VALENTINA SORTE | Dal 18 al 25 maggio si svolgerà a Bergamo e nei comuni di Brusaporto e Scanzorosciate la sesta edizione di Up to You, un festival teatrale e allo stesso tempo un progetto formativo dedicato alle nuove generazioni. È realizzato da Qui e Ora Residenza Teatrale, compagnia da molti anni attiva sul territorio bergamasco, insieme alla direzione artistica partecipata under 30 – un gruppo di 30 ragazze e ragazzi dai 18 ai 30 anni – proprio con l’obiettivo di rendere i giovani produttori consapevoli di cultura e non semplici fruitori.
Sostenuto dall’Assessorato alla Cultura di Bergamo, con il contributo di molte istituzioni del territorio e fondazioni oltre che dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, il denso cartellone di questa edizione cercherà di riflettere sul mondo contemporaneo, sulla possibilità di dialogo fra generazioni/persone/culture, ma soprattutto sullo sconfinamento dalle proprie abitudini e dai propri perimetri, interrogandosi e interrogando il pubblico sulle questioni di genere, sul rapporto tra individuo e comunità, tra dentro e fuori, tra corporeità e animalità, sull’altro da sé.
Il programma di Up To You sarà piuttosto ricco ed eclettico e, oltre a diversi spettacoli e performance, selezionati in parte da Qui e Ora e in parte dalla direzione artistica partecipata, includerà anche un workshop, DECA +. Dieci e più punti per un festival ideale, ideato da NEXT per una riflessione collettiva sui festival, così come C.A.P.R.A. ovvero uno sportello di consulenza e orientamento per artisti e compagnie emergenti, pensato da Anna Ida Cortese. Ci saranno inoltre alcuni laboratori esperienziali: Da qui, condotto all’apertura del festival dalla danzatrice e performer Susannah Iheme e Un solo respiro tenuto da Océane Delbrel e Alessia Pinto della Cie Les 3 Plumes, a chiusura del festival. Accanto ad una proposta artistica di qualità, emerge in modo evidente la forte progettualità che anima Up To You. Laboratori e workshop diventeranno quegli spazi non convenzionali di confronto fra artisti e operatori dello spettacolo per indagare un modo altro e innovativo per fare cultura oggi. Per tutti, non solo per i giovani, ma con i giovani.

Un’altra delle iniziative collaterali del festival, presente ormai da quattro edizioni, sarà la Redazione Multi lingue, culture, visioni e linguaggi RE.M condotta da Luca Lòtano e Silvia Baldini, nel quadro del progetto Come Together. Si tratta di un laboratorio di visione e racconto degli spettacoli, realizzato in più lingue (quelle dei partecipanti) e attraverso diversi linguaggi espressivi. Una co-narrazione della rassegna che insieme alla sua direzione partecipata under 30 esploreranno lo sconfinamento come vera e propria pratica culturale.
Per approfondire le prospettive di questa sesta edizione abbiamo intervistato la direzione artistica Qui e Ora Residenza Teatrale insieme alla Direzione artistica partecipata under 30.
Dopo l’edizione zero nel 2019, il festival ha esteso le sue collaborazioni e i suoi progetti (a livello nazionale e internazionale) e ha allargato i suoi confini coinvolgendo nuovi Comuni nel bergamasco. In quale direzione si sta muovendo Up To You?
Qui e Ora: L’edizione del 2020, a causa della situazione pandemica, ovviamente è saltata. Dall’anno successivo il festival ha ottenuto il sostegno dei Comuni di Brusaporto e di Scanzorosciate. Da molti anni lavoriamo con diversi comuni della provincia di Bergamo, con una progettazione culturale ampia – composta da laboratori, partecipazione del pubblico, organizzazione di varie attività – sempre in ascolto e in collaborazione con le amministrazioni locali. Per questo motivo, quando abbiamo progettato il festival a Bergamo, è stato un passaggio naturale creare una connessione glocale. Un ulteriore passaggio è stato l’incontro con il regista catalano Roger Bernat, artista riconosciuto a livello internazionale. Il cuore di Up to You è la direzione artistica partecipata under 30, che è una pratica condivisa da diversi festival, riuniti e connessi attraverso la rete nazionale Risonanze. Con Roger Bernat abbiamo dunque ideato e costruito uno spettacolo, La scelta, che sta circuitando da due anni, centrato sulla metodologia delle direzioni artistiche partecipate composte da giovani. La collaborazione con Roger è stata estremamente interessante perché ci ha consentito di confrontarci con un regista che lavora con i dispositivi e che da molti anni ha impostato la sua pratica artistica in un’ottica di connessione totale con il pubblico. Ci siamo quindi riconosciute in questa metodologia di coinvolgimento e inclusione del pubblico in una programmazione culturale. Quest’anno avremo invece due ospiti internazionali, una compagnia olandese, ICAF, con la quale stiamo collaborando per un progetto europeo, e degli operatori catalani che conosciamo da diverso tempo e che curano in Catalogna un festival simile al nostro. Quindi, in questo momento, stiamo impostando e curando una serie di rapporti di ideazione, confronto e progettazione sia a livello nazionale che internazionale. Possiamo dire quindi che stiamo lavorando per approfondire temi e linguaggi, sapendo che è assolutamente fondamentale mantenere lo sguardo aperto ai tempi che cambiano e avere il coraggio di modificare le linee progettuali. L’anno prossimo dovremo fare un ulteriore passo avanti ragionando ancora più approfonditamente sul mondo che ci circonda e sulle pratiche da attivare nel festival.

Come si colloca questo festival nel panorama culturale di Bergamo? Quale risposta vi aspettate dal pubblico?
Qui e Ora: In questi anni Bergamo è stata una città particolarmente vivace dal punto di vista culturale. Ci sono molti festival, un’importante azienda che lavora nel settore cinematografico ed enti culturali come TTB che negli ultimi anni ha fatto un lavoro di riprogettazione nello spazio del Carmine a Bergamo alta, è quindi una città molto viva, grazie anche all’amministrazione pubblica e alla visione illuminata dell’Assessora. C’è, inoltre, una continuità grazie alla quale tutto quello che è stato ideato dal punto di vista artistico è mantenuto e sviluppato. Esiste, inoltre, fra colleghi un atteggiamento di ascolto e di progettazione comune, cosa per niente scontata, tra l’altro dividendoci i settori. Danza Estate si occupa, ovviamente di danza, Festival Orlando da anni lavora sull’inclusione in maniera esemplare, noi lavoriamo sui giovani e sulle generazioni. Da alcuni anni portiamo infatti avanti un progetto con un gruppo di donne over 60 e, dallo scorso anno, abbiamo iniziato ad attivare una serie di incontri fra generazioni, che riteniamo sia un altro degli elementi fondamentali per il futuro della società.
Questa edizione è all’insegna dello “sconfinamento”. È un termine poliedrico e impegnativo. Perché l’avete scelto?
Direzione Artistica Partecipata: Perché abbiamo scelto il termine sconfinare? Proprio perché è un termine poliedrico rappresenta a pieno noi e gli spettacoli, la società che ci circonda e la nostra posizione nel mondo. Sconfinare per noi vuol dire dialogare con qualunque di tipo di “altro” all’infuori di noi, mettendoci sempre in discussione. Volevamo qualcosa che descrivesse chiaramente un prima e un dopo, una linea di demarcazione che non segnasse solo un confine fisico ma anche una zona di negoziazione in cui rivedere la propria identità e cambiare prospettiva sul mondo.
La ricerca artistica di Qui e Ora investe da sempre sul radicamento nel territorio, soprattutto in un’ottica intergenerazionale. Quali nuove prospettive sono emerse dalla co-direzione del festival?
Qui e Ora: Lo scorso anno abbiamo realizzato all’interno del festival Up To You un flash mob che ha fatto incontrare i e le giovani della direzione artistica partecipata (DAP) under30 con Maledonne, un laboratorio che da più di dieci anni abbiamo attivo sul territorio con donne over 60. Ballare insieme è coinciso con conoscersi, scambiare pensieri, aprire relazioni. Quest’anno il gruppo della DAP ha accolto nuove persone, la riflessione è continuata prima di tutto con noi Qui e Ora, che rappresentiamo una generazione adulta e anche con Maledonne. Alcune persone di Maledonne quest’anno parteciperanno al laboratorio UN SOLO RESPIRO, volto alla costruzione di una performance urbana che andrà in scena il 25 maggio all’interno del festival. Partire dai corpi per intrecciare i pensieri rimane per noi pratica di grande importanza. Partire da una conoscenza non astratta, ma fisica. I ragionamenti fatti con la DAP sullo sconfinare, sul superare le barriere generazionali per attivare nuovi pensieri, ci hanno inoltre portato ad attivare un nuovo processo di ricerca. Questo nuovo processo di ricerca si è tradotto nella scrittura di un progetto che vogliamo attivare sul territorio e per cui abbiamo chiesto il sostegno a Fondazione Cariplo. Vogliamo riflettere proprio sulla costruzione di un’eredità condivisa, su come superare i confini tra le generazioni per progettare insieme cultura, arte e di conseguenza benessere sociale. Se il patto di trasmissione tra “adulti” e “giovani” nel contemporaneo è incrinato, il lavoro è quello di ricostruirlo, insieme, più solido e con nuove prospettive, incontrandosi in maniera produttivamente critica. È innegabile che stiamo consegnando ai giovani un mondo al collasso climatico, sociale e politico, ma si può e si deve ancora fare per ridefinire, anzi per rinegoziare, come dice la DAP, nuovi possibili scenari di intervento. Tutto questo fermento diventerà anche uno spettacolo, ma è presto per parlarne, preferiamo invitarvi a vederlo quando sarà pronto!
Durante i giorni del festival si costituirà una RE.M, ovvero una REdazione interculturale. È un progetto che portate avanti dal 2022. Da dove nasce l’esigenza di questa co-narrazione del festival?
Qui e Ora: Non si può ignorare che le nostre città siano abitate da persone che non sono nate qua e da persone nate qua da genitori che vengono da altri Paesi. Queste persone partecipano in diverse forme alla vita cittadina, studiano, lavorano, apportando sensibilità che derivano dalle loro culture di origine. Per noi che da anni lavoriamo in un forte ascolto del territorio è, quindi, di particolare interesse creare spazi di incontro, che permettano la partecipazione attiva e critica di queste persone anche alla vita “teatrale”. L’obiettivo è, come hai detto tu, fare co-narrazione, ovvero un racconto che tenga conto di più punti di vista, di più sensibilità e culture, di più apporti linguistici, sia in termine di più lingue, che in termini di più linguaggi (non solo la parola scritta ma anche le foto, gli audio, i video, solo per dire alcuni dei linguaggi che la RE.M utilizza). Il gruppo della RE.M ha al suo interno persone nate qui, seconde generazioni e persone con background migratorio. Una narrazione plurale del festival diventa così una possibilità, per chi avrà il piacere di leggerci, di conoscere attraverso uno sguardo sfaccettato quello che il festival ha significato. Rappresenta inoltre un esercizio di democrazia e un arricchimento reciproco. L’esigenza è ancora e sempre sconfinare, nel senso di uscire dalle visioni stereotipate, di aprirsi al confronto dei pensieri, di costruire insieme pensiero critico.
UP YO YOU
Bergamo | Brusaporto | Scanzorosciate
18-25 maggio
VI edizione_SCONFINIAMO?