MARIA FRANCESCA SACCO / PAC LAB* | Parlare troppo, sapere troppo, disturbare la visibilità di un uomo e/o la sua ascesa sociale, essere in disaccordo con le aspettative del mondo, mostrare una certa autonomia: tutto ciò era sufficiente, in passato, per tacciare una donna di follia, rinchiudendola, senza troppi indugi, in manicomi e strutture simili. C’erano ad esempio le isteriche e le loro crisi emotive, c’erano coloro che avevano figli fuori dal matrimonio e dunque rappresentavano un pessimo esempio per la società, c’erano quelle che, avendo idee proprie e diverse dalla massa, potevano essere pericolose per l’ordine sociale. Se prima erano bruciate e chiamate streghe, più tardi sono state rinchiuse e considerate pazze.
Si possono fare tanti esempi: Sylvia Plath o Virginia Woolf e i loro soggiorni in manicomi, e persino un personaggio letterario che simboleggia la marginalità inferta alle donne, Bertha Mason, che appare in Jane Eyre di Charlotte Brontë: questa, benché frutto della fantasia della scrittrice, subisce un trattamento che riflette le esperienze reali di molte donne internate in manicomio senza motivo. Bertha è descritta come una donna «pazza», rinchiusa nella soffitta di casa perché rappresenta una minaccia per l’ordine sociale e familiare. La storia di Bertha Mason è stata letta come una critica alle convenzioni sociali che imponevano alle donne di essere perfette madri e mogli e di come la psichiatria e le istituzioni fossero utilizzate per confinare chi non rispondeva a questi ideali.

Su questa scia, tra le tante donne dimenticate dalla storia, zittite con l’accusa di essere matte e sbattute in manicomi, spicca anche la prima moglie di Benito Mussolini, Ida Dalser, dalla quale avrà anche un figlio che deciderà di non riconoscere.
Ed è questo emblematico personaggio che affronta lo spettacolo Dalser. La Mussolina, presentato, in prima milanese, al PACTA Salone di Milano dal 7 al 12 marzo. Un progetto che nasce dalla collaborazione tra la drammaturga Angela Dematté e la regista/attrice Michela Embrìaco, in coproduzione con MultiversoTeatro e PACTA e che inaugura la rassegna DonneTeatroDiritti. Qui dal 7 marzo al 7 maggio, si darà voce a storie di emancipazione e lotta per la libertà, in un momento storico in cui la libertà stessa è messa in discussione. Un percorso culturale che riflette sulla violenza, sulle disuguaglianze e sul diritto delle donne a non essere più trattate come vittime ma come soggetti liberi e sovrani del proprio destino.

Lo spettacolo Dalser. La Mussolina è un invito a immergersi nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1935, quando Ida Dalser, fuggita dal manicomio in cui il regime fascista l’aveva rinchiusa, affronta il bosco nella speranza di trovare rifugio e salvezza dalla figura che l’ha tradita, Benito Mussolini. In un flusso di coscienza senza tregua, la sua mente torna a rivivere una realtà distorta, in cui spera ancora che il suo amore, il Duce, possa aiutarla e salvarla. Un monologo di grande intensità, che fa da specchio a una donna emarginata dalla storia ma costantemente ingabbiata nelle imposizioni di un regime totalitario che esalta gli stereotipi di genere. Infatti, Ida Dalser era una donna che, dopo essersi diplomata a Parigi come estetista, aveva intrapreso a Milano una vita indipendente e si era affermata aprendo un salone di bellezza di stampo francese. Un’imprenditrice che, d’un tratto, si è gettata senza riserve nel vortice del fascismo per amore di Mussolini.
Come mai, si chiede Angela Dematté, una donna così forte e determinata ha scelto di sacrificarsi per un uomo che, alla fine, la distruggerà? La risposta non è semplice e questo spettacolo vuole indagare le ragioni profonde che spingono molte donne a cercare nel potere maschile una via di salvezza, anche a costo di dignità e libertà.


Nel cuore della drammaturgia emerge una riflessione sul rapporto tra fascismo e donne: Mussolini, simbolo del potere, ha imprigionato le donne dentro un sistema fatto di leggi repressive, confini sociali e aspettative imposte. Una riflessione che oggi, purtroppo, non sembra aver perso la sua forza, come sottolineato dalla saggista Mirella Serri nel suo libro Mussolini ha fatto tanto per le donne!, in cui porta alla luce le contraddizioni e le ambiguità delle politiche fasciste verso le donne, rivelando che dietro la propaganda pro-femminile si celavano reali limiti alla libertà delle donne, alla loro partecipazione politica e sociale e alla loro autonomia. La visione patriarcale del fascismo relegava le donne ai ruoli di madre e moglie, rinforzando la divisione dei ruoli di genere in modo autoritario.
E così, Michela Embrìaco che nella sua carriera si è dedicata spesso al tema della donna nella società moderna (ricordiamo il suo lavoro Pandora, non aprire quel vaso! del 2021) con la sua direzione e interpretazione vuole dare corpo a una figura storica che la cultura ufficiale ha emarginato, facendo risuonare la sua solitudine e la sua disperazione. Attraverso questo lavoro teatrale, nonostante il legame con un periodo storico preciso, il tema diventa universale, parlando della lotta delle donne contro un sistema che ancora, a distanza di decenni, continua a condizionare la nostra realtà. Non è solo un tributo alla memoria di Ida Dalser ma un monito a non dimenticare le radici del maschilismo, in un’epoca in cui la memoria storica diventa fondamentale per garantire i diritti umani, la dignità e la libertà delle generazioni future.



DALSER. LA MUSSOLINA

drammaturgia Angela Demattè
regia Michela Embrìaco
con Michela Embrìaco
musiche originali Adele Pardi
ottimizzazione suono Stefano Artini
scenografie e costumi Giusi Campisi
visual art Pierluigi Cattani Faggion
partitura luci Mariano de Tassis
realizzazione costume Lea Lausch
coproduzione MultiversoTeatro e PACTA . dei Teatri
in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento
in partnership culturale con la Fondazione Museo Storico del Trentino

PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.