ILENA AMBROSIO | Quale forma può assumere, oggi, l’universo lieve e poetico descritto da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry? Da quale prospettiva si possono leggere quelle parole scritte in acquarello che, con spontanea semplicità ma mai con banalità, vogliono raccontare cosa è importante in una vita?
Probabile che ci sia una domanda del genere alla base del percorso creativo che ha portato Putèca Celidònia alla messa in scena di Lo show delle macerie, lavoro che a quel racconto si ispira.
La risposta sembra essere: oggi a quella narrazione si può guardare da una prospettiva di rovina, di fine. All’arrivo nel cortile dell’Istituto Scolastico Froebeliano Russo – Montale, nel Rione Sanità di Napoli, l’installazione realizzata da Rosita Vallefuoco non lascia dubbi al riguardo: una porzione di crosta terrestre ricoperta di scarti e terreno, il frammento di un pianeta post-una-qualche-distruzione che, tuttavia, presto si anima dell’illuminazione delle botole finestrate che lo compongono e fuori dalle quali, su una versione musicata di Pianto antico di Carducci, rotolano gli addetti alle macerie in tute arancioni.
Inizia lo show che metterà in scena, in chiave più o meno rivisitata, i vari episodi del racconto facendone tappe di un percorso attraverso i ricordi dell’aviatore Antoine, memorie e suggestioni che progressivamente lo avvicinano a scoprire il triste finale di una storia che, oramai adulto, aveva dimenticato.
E togliamoci subito il dente.
La levità è uno spazio difficile da abitare. Si tratta di mantenere l’equilibrio tra profondità e leggerezza camminando sulla sottilissima linea di confine che separa il poetico dal retorico. Il capolavoro di Saint-Exupéry è la prova che l’impresa può essere compiuta: i quadri del racconto si susseguono, come dipinti ad acquarello, con pacatezza, dolcezza ma anche con ironia e bonario sarcasmo, restituendo una stratificazione di sensi che ha il pregio di non darsi mai una volta per tutte e di rifuggire con abilità la stucchevolezza.
Replicare un effetto di questo tipo non è cosa semplice. La drammaturgia realizzata da Emanuele D’Errico che, sul principio, dà l’impressione di volersi affidare a un’efficace meccanismo di pura evocazione del testo di riferimento – immagini fulminee, parole sospese, accenni – abbraccia poi la scelta della riscrittura in chiave contemporanea, operando sulla doppia linea del taglia e cuci da un lato, e delle inserzioni attualizzanti dall’altro. Così, i personaggi incontrati dal Piccolo Principe durante il suo peregrinare diventano abitanti di un condominio i quali, dai balconi, declamano le proprie verità, in un idioma che fa incontrare il napoletano e varie lingue straniere; a loro si alternano le voci di giovani d’oggi che urlano paure, ossessioni, ansia del futuro.
La stessa figura del Principe viene affidata a una pluralità, un coro di bambini e bambine e, al contempo si con-fonde con quella dell’aviatore Antoine. Poi c’è la cornice, quella dello show delle macerie messo in scena dagli inservienti e che si sviluppa attraverso un espediente – interessante – per il quale Antoine apre una dopo l’altra scatole che rappresentano i suoi ricordi. Insomma, tante cose che, certamente nel genuino e appassionato tentativo di abbracciare tutti i livelli della storia, fanno però tradire quella schiettezza e quella levità di cui si parlava.
Ma, d’altro canto, guardando l’operazione complessiva di Putéca Celidònia, se ne potranno apprezzare tanti pregi.
Il lavoro sulla scena sa condensare, con icastica bellezza, la visione semantica d’insieme che la drammaturgia ha voluto conferire al testo: si vive in un mondo fatto di macerie, prodotto di una distruzione continua, della guerra senza fine, dell’inquinamento, di un progressivo immiserimento dell’animo umano. Lo spazio acustico (musiche originali di Tommy Grieco) che accoglie tanto sonorità gelide e violente quanto melodie più docili, rumori e vere e proprie tracce originali, accompagna efficacemente ogni temperatura emotiva della rappresentazione. Lo stesso D’Errico, anche alla regia del lavoro, è riuscito nel compito non facile di dirigere un foltissimo cast – composto da attori professionisti e non – senza mai sbilanciare i pesi interpretativi, con una cura, e dell’insieme e del dettaglio, davvero lodevole.
Perché, a conti fatti, sembra stia proprio qui il senso vero di questo Show delle macerie: nel suo essere, a monte e come esito, un lavoro di insieme, di comunità.
Ampliamo lo sguardo e consideriamo, a questo punto, che lo spettacolo nasce all’interno del progetto ‘A voce d’‘o vico.
2018. Dopo aver preso in gestione due spazi confiscati alla camorra, Putéca Celidònia avvia corsi gratuiti per gli abitanti del Rione Sanità tra cui uno di recitazione, uno di scenografia e uno di realizzazione del costume teatrale con l’intento di riqualificare quei luoghi e di restituirli alla cittadinanza. È da questi percorsi laboratoriali che nasce ‘A voce d’‘o vico, un evento/spettacolo che si svolge in strada e dai balconi delle case e che coinvolge bambini, musicisti, attori, cittadini, soprattutto cittadini.
È dunque nell’ambito di questa prospettiva più ampia che andrà considerato Lo show delle macerie. Una prospettiva, si diceva, di insieme, di collettività.
Le 40 persone, tra i componenti della compagnia cui si sono aggiunti attori e maestranze varie; i 19 bambini e ragazzi del corso InPutéca Recitando – tutti, uno a uno, citati a fine spettacolo. E poi gli amici, i parenti, il pubblico, noi stessi che eravamo lì: riuniti non solo per il teatro in sé ma per il teatro come momento di aggregazione – non retorica ma fattiva – attorno a un sentire comune e comunitario, attorno al desiderio di qualcosa d’altro, qualcosa che non sia banale divertimento ma impegno e partecipazione.
Qualcosa che, in questi tempi così bui, non sia macerie.
LO SHOW DELLE MACERIE – ‘A voce d’’o vico 2025
uno spettacolo di Putéca Celidònia
drammaturgia e regia Emanuele D’Errico
con Clara Bocchino, Marialuisa Diletta Bosso, Monica Buzoianu, Vincenzo D’Ambrosio, Emanuele D’Errico, Valentina De Giovanni, Matteo Sbandi, Francesca Somma, Edoardo Sorgente
e con i bambini e i ragazzi del corso di teatro InPutéca Recitando: Carmen Avagliano, Carol Bellini, Grazia Bellini, Rebecca Biccari, Sofia Cannevale, BenedettaCiaramella, Dalila Ciaramella, Sonia Esposito, Marco Grippa, Angelica Pia Marra,Guido Matrone, Gabriele Minei, Aldo Minei, Joele Montefusco, Lorenza Montefusco, Francesco Sacco, Benedetta Savino Buonocore, Daniele Silvestro, Pasquale Sorgente
scene Rosita Vallefuoco
musiche originali e sound design Tommy Grieco
costumi Giuseppe Avallone
luci Desideria Angeloni, Giuseppe Di Lorenzo
aiuto regia e composizione canti Gianluigi Montagnaro
assistente alla regia Maria Vittoria Landi
assistente volontaria Sabrina Nastri
actor coach bambini Raimonda Maraviglia
aiuto scenografia e locandina Trisha Palma
fonico Fiore Carpentieri
coordinatrice costumi Patrizia Visone
elettricisti Desideria Angeloni, Giuseppe Di Lorenzo
assistenti alla scenografia Alessandra Avitabile, Alessia Russano
tinture e invecchiamenti Fiamma Benvignati
assistenti ai costumi Raffaella Campanile, Maria Grazie Lettieri
aiuti sartoriali Caterina Felleca, Martina Porcelli
tirocinanti Accademia di Belle Arti di Napoli Vanessa Fasulo, Mariia Malaniuk
direttore di produzione Dario Rea
organizzazione Napoleone Zavatto
assistente produzione Marialuisa Diletta Bosso
comunicazione Davide D’Errico
foto Anna Abet
staff Antonia Cerullo
tirocinante Erasmus Itsasne Martínez Sánchez
service D.M. Service di Daniele Piscicelli
realizzazione scene Armando Alovisi, Vincenzo Fiorillo, Paolo Iammarone
con il patrocinio della Città Metropolitana di Napoli, Comune di Napoli, Municipalità 3
media partner RaiRadio 3
si ringraziano il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, l’Istituto Russo Montale – PlessoFroebeliano, la Preside Fabiana Alfieri, Sonia Fusco, l’Istituto Sant’Antonio LaPalma, l’ex Asilo Filangieri, Sciò, i cittadini del Rione Sanità, la Municipalità 3 e isuoi collaboratori, Pred Italia, Stefania Manzo, Niutopia APS, Daniele Roselli,Stefano Fiorina, Lorenzo Abbate, gli allievi e le allieve del corso InPutéca Recitando,Scenografando, Cucendo, gli allievi e le allieve del corso di scenografia, di costume, di ecodesign e di audio design realizzati presso l’Hub degli Artisti.
Progetto finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, Sustainable Cultural Innovation, realizzato da Putéca Celidònia in collaborazione con la RETE G.E.N.I.U.S.: Form&ATP, Agenzia Teatri, Fondazione Eduardo De Filippo, Università Telematica Pegaso
Rione Sanità, Napoli | 20 giugno 2025