CHIARA AMATO / PAC LAB* | Il laboratorio artistico dell’associazione AiEP Avventure in Elicottero Prodotti, fin dalla fondazione nel 1988, si è sempre dato l’obiettivo sfidante di produrre e promuovere arti multimediali e applicare le tecnologie digitali alla danza e alle arti performative. Tutto ciò indubbiamente grazie alla direzione artistica di Ariella Vidach (coreografa e danzatrice) e di Claudio Prati (videoartista).
All’apertura del nuovo Spazio AiEP, alla Fabbrica del Vapore di Milano, vengono presentate due performance di danza molto diverse fra loro, sia per struttura che per tipologia: Nulla dies sine linea di Roberta Racis e Koppelia_giardino13 degli stessi Vidach e Prati, per l’appunto.
Il primo è uno studio della giovane coreografa, danzatrice e performer Racis che parte dall’utilizzo delle fruste come strumento coreografico, grazie alla collaborazione con l’artista di whipcracking Mordjane Mira. Il whipcracking è un’attività che appartiene al mondo dei cowboy americani e dei gauchos della pampa, ma che nel tempo è diventata anche una forma artistica che richiede estrema disciplina e nella quale il ritmo è dato dallo schiocco che la frusta produce. Il titolo richiama proprio questo concetto della costanza nell’esercizio: tradotto vuol dire nessun giorno senza tracciare una linea, espressione utilizzata da Plinio in riferimento al pittore Apelle, che sembrava non passasse giorno senza esercitarsi.
Un oggetto e una pratica legati prettamente al mondo maschile qui incontrano, invece, la danza e un corpo femminile per rivendicare la potenza delle donne contro la repressione della cultura patriarcale.
Racis entra in sala vestita di grigio e con un fare fiero: sembra una guerriera che mira dritto al suo obiettivo e attraversa in diagonale la scena, interamente bianca. Inizia poi, a ritmo di un suono di tamburi e di voci (a cura di Alessandra Diodati), a compiere una serie di movimenti con la frusta, facendola roteare e arrotolare intorno al proprio corpo. A questo sinuoso muoversi della frusta, la performer intreccia passi di danza, minimi e rapidissimi. La ripetizione di questi gesti crea un rituale catartico, nel quale lo spettatore si perde durante la visione: sicuramente anche i versi registrati, insieme al suono del tamburo, portano a una dimensione tribale. E come ogni catarsi c’è un momento di risveglio e di ritorno alla realtà con la fine della musica e un forte schiocco di frusta.
La performance, anche se in uno stadio ancora totalmente embrionale, mostra aspetti interessanti, sia per la bellezza dell’unione della danza con le curve tracciate dalla frusta, sia per il valore evocativo. La coreografa e interprete sarda riesce a spogliare l’oggetto non solo dal legame con le pratiche dei cowboy, ma anche dal rapporto con il mondo sessuale del bondage, restituendogli una forza tutta nuova e femminile.

Il secondo lavoro presentato è molto più articolato nella sua struttura e riprende il celebre balletto Coppélia, a sua volta rielaborazione del racconto di E.T.A. Hoffmann L’uomo della sabbia. Anche questa performance è in uno stadio ancora iniziale e infatti debutterà completa nel 2026 al LAC di Lugano. Dove nella trama del balletto del 1870 di Arthur Saint-Léon l’elemento artificiale era dato dalla presenza dalla bambola meccanica Coppelia, qui questo stesso concetto viene elaborato grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che interagisce con i tre danzatori (Rafael Candela, Sofia Casprini, Carmine Dipace).
In scena assistiamo in principio all’ingresso di Casprini che, in un body trasparente e una gonna in ecopelle nera (costumi di Ariella Vidach e Claudio Prati), inizia la sua danza sotto una accesa luce blu (luci di Prati stesso). Questi movimenti sono accompagnati sempre da una musica, ripetitiva nel suo ritmo, e alla sua interruzione la performer di conseguenza si stoppa. A questo punto assistiamo alla prima interazione con il sistema di motion capture markerless, sviluppato in collaborazione e coproduzione con il MEET Creative Studio del MEET Digital Culture Center di Milano e con Neve Studio. Questa tecnologia, che non necessita di sensori, dovrebbe replicare in tempo reale i gesti della protagonista, generando un suo doppio, proiettato sullo sfondo. Tale alter-ego inizialmente si presenta sotto forma di puntini luminosi, che si muovono al gesto delle sue mani, ma il risultato mostra ancora delle inesattezze.
Successivamente entrano in scena Candela e Dipace, in t-shirt e pantalone in ecopelle dai toni del grigio e del nero. La musica diventa sempre più tetra e a guidare i loro movimenti, o meglio a gestirli, sembra essere Casprini: pur non toccandoli pare dirigerli come una burattinaia. Tra i movimenti dei due danzatori vi è una connessione e i loro gesti sono speculari e opposti: i corpi diventano molli come argilla e si flettono al punto tale da sembrare privi di scheletro.
Poi finalmente emerge il personaggio protagonista di Coppelia: Casprini diventa la bambola meccanica, manipolata fisicamente dagli altri due danzatori. Bravissimi tutti e tre in questa resa scenica fatta di movimenti precisi e netti, sotto una luce rosa tenue.
Rimasta sola, questa Coppelia contemporanea danza lentamente con il suo avatar, che questa volta ha le sembianze umane e riproduce i suoi movimenti, anche se ancora con delle imprecisioni. Le immagini sullo sfondo abbandonano le sembianze umane e diventano floreali: in mezzo a questo prato fiorito digitale, la danzatrice è minuscola, diventando un filo d’erba umano.
Koppelia_giardino13 è caratterizzata da un forte elemento perturbante nell’indagare il confine tra naturale e artificiale/virtuale. Un elemento trasmesso sia dall’abilità dei danzatori di rendersi automi l’uno nelle mani dell’altro a fasi alterne, sia dalle luci e dal disegno sonoro (Franco Conte – Neve studio). La sensazione che però rimane è di una performance che deve ancora lavorare su due fronti: una maggiore coesione drammaturgica, al momento carente, e una precisione tecnologica, fondamentale per la riuscita del progetto. L’utilizzo della motion capture non può creare un reale valore aggiunto, se non coordinandosi realmente e del tutto con ciò che accade in scena.
Buona la risposta del pubblico, che numeroso partecipa all’inaugurazione del nuovo spazio AiEP: ciò fa ben sperare in una prolifica stagione creativa per la nuova generazione di danzatori e coreografi.
NULLA DIES SINE LINEA
progetto, coreografia, danza Roberta Racis
insegnate di Whipcracking Mordjane Mira
fruste Silverwhips\ Sylvia Rosat
musica e vocal coaching Alessandra Diodati
produzione Fuorimargine- Centro di Produzione di Danza e Arti Performative della Sardegna
con il sostegno di Ira Institute, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), IntercettAzioni-Centro di Residenza Artistica della Lombardia\Teatro delle Moire
KOPPELIA_GIARDINO13
idea e regia Ariella Vidach e Claudio Prati
coreografia Ariella Vidach
interpreti Rafael Candela, Sofia Casprini, Carmine Dipace
ricerca e Sviluppo Mo-Capt MEET Creative Studio, Neve Studio, AiEP
avatar / ambienti 3D Neve studio (Simone Verduci, Yue Zhao, Alessandro Monaci)
motion Capture Qualysis / Captury Live (Simone Assi / AiEP in collaborazione con
Francesco Richetto / Totumotum)
regia crossmediale Simone Assi in collaborazione con Claudio Prati
disegno luci e scenografia Claudio Prati
costumi Ariella Vidach e Claudio Prati
disegno sonoro Franco Conte (Neve studio)
produzione Ariella Vidach -AiEP | Avventure in Elicottero Prodotti
co-produttori MEET Creative studio / Digital Culture Center Milano, DiDstudio
con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura, Comune di Milano
Fabbrica del Vapore, Milano | 30 maggio 2025
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.