Le recenti vicissitudini delle Commissioni Ministeriali (e non solo) impongono un profondo sforzo di analisi, riflessione e proposta.
Non abbiamo mai nascosto le nostre critiche alle politiche culturali del governo e delle Autonomie Locali (governati a volte dalla destra a volte dalla sinistra) e alle storture dei meccanismi di assegnazione del FNSV aka FUS.
Quello che sta accadendo ha radici antiche. Il DM del 2014, che ha riformato il FUS e introdotto il nuovo algoritmo, aveva cancellato l’espressione “teatro pubblico”. Il DM del 2025, quello attualmente in vigore, ha cancellato l’espressione “rischio artistico”, ovvero la necessità di innovare, di promuovere il ricambio generazionale, di insediarsi in territori privi di presidi culturali, di aprirsi a nuove fasce di “spettatori potenziali”.
Queste scelte hanno di fatto equiparato il teatro pubblico all’impresariato privato (con alcune conseguenze paradossali: per esempio, i teatri pubblici sono almeno in teoria assoggettati alle procedure degli enti pubblici, mentre gli organismi privati hanno vincoli molto minori).
Un’impostazione del genere rischia di ridurre lo spettacolo dal vivo a puro intrattenimento, al consumo di prodotti che spesso sono sottoprodotti delle industrie dell’audiovisivo, più ricche e potenti.
A giudicare dai punteggi assegnati dalle Commissioni, il rischio artistico e culturale non viene soltanto escluso dalla valutazione, ma deve essere punito. Basta guardare a quello che è accaduto al Teatro della Toscana (e confrontare le stagioni 2024-25 e 2025-26) e a Santarcangelo (da decenni la vetrina internazionale della ricerca teatrale italiana).
Non è difficile immaginare alcune conseguenze di un’impostazione radicata in una visione dello spettacolo dal vivo che appare ormai obsoleta, dopo oltre un secolo di mezzi di comunicazione di massa.
# Vengono penalizzate soprattutto le esperienze più innovative sul piano estetico e organizzativo, nel rapporto con il pubblico e con i territori, nelle forme di partecipazione e co-progettazione. In generale, vengono marginalizzate le progettualità che utilizzano lo spettacolo dal vivo con obiettivi di attivazione e di coesione sociale, di formazione, di creazione di cittadinanza attiva. Sono esperienze che non a caso vengono spesso sostenute da realtà estranee al comparto culturale (sanità, istruzione, giustizia, welfare, turismo…) e che le istituzioni culturali ancora faticano a comprendere.
# La prospettiva aziendalista del Decreto, presente fin dal 2014, penalizza (per ragioni che è inutile ricordare) le realtà che operano al Sud e in generale nelle aree periferiche (un tema che dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni delle Autonomie Locali).
# La richiesta di aumento delle spese militari al 5% del bilancio dello Stato (con presumibile drenaggio da sanità, istruzione, sistema pensionistico, e naturalmente qualcosa anche dalle briciole attualmente destinate alla cultura) implica un drastico ridimensionamento del welfare state. Si parla anche di una profonda revisione di Creative Europe, che in questi anni aveva sostenuto molte esperienze innovative.
# Svilire la funzione pubblica e il rischio artistico rende i soggetti sovvenzionati dal denaro pubblico sempre meno distinguibili da quelli privati. Senza una chiara distinzione delle funzioni tra pubblico e privato si prefigura una forma di concorrenza sleale che potrebbe essere sanzionata dalla Comunità Europea.
A partire da queste considerazioni, riteniamo utile aprire una riflessione collettiva su questi temi, attraverso interventi e incontri pubblici.
Una prima funzione del gruppo di lavoro sarà quella di osservatorio delle politiche per lo spettacolo. La seconda sarà quella di organizzare un incontro pubblico, in presenza e in streaming, intorno alla metà di luglio, per elaborare una proposta che valorizzi la funzione pubblica e gli obiettivi del sostegno del governo e delle Autonomie Locali allo spettacolo dal vivo.
Hanno finora aderito ad AnnoZero
Altre Velocità
ARCI
Associazione Culturale Ateatro ETS
Che Fare
C.Re.S.Co.
Roberto Cuppone (Università di Genova)
Guido Di Palma (Università di Roma “La Sapienza”)
Massimo Marino (Doppiozero)
Mario Bianchi (Eolo Ragazzi)
Rita Maria Fabris (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna)
Mimma Gallina
Ilaria Lepore (Università di Roma “La Sapienza”)
Living Impresa Sociale
Lorenzo Mango (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
Marta Marchetti (Università di Roma “La Sapienza”)
Salvatore Margiotta (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”)
Andrea Maulini (Profili)
Rossella Mazzaglia (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna)
Paneacquaculture
Laura Peja (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Carolina Pedrizzetti (Civica Scuola Paolo Grassi di Milano)
Armando Petrini (Università degli Studi di Torino)
Alessandro Pontremoli (Università degli Studi di Torino)
Stratagemmi Prospettive Teatrali
Ira Rubini (Radio Popolare)
Lo Stato dei Luoghi
Stefano Romagnoli (spettatore professionista)
Roberta Ferraresi (Il Tamburo di Katrin)
Teatro e Critica
TrovaFestival
e inoltre (lista in corso di aggiornamento)
Isola di Confine
Raul Iaiza (Regula Teatro)
Stefania Minciullo (operatrice culturale di rete)
Andrea Porcheddu
Teatro dei Borgia
PER ADESIONI SCRIVERE A segreteria@ateatro.org