RENZO FRANCABANDERA | C’è un festival in Sardegna che non si limita a intrattenere ma sfida, commuove e fa riflettere: è il Festival Internazionale della Sostenibilità Giardini Aperti, organizzato da Abaco Teatro, che da diciotto anni trasforma piazze, parchi e giardini in palcoscenici a cielo aperto.
Dal 22 giugno al 4 agosto 2025, otto comuni tra Cagliari e il Sud Sardegna diventano il teatro di un esperimento culturale unico in cui arte, ecologia e impegno civile si fondono in un racconto collettivo, con un programma molto intenso.
Iniziamo con il dire che non è il solito festival estivo, qui, tra una risata, una narrazione e un applauso, si parla anche di diritti, ambiente, memoria. Si ride, sì, con le maschere della commedia dell’arte, ma si riflette anche su cosa significhi oggi essere cittadini. Si ascoltano storie di Resistenza, come quella di Emilio Lussu e Joyce Salvadori, raccontate in uno spettacolo che celebra i cinquant’anni dalla morte di Lussu.

Si scoprono donne coraggiose come Eva Mameli Calvino, scienziata antesignana del Novecento, prima donna a dirigere un orto botanico in Italia e madre di Italo Calvino. La sua vita rivive proprio tra le piante dell’Orto Botanico di Cagliari, in uno spettacolo che è un omaggio alla tenacia e all’intelligenza femminile. E poi c’è Grazia Deledda fra fantasia e realtà, spettacolo di Abaco dedicato al Premio Nobel per la letteratura, riletta con ironia e freschezza in una creazione che mescola teatro, musica dal vivo e tradizione sarda.
Ma il festival non guarda solo al passato: affronta temi scomodi, come l’inquinamento urbano, con spettacoli per bambini che trasformano le fiabe in lezioni di ecologia. Cappuzzetto Rozzo, per esempio, è una versione irriverente della fiaba classica, dove il bosco non è più un luogo incantato ma uno spazio da salvare dall’incuria.
La sostenibilità non è solo uno slogan ma una pratica concreta. Le mostre fotografiche, come Ritratti del Tempo Presente di Massimo Migoni, mostrano senza filtri il degrado ambientale, mentre NaturOrto di Paola Congia gioca con immagini di frutta e ortaggi per farci riscoprire la bellezza del naturale. Gli spettacoli si svolgono in luoghi simbolici: parchi pubblici, cortili, giardini abbandonati che tornano a vivere grazie alla cultura.
E poi c’è la musica, quella di Gabriella Ferri, raccontata in Gabriella… Sempre, e quella di Fred Buscaglione, rivisitata in A Qualcuno Piace Fred. Ci sono le risate amare di Dario Fo, rilette in chiave contemporanea e le storie scomode delle donne ne I Monologhi della Vagina. C’è spazio anche per la lingua sarda, con Pindulas, uno spettacolo che mescola teatro e tradizione popolare.
È importante sottolineare che Abaco Teatro non è semplicemente l’organizzatore del Festival Giardini Aperti ma ne è l’anima pulsante, un motore culturale che trasforma l’evento in un manifesto militante di arte, sostenibilità e impegno civile. Fin dalla prima edizione nel 2008 la compagnia ha plasmato il festival come un laboratorio itinerante che sfida i confini tradizionali del teatro, portando gli spettacoli “fuori dai teatri” e dentro i parchi, i giardini e le piazze di otto comuni sardi, da Cagliari a Siliqua. Per un verso Abaco coordina il programma multidisciplinare (teatro, musica, mostre, laboratori), per l’altro produce anche opere originali che diventano parte del festival. È il caso de Il Giardino di Eva Mameli Calvino, omaggio alla scienziata pioniera, o dello spettacolo su Joyce ed Emilio Lussu; si tratta di strumenti per riattivare la memoria storica e collettiva, legando personaggi emblematici ai luoghi che li hanno ospitati (come l’Orto Botanico di Cagliari per Mameli Calvino).

Il festival diventa dunque megafono per temi urgenti: dalla crisi climatica ai diritti sociali, coinvolgendo realtà come Legambiente e Unicef nei laboratori per bambini.
Da sottolineare anche la tenace costruzione di reti tra artisti internazionali (come il Karkum Project curdo o la performer svizzera Jessica Arpin) e realtà locali, trasformando il festival in un crocevia di linguaggi. La scelta di location “spontanee” – dai cortili ai parchi – non è casuale: mira a rigenerare spazi marginali e a coinvolgere residenti e turisti in un dialogo continuo tra arte e territorio. Abaco fa del festival un esperimento di cultura viva, dove l’arte è allo stesso tempo denuncia, celebrazione e atto di resistenza. Come dichiarano loro stessi, l’obiettivo è trasformare i “giardini” in centri di diffusione di una “cultura del verde consapevole” – un progetto che, edizione dopo edizione, supera i confini del palcoscenico per diventare eredità condivisa.
Tutto è gratuito, o quasi. Perché la cultura, qui, non è un privilegio ma un diritto. E forse è proprio questo il messaggio più potente del festival: l’arte può essere un atto di resistenza all’indifferenza, alla dimenticanza, alla rassegnazione. Non un insieme di spettacoli ma un invito a ripensare il mondo con occhi diversi. Un invito a ridere, sì, ma anche a interrogarsi. A ballare ma pure ad agire. Perché, come sembra dirci questo festival, la bellezza può salvare il mondo solo se siamo disposti a sporcarci le mani per difenderla.
Informazioni pratiche:
-
Date: 22 giugno – 4 agosto 2025
-
Luoghi: Cagliari, Maracalagonis, Elmas, Decimoputzu, Monserrato, Siliqua, Vallermosa, Villaspeciosa.
-
Programma completo: Sito di Abaco Teatro