OLINDO RAMPIN | C’è sempre un libro importante che non abbiamo letto. Di solito lo scopriamo per caso e il lieve disappunto narcisistico è subito sostituito dalla sottile gioia per la nuova esperienza conoscitiva che potremo fare. Nei prossimi giorni ci aspettano, circondati dal dictionnaire des idées reçues dei vicini di ombrellone, le 528 pagine di L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali di Charles Darwin nella edizione italiana Bollati Boringhieri. Il merito è di un assolo etologico-cabarettistico, scritto e interpretato dal marchigiano Daniele Vagnozzi. Lievi e conviviali, dal titolo vagamente pubblicitario-canzonettistico, le sue Emozioni da bere hanno aperto l’agenda di appuntamenti di PolverigiFEST, che l’attrice Viola Graziosi ha diretto, insieme a Marche Teatro e al suo direttore Giuseppe Dipasquale: nuova rassegna che prende il posto del glorioso festival internazionale diretto da Velia Papa.

Come un altro signore dalla lunga barba, Karl Marx, che viveva nella stessa città, Londra, e negli stessi anni ma con cui curiosamente Darwin non si è mai incontrato, lui – un gentiluomo vittoriano e non un pensatore rivoluzionario – ha dato un contributo non meno importante a una filosofia materialistica e anti-idealistica, oggi come ieri avversata da tutte le parti. Tra le conseguenze di incalcolabile importanza, c’è il fatto di aver ferito a morte l’antropocentrismo ricollocando i sapiens nella loro più corretta dimensione: quella di animali. L’anti-cartesiano «L’animal que donc je suis» di Derrida deve qualcosa anche a Darwin.
Tight e cilindro come un lord inglese ottocentesco, con la sorniona leggerezza di un colto entertainment, Daniele Vagnozzi ha condotto gli spettatori seduti ai tavolini di un bar a esprimere i propri stati d’animo attraverso la scelta di cocktail viola, verdi, rosa, arancioni, concepiti e intitolati ognuno a una emozione primaria. Conversando con il pubblico, ha sfruttato come un anchorman dall’ironia rétro l’occasione alcolica e il rilassamento ansiolitico conseguente, per mostrare in sei mosse come le emozioni ci apparentino al mondo animale e siano un fatto eminentemente privato, personale, che non ama la dimensione pubblica. Come quando chiediamo a qualcuno «Come stai?», e non ci aspettiamo certo, anzi temiamo, di sentircelo raccontare davvero. Un “darwinismo per le dame” di pronta ma non triviale beva, come direbbero gli eno-giornalisti nel loro mostruoso neo-italiano.

All’istruttivo aperitivo darwiniano sono seguite, per due giorni, le premières di due lavori di danza andate in scena nel cuore della nobile scenografia arborea del Parco di Villa Nappi. In un classico gioco di analogie e differenze, potremmo collocare nella casella delle prime un certo fauvisme figurativo.
In Le ali non si sottraggono la traiettoria coreografica di Elisa Spina è una chiosa interlineare dei generosi cromatismi sonori di Alessandro Baro, o meglio ne è la matrice e la filiazione al tempo stesso. I rumori naturali provocati dai rimescolamenti manuali dentro una boule piena d’acqua introducono l’emersione progressiva della figura della performer; all’inizio ancora allo stadio di crisalide, semi-mobile a terra, chiusa in una sua solitudine, tesa a una liberazione da sé, pantaloni e top color sabbia di diversa tonalità. Conquistata a costo di contorsioni la posizione seduta, il volto, prima interamente coperto da un velo, come in una danza primitivo-rituale di valore propiziatorio, si rivela poi pieno di una gioia di vivere primitiva, tutta interna, implosa e stupefatta di sé negli occhi e nel sorriso giovane, che risponde via via alle sonorità più aperte e distese del musicista, prodotte da un flauto dolce, ispirate a un panismo arcaico, espresse da una chitarra acustica e da una chitarra elettrica, sempre in una vivace texture improvvisativa, di spontaneo vitalismo.

Lo stesso Alessandro Baro ha più ampiamente sviluppato la gamma delle sua tavolozza di virtuoso del fingerpicking e dell’open tuning in un concerto nel Cortile di Villa Nappi, Prima del tempo, svelando insieme la sua vena di generoso cantautore, animata da una forte adesione esistenziale alla sua terra, un Conero intatto e senza tempo, di cui ritrae sensibili paesaggi marini e umani, da una intensità degli affetti familiari e dei rapporti amorosi, dal candore di una tensione a una maggiore verità nelle relazioni umane e sociali.
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Quella di Nicholas Baffoni e Camilla Perugini, intitolata Algos / 400 millimetri dopo, produzione Hunt CDC, è invece una danza a due che vive della sincronia e insieme del corpo a corpo tra i due danzatori. Gemelli nei costumi, virati su un feriale blu e azzurro, gemelli nel disegno armonioso o spezzato dei gesti, la loro notevole energia interpretativa ruota tutta intorno al supporto e al gioco di prese offerti da un salvagente arancione, perno onnipresente della scrittura corporea e boa di salvataggio reale e allegorica. Il dolore indicato nel titolo si collega a un disastro, un’alluvione specifica avvenuta nel territorio marchigiano, ma può significare più universalmente ogni naufragio, fisico e spirituale.

La breve conclusione, nel tentativo di connettersi a una perspicua leggibilità del “messaggio”, sorprende per il viraggio improvviso di toni e simboli: l’espressione accentuata del panico in lei, china sulla ciambella, la riapparizione in scena di lui con una sorta di acquario quadrangolare applicato alla testa. Il lavoro è la prima restituzione di una residenza artistica, e sarà presumibilmente sviluppato e maturato in ulteriori direzioni.
Filippo Paolasini, Ciao amore ciao
E’ un mosaico di linguaggi Ciao Amore Ciao, un’inchiesta su Luigi Tenco, spettacolo diretto e prodotto dagli Asini Bardasci e andato in scena al Teatro della Luna. Concerto-spettacolo, biografia teatrale e indagine giornalistica si mescolano per ripercorre la dolorosa parabola di uno dei maggiori cantautori italiani del dopoguerra. L’autore, Filippo Paolasini, anche interprete con Francesca Zenobi, è un Tenco atipico rispetto alla figura ombrosa, introversa e malinconica che si è soliti associare al cantautore morto prematuramente. Paolasini recita, canta, suona, ricostruisce i molti aspetti non chiariti della morte, rilumeggiando l’ipotesi dell’omicidio travestito da suicidio, l’assassinio di una figura scomoda perché critica e contestataria, non integrabile nello star system dell’epoca. Le relazioni amorose e affettive di Tenco, la figura della madre e di Dalida, rivivono grazie alla generosa interpretazione in più ruoli di Francesca Zenobi e all’efficace coinvolgimento anche attoriale dei musicisti, Alessandro Centolanza (chitarra e contrabbasso), Elena Lodovici (pianoforte) e Andrea Jimmy Catagnoli (sassofono).
EMOZIONI DA BERE
Il primo cocktail show sulle emozioni
prima rappresentazione
regia interpretazione drammaturgia Daniele Vagnozzi
supervisione alla regia Alessandro Savarese
costume e oggetti di scena Stefania Cempini
ideazione cocktail Sebastian Lombardo/Raval
produzione Marche Teatro
LE ALI NON SI SOTTRAGGONO
movimento e coreografia Elisa Spina
composizione sonora e musica dal vivo Alessandro Baro
costumi Elisa Spina
sostegno alla produzione Compagnia Naturalis Labor
con il sostegno di Inteatro Residenze, Marche Teatro, Red Frames + studios
ALGOS / 400 MILLIMETRI DOPO
prima rappresentazione
di e con Nicholas Baffoni e Camilla Perugini
assistenza alla drammaturgia Marco Lattuchelli
musiche originali G. Morale
produzione Hunt CDC con il sostegno di Alloggiando Art Fest e Inteatro Residenze
PRIMA DEL TEMPO
Concerto di Alessandro Baro
CIAO AMORE CIAO, UN’INCHIESTA SU LUIGI TENCO
di Filippo Paolasini
con Filippo Paolasini, Francesca Zenobi, Alessandro Centolanza (chitarra e contrabbasso), Elena Lodovici (pianoforte) e Andrea Jimmy Catagnoli (sassofono)
luci Marco De Rossi
regia Asini Bardasci
produzione Asini Bardasci
PolverigiFEST, Polverigi (AN) | 10 e 11 luglio 2025
Immagine in evidenza e foto di scena: ph Giulia Di Vitantonio




