MATTEO BRIGHENTI | Uno spazio di invocazione. Appartato, protetto. Non un fortino in cui arroccarsi, per autoescludersi dal mondo e tramare per rifarlo daccapo, a immagine e somiglianza di incrollabili certezze – le proprie, naturalmente, e quindi le uniche “giuste”. Piuttosto, un riparo. Un rifugio, che di questo nostro mondo difenda, faccia durare e dia luogo a ciò che è stare unitɜ, e fa stare unitɜ. Insieme.
Ovvero, riconoscere che io, da solo, sono incompleto, incompiuto. Soltanto invocando – richiamando a me – chi o cosa è al di là di me, posso iniziare un dialogo con quello che non conosco. Allora, posso aprirmi la strada che attraversa l’Ignoto, e che può portarmi a sentirmi più completo, più compiuto di quando sono partito. Almeno un poco.
Un simile spazio di invocazione per Ctrl+Alt+Canc, Teatro dell’Elce, Les Moustaches, Tristeza Ensemble, Opera Bianco, Ilenia Romano è la possibilità del teatro, frutto unitario di palco e platea: la ricerca di un incontro con l’Oltre e, a un tempo, con l’Altrǝ. Ce lo hanno dimostrato con chiarezza di intenti, e qualche acerbità nelle forme, a Inequilibrio 2025 durante la prima vetrina di Toscana Terra Accogliente.

Il festival che esplora il panorama contemporaneo di teatro, danza e performance, a cura di Fondazione Armunia, con la direzione artistica di Angela Fumarola e il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Rosignano Marittimo, quest’anno è dedicato a Indagare l’invisibile – «quella parte indecifrabile di ciascuno di noi che soltanto l’arte riesce a toccare», spiega Fumarola. Una traiettoria esplorata e rilanciata al Teatro Nardini di Rosignano Marittimo dalle due intense giornate di apertura, il 20 e 21 giugno scorsi, dedicate alle prime presentazioni degli studi di compagnie, artiste e artisti coinvoltɜ da Toscana Terra Accogliente per l’annualità 2024/2025 (per gli ultimi incomprensibili esiti della Commissione Consultiva del MiC riguardo Inequilibrio e gli altri festival multidisciplinari, su cui la direttrice Fumarola sta informando e sensibilizzando il pubblico prima degli spettacoli, rimando al denso articolo di Andrea Pocosgnich pubblicato da teatroecritica e a quello di Ateatro).

Si tratta di un progetto rivolto al sostegno di creazioni di teatro e di danza, unico a livello nazionale per il numero e le caratteristiche dei soggetti coinvolti. È promosso dal coordinamento delle 33 Residenze Artistiche Toscane (RAT) – Anghiari Dance Hub, Archètipo, Armunia, CapoTrave/Kilowatt, Catalyst, Consorzio Coreografi Danza d’Autore (CON.COR.D.A.), Giallo Mare Minimal Teatro, KanterStrasse, Kinkaleri, Murmuris, Officine Papage, Pilar Ternera, Sosta Palmizi, Teatro delle Donne, Teatri d’Imbarco, Teatrino dei Fondi, Teatro popolare d’arte, Versiliadanza – con la partecipazione aggiuntiva di Fondazione Toscana Spettacolo onlus, che con Armunia ha curato l’organizzazione della vetrina, e di tre soggetti di produzione – Fondazione Teatro Metastasio, Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione Fabbrica Europa.
Il 21 giugno, al Castello Pasquini di Castiglioncello, si è tenuto anche il convegno Toscana Terra Accogliente: dal microcosmo al sistema, un vasto confronto tra esperienze e pratiche di residenza artistica provenienti da tutta Italia. In quell’occasione, è stata presentata l’edizione stavolta biennale 2025/2027. Su oltre 400 progetti, sono stati selezionati L’essenziale è invisibile agli occhi di Claudia Catarzi; Visioni Paesaggistiche di Collettivo EFFE; LEO – L’unica arte è un pugno di Cubo Teatro; Incanto di Parini Secondo; AE – Spazi senza fine di Matteo Pecorini; In fondo a un milione di stelle di Remuda Teatro; Allegro di Michele Rizzo.

Cominciamo con Ctrl+Alt+Canc, perché il testo di Alessandro Paschitto mette in scena né più, né meno che una messa. Mattia Lauro, Raimonda Maraviglia, Francesco Roccasecca sono tre officianti che celebrano la funzione sacra della Vita di San Genesio.
Attore e mimo nella Roma di Diocleziano intorno al 300 d.C., Genesio fu chiamato a recitare la parodia di un sacramento. Si immedesimò a tal punto nella parte che, durante lo spettacolo, ebbe una visione e si convertì al cristianesimo, compiendo sulla scena un miracolo per sbaglio. Torturato e ucciso subito dopo, e dunque martire di fede, è diventato il santo protettore del teatro.

I gesti calcolati di Lauro, Maraviglia, Roccasecca, ricercano nel semplice atto quel di più che appartiene al rito. Ma è tutto, comunque, artefatto, posticcio. L’acqua santa, per dirne una, è la bottiglia di plastica che, lanciata in aria, ricade in piedi sull’altare – un tavolo che ha per messale il copione dello spettacolo. Le azioni che facciamo o le parole che diciamo cosa cambiano? Come ci cambiano? La realtà condanna a rimanere ciò che si è, sostengono a un certo punto. Ma qual è questa realtà? È la rappresentazione di riflessi automatici, di comportamenti ormai svuotati di senso.
Vita di San Genesio, allora, si scaglia contro chi, per sopravvivere, simula, non fa altro. Chi si nasconde, al sicuro di cerimonie, culti, rituali da iniziati. La preghiera di Ctrl+Alt+Canc a San Genesio, e quindi al teatro, fa accadere allora il miracolo non fuori, ma dentro. Pregando, ti manifesti, ti apri, e diventi verǝ, perché non fingi sicurezza: condividi fragilità. Ti riconosci parte, anche tu, della stessa richiesta di ascolto che ci unisce.

Si tratta di andare al cuore delle cose. Un cuore metaforico, certo, ma necessario quanto quello reale, perché sede e centro pulsante della nostra capacità di emozione. Ed è emozionare, emozionarci, che ci fa sentire di essere vivɜ. Il Teatro dell’Elce ce lo ricorda con Dottor Cechov. Il cuore come va?, regia di Marco Di Costanzo e scrittura scenica collettiva, e lo fa con parole prese dall’opera di Anton Čechov (dopo quella del Bardo usata nel 2023 per William Shakespeare’s Half Time Job).
Ci troviamo in un ambulatorio medico. Ognunǝ di noi ha ricevuto all’ingresso un biglietto con un numero per mettersi in fila: quando arriverà il momento, saremo chiamatɜ per la visita con il Dottor Cechov. Nel frattempo, la scena e la sala sono attraversate da Domenico Cucinotta, Stefano Parigi, Miriam Russo, Monica Santoro, che impersonano, rispettivamente, Gregorio Nobile, l’informatore medico, Tullio Deserventi, il contabile, Sonia Ponti, la giovane infermiera-segretaria, Anna Paternoster, la proprietaria dell’ambulatorio e la moglie di Deserventi.

Il Dottore non arriva – e chissà se arriverà mai. Deve riflettere, e per farlo si prende tutto il tempo necessario. Lo stesso che Di Costanzo ci chiede per entrare in una dinamica di “realismo del naturale”. Per cui, temi come il Lavoro, l’Amore, l’Economia, la Religione, semplicemente passano, fluiscono, come un respiro o un battito, da una figura all’altra. Il loro non è solo un dire: è soprattutto un lasciarsi andare, un affidarsi al potere curativo del dottore-drammaturgo.
Tra le domande dei questionari propedeutici, le diagnosi delle visite preliminari, le avanzate e gli arretramenti di Gregorio, Tullio, Sonia, Anna, si riconoscono pezzi da Platonov, Le nozze, Il gabbiano, o Il Giardino dei ciliegi. Ma lo capisci al termine di una battuta, alla fine di un gesto, alla definizione di un’intenzione, non durante. Succede come con il sogno: ti rendi conto di aver sognato dopo, quando ti risvegli.

Stare qui rigenera, ricrea, ma bisogna abbandonarsi all’idea di aprire il proprio cuore. E ritrovarsi indifesɜ, sguarnitɜ, in balia di qualcosa che ti viene incontro, addosso, ti entra dentro e ti conquista, senza la possibilità di opporre molta resistenza. Come avviene con la fame, che dà il titolo al nuovo spettacolo della compagnia Les Moustaches, scritto da Alberto Fumagalli, che lo dirige e interpreta con Ludovica D’Auria.
Sagrestano è in braccio a Virtuosa, le labbra attaccate al suo seno destro. Ci accoglie in sala una Pietà sporca e inquieta, seduta sulla terra arida, secca, di una realtà sospesa alla fine del tempo. Sono una coppia terra terra, per l’appunto, sono insensibili, deformatɜ dall’istinto. Paiono legatɜ da un rapporto di puro uso e consumo. Si scontrano, fanno pace, e poi ricominciano, sempre spintɜ dalla voglia di essere qualcunǝ che non sono, e non riescono a essere, neppure insieme.

Con una lingua che ricorda Cesare Basile, e un’atmosfera che rimanda a Emma Dante, Fumagalli e D’Auria animano due grottesche caricature che dal loro profondo nord ci riportano a questioni universali, come il percorso di ricostruzione che fa su di sé un uomo per diventare padre, o di rivendicazione di libertà che fa una donna, affermando il potere della sua volontà su quello della cultura d’origine. Usano sé stessɜ per scardinare le resistenze, queste sì antimoderne, del nostro mondo, al pari di Tristeza Ensemble nel Breviario di situazioni in cui occorrerebbe avere qualche fondamento di Tao.
Scritto da Matteo Gatta, che lo dirige e interpreta con Viola Marietti, in scena anche con Joshua Isaiah Maduro, Alessandro Xin Zheng, fa satira dell’ego, in particolare deɜ teatrantɜ, dispostɜ a tutto, pur di fare uno spettacolo che vinca ai Premi Ubu, e ironia sul modo distorto che abbiamo noi occidentali di intendere la filosofia orientale.

Fare uno spettacolo, dunque, non basta più. Si tratta, piuttosto, di entrare nelle immagini che vediamo, e provare a capire quanto ci spingono all’azione o, al contrario, all’indifferenza. The Playhouse è il nome del film di Buster Keaton del 1921 che ha ispirato a Opera Bianco un progetto multidisciplinare. È anche il titolo provvisorio dello studio della terza tappa presentata a Inequilibrio, preceduta da una videoinstallazione nel 2021, e da un solo concentrato sul corpo di un performer dal titolo Trickster, che ha debuttato alla fine del 2024.
Vincenzo Schino, su coreografia di Marta Bichisao, dirige la stessa Bichisao, Beatrice Leonardi, Simone Scibilia, in un disegno di sospensione e rallenti che richiama da vicino la videoarte di un maestro come Bill Viola. Camminano lentɜ, calmɜ, incessanti e immutabili. Tracciano lo scorrere implacabile e indifferente del tempo. Contro questo paesaggio si staglia l’intervento sovversivo di Luca Piomponi, che danza citazioni cinematografiche e digitali, di natura e qualità diverse, con un focus su una scena della pellicola di Keaton, in cui interpreta una scimmia che imita il comportamento umano.

È, appunto, il trickster, personaggio mitico tra astuzia e ingenuità, figura di congiunzione tra il palco e la platea; personificazione, anche, della libertà dello sguardo del pubblico. È lui a segnare per terra il cerchio in cui glɜ altrɜ tre performer ricreano il tableau vivant di un incidente d’auto con una donna sbalzata fuori dal parabrezza. Un movimento a spirale, che risale dal profondo della violenza, alla luce di una nuova vita salva. Davanti a una natura presto in balia di un incendio che non si limita, né rallenta.

Il dialogo tra immagine e interpretazione attraverso il potere metamorfico del corpo è ben presente anche nel duo Sky Castaways di Ilenia Romano, che lo interpreta con Michael Incarbone. Naufraghi del cielo – questa la traduzione del titolo – strettɜ tra l’infinitamente piccolo del Sé e l’infinitamente grande dell’Altrǝ.
Sul prolungato suono di un lancio sempre rimandato, un caricamento che cresce, cresce, cresce, ma non arriva mai a compimento, si tengono, si separano, e si ritrovano nell’intimità di un istante smisurato. Romano ha fatto tesoro di un saggio fondamentale come Gödel, Escher, Bach. Un’eterna ghirlanda brillante di Douglas R. Hofstadter – un grande logico, un grande pittore, un grande musicista, per parlare di arte, matematica, scienze cognitive, musica, giochi – per costruire una partitura che è un sistema razionale che respira in un organismo duale.
Un senso d’eterno, dunque, in un’apparente fissità che, in realtà, è un costante alternarsi di inizi e fini. Sul palcoscenico del mondo che continua da me a te.
VITA DI SAN GENESIO
testo e regia Alessandro Paschitto
con Mattia Lauro, Raimonda Maraviglia, Francesco Roccasecca
un progetto Ctrl+Alt+Canc
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Vincitore Residenza MigraMenti 2023
Short List Forever Young 202 – La Corte Ospitale
Finalista Bando Scaramouche 2023
Semifinalista Scenario 2023
DOTTOR CECHOV. IL CUORE COME VA?
Primo studio
regia Marco Di Costanzo
scrittura scenica Marco Di Costanzo con il gruppo di attrici e attori
liberamente tratto dall’opera di Anton Čechov
con Domenico Cucinotta, Stefano Parigi, Miriam Russo, Monica Santoro
responsabile tecnico Eva Sgrò
assistente alla regia Matilde Mochi
produzione Teatro dellʼElce
residenze artistiche Teatri dʼImbarco, Teatro delle Donne
con il sostegno di Fondazione Toscana Spettacolo, Centro di Residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt), Comune di Sansepolcro
con il contributo di Regione Toscana, Fondazione CR Firenze, Comune di Firenze
LA FAME (titolo provvisorio)
drammaturgia Alberto Fumagalli
regia Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli
con Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli
costumi Giulio Morini
assistente alla regia Tommaso Ferrero
responsabile organizzativo/produttivo Pietro Morbelli
BREVIARIO DI SITUAZIONI IN CUI OCCORREREBBE AVERE QUALCHE FONDAMENTO DI TAO
di Tristeza Ensemble
drammaturgia Matteo Gatta
regia Viola Marietti e Matteo Gatta
con Matteo Gatta, Joshua Isaiah Maduro, Viola Marietti, Alessandro Xin Zheng
assistenza alla regia Giuseppe Aceto
scenografia Federico Biancalani
dramaturg Gabriele Gerets Albanese
tecnica di scena Mattia Sartoni
voci registrate Valentina Ghelfi
con il sostegno di Capotrave/Kilowatt, Giallo Mare Minimal Teatro, Teatrino dei Fondi
grazie a Arcaduemila, Lorenzo Martini e Giulio Cai
THE PLAYHOUSE (titolo provvisorio)
concept, regia, luci, spazio Vincenzo Schino
coreografia Marta Bichisao
pittura Pierluca Cetera
performer Marta Bichisao, Beatrice Leonardi, Luca Piomponi, Simone Scibilia
suono Dario Salvagnini
SKY CASTAWAYS
concept e coreografia Ilenia Romano
collaborazione al movimento e interpreti Michael Incarbone e Ilenia Romano
collaborazione drammaturgica Roberta Nicolai
luci Leonardo Badalassi
produzione PinDoc
residenze artistiche spazioK.Kinkaleri Centro di Residenza Regionale, Versiliadanza, Associazione Sosta Palmizi,
con il contributo di Fabbrica Europa – IterCulture, Viagrande Studios
Teatro Nardini, Rosignano Marittimo (Livorno) | 20, 21 giugno 2025