a cui si riferisce il titolo della sua nuova opera, in prima nazionale al Teatro Bonci di Cesena e al Teatro Storchi di Modena, coprodotta da Emilia Romagna Teatro/ERT con altre realtà internazionali, non è il racconto di un’assenza di senso, o il frutto di una visione negatrice del presente. È una solitudine riempita dai suoi formidabili danzatori, co-autori della coreografia, nella quale hanno riversato e reinventato ricordi personali, che interpretano ora con incandescente adesione. È un magma brulicante di vita, vissuta in uno stato di ebollizione, di esondazione fisica e psichica.
È come se il breve vivere comunitario dentro lo spazio scenico facesse di loro gli abitanti folli di un luogo ignoto, sfuggito alle mappe. Un’isola fuori dalla storia, dove si agitano come creature d’altra specie, o come giovani smarriti e sensibili di una megalopoli contemporanea, ebbri di gioia istintiva o urlanti un bisogno, una protesta, una perdita.
È come se lo stare in scena potesse liberarli da ciò che rimuove e reprime l’energia vitale che si agita nelle loro viscere. Questa liberazione, il superamento di questo blocco che avvolge le loro vite, si esprime, in primo luogo, attraverso un rimescolamento di identità, di generi, di forme.

Cola Ho Lok Yee è una prostituta che, mentre con la voce affabula freddamente particolari pornografici della sua vita quotidiana, col corpo, di cui ha una padronanza fuori dall’ordinario, disegna con raffinata leggerezza movimenti da eroina di un antico poema giapponese. Adrian Thömmes, alto e potente, la barba rossa che fa pensare al volto di Van Gogh, rivive nei panni della nonna, che abbandonò New York per tornare in Finlandia, e indossa con grazia ineffabile un azzurro e antiquato abito femminile. Lo toglierà per attraversare, equilibrista in mutande, un tappeto arrotolato pieno di cocci di piatti, come un ponte sospeso tra due montagne.
La metamorfosi di Thömmes si specchia in quella inversa di Paola Taddeo. Camicia, cravatta e pantaloni grigi, la sua energia fisica trasfigura l’abito impiegatizio con la stessa superiore eleganza con cui il suo compagno veste il grottesco abito della nonna. Aveva aperto lo spettacolo scoprendo, con un colpo di bacchette sul capo, che la musica non è fuori, ma è dentro di lei. Era la chiave di ingresso nel rapporto tra vuoto e pieno di questa scrittura coreografica, la mobilità inarginabile della danzatrice italiana, essendo il principio di individuazione del racconto corale e al tempo stesso personale dei sei danzatori.
Lotta Sandborgh è l’anima adolescente del sestetto, la sua teatralissima chioma rossa danza con lei e si trasforma in parrucca camp sul cranio di Thömmes. La prorompente fisicità di Hakim Abdou Mlanao si combina con le doti recitative e da contorsionista di Iona Kewney, che esce da una scatola come un gatto e profuma la scena di una nobile atmosfera di circo.

VOID
regia e coreografia Wim Vandekeybus
creato con ed eseguito da
Iona Kewney, Lotta Sandborgh, Cola Ho Lok Yee,
Paola Taddeo, Adrian Thömmes, Hakim Abdou Mlanao
musica originale e sound design Arthur Brouns
coproduzione KVS Brussels’ Flemish city theatre,
Danseu Festival, Theater im Pumpenhaus,
Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
prima nazionale
nell’ambito di CARNE focus di drammaturgia fisica
Teatro Storchi, Modena | 18 gennaio 2025