SOFIA BORDIERI | È tornato quel momento dell’anno in cui a Serradifalco succede lo straordinario. Il piccolo paese di poco più di cinquemila abitanti è il luogo in cui si svolge Performare Festival che ha dedicato la prima settimana di anteprima, dal 26 al 31 luglio, a residenze artistiche, appuntamenti performativi e di formazione con la felice presenza di Silvia Gribaudi, Andrea Rampazzo e Nicola Simone Cisternino. Giunto alla settima edizione, diretto da Simona Miraglia e Amalia Borsellino del Collettivo SicilyMade, il festival continua a investire in un territorio periferico dell’entroterra siciliano appartenente al libero consorzio comunale di Caltanissetta dove quest’anno, per la prima volta, la programmazione è stata suddivisa in due settimane non continuative. Il prossimo appuntamento sarà dal 1° al 6 settembre con una programmazione che vedrà ospiti come Balletto Civile/Giulia Spattini, Agostina D’Alessandro, Fattoria Vittadini/Maura Di Vietri, Camilla Montesi, Ocram Dance Movement, Compagnia Zappalà Danza, Michele Scappa, Delfina Stella, Giovanna Velardi.
Per il secondo anno siamo stati presenti con Tavolo PAC – riflessioni e scritture condivise sulla danza contemporanea, un laboratorio di scrittura per giovani dai sedici anni. Gli incontri sono stati un tempo per dialogare, per porre domande e dare spazio a riflessioni e confronti sugli spettacoli in programma. Inoltre quest’anno alcuni dei partecipanti, già presenti nella scorsa edizione, hanno dedicato il loro tempo alla scrittura di un report sulla residenza artistica di Nicola Simone Cisternino, cui hanno partecipato in qualità di danzatrici. Un diario di bordo personale che vede la scrittura come ulteriore strumento di crescita artistica, incorporazione di pratiche, collaborazione diretta alla creazione di documenti d’archivio.
In questo articolo diamo allora spazio agli sguardi su ZTL – Zona a Traffico Limitato di Andrea Rampazzo e Estratti | Suspended Chorus di Silvia Gribaudi e, a seguire, tre brevi frammenti degli scritti sulla residenza di Cisternino intitolata I fiori della notte. Alcune avventure, un percorso di ricerca sulla fiaba e sulla testualità finalizzato all’elaborazione di pratiche fisiche e sistemi coreografici compositivi restituiti in scena sotto forma di studio.

Appena entrati dal cancello nel piazzale all’aperto del Teatro A. De Curtis, ZTL – Zona a traffico limitato è già iniziato, Andrea Rampazzo, danzatore e autore della performance, corre sul posto, al centro di una piccola area quadrata perimetrata da scotch a strisce rosse e bianche. Distribuisce a ognuno un foglio bianco e nello spazio attorno a lui si notano più forme, sei in totale e di varie dimensioni. Il performer ci ha chiesto di descrivere il foglio, raccogliendo informazioni dal pubblico: semplice, A4, bianco, liscio, di carta. Seguendo le sue istruzioni lo abbiamo piegato fino a realizzare un aeroplano, così il foglio da semplice è diventato ottuplice.
Abbiamo poi iniziato il gioco: dieci volontarie sono state invitate a scegliere una persona sconosciuta da coinvolgere. Seguendo le indicazioni del master-performer venti giocatrici e giocatori dovevano occupare la stessa forma curandosi che nessuno fuoriuscisse per poi contare fino a tre all’unisono senza mettersi d’accordo. Man mano che l’obiettivo veniva raggiunto, però, le dimensioni delle forme diminuivano progressivamente fino al piccolo quadrato della corsa iniziale. Rampazzo allora ci ha invitato a una nuova collaborazione: ridurre il gruppo a cinque partecipanti che, infine, con voglia di vincere ha raggiunto l’obiettivo.
La serata si è conclusa con molti pensieri perché l’esperienza che ha fatto vivere e vedere l’autore è stata unica, dando modo a tutti di riflettere profondamente su ciò che era accaduto.
Scritto da Liù Perri

Suspended chorus ci ha fatto provare emozioni forti, stimolandoci a riflettere. Silvia Gribaudi ha iniziato da sola, dicendo che aveva paura, che era difficile, che si sentiva strana. Parlava del suo corpo, di come lo sentiva e lo vedeva, in modo molto preciso e profondo. Dopo aver chiesto i nomi di alcune persone dal pubblico, ha parlato con loro condividendo le sue sensazioni. Questa interazione ci ha fatto sentire coinvolte, come se anche noi facessimo parte della sua storia. Continuando a parlare poi, ha annunciato di lasciare il paese insieme alle persone che respirano con lei: un’immagine forte che fa pensare subito a un legame umano. Ritornando al movimento, ha ricominciato a danzare, poi si è seduta in mezzo alla strada e alla fine è fuggita. Fermandosi ha chiesto: “Cos’è una danza?”; forse voleva dirci che la danza è una ricerca, qualcosa che non si spiega ma si vive.
Quello di Gribaudi è stato uno spettacolo intenso che ci ha rese vicine a lei. Abbiamo pensato al corpo, alla paura e a come ci si può sentire insieme agli altri.
Scritto da Vittoria Giugno

26/07/2025 – Vanessa Strazzanti
Questa volta dovevamo immaginare di viaggiare all’interno del nostro corpo e creare dei movimenti a seconda della nostra forma. Nicola ci guidava con la voce: eravamo sangue poi molecole, muscoli, ossa, pelle… Con questa pratica ho conosciuto nuove sensazioni e nuovi movimenti del mio corpo. Poi abbiamo lavorato sulla potenza e sull’impotenza. Dovevamo spostarci da un punto per giungere in un altro eseguendo un movimento incontrollato, come se fosse solo il corpo a decidere; il ritorno dal punto Y a X doveva andare all’inverso ovvero doveva essere la mente a decidere.
Ho riscontrato difficoltà in entrambi i casi, come se non riuscissi a seguire né il corpo né la mente, come se non riuscissi a trovare nemmeno un equilibrio tra i due. Ho riflettuto molto su come la danza possa dare delle risposte sulla nostra vita quotidiana. Durante le nostre giornate capita di fare qualcosa contro voglia e soprattutto di agire in automatico senza rendersi conto davvero, ma capita anche di acquisire potenza. Quel momento in cui siamo noi a guidare il nostro corpo e quindi a prendere in mano le decisioni della nostra vita.
27/07/2025 – Martina Di Gloria
Nel pomeriggio, prendendo un foglio bianco ognuna di noi, ancora come un flusso, ha riportato segni, linee, curve seguendo delle indicazioni che variavano man mano. Lo spazio, delimitato dal foglio, si è poi esteso sul pavimento con l’ausilio di oggetti concreti, creando delle istallazioni. Man mano che modificavamo la figura, così come lo spazio, mi sono sentita interconnessa con il resto del gruppo, un’unica mano su una tavola da scacchi.
Tra gli oggetti era presente una sedia che potevamo posizionare a nostro piacimento e così anche il corpo, a turno, instaurando un’interazione chiara con essa. Chi osservava poteva comunicare ciò che l’azione aveva suscitato, in una sola parola, aggettivo o verbo.
A seguire, abbiamo preso in analisi l’apparato scheletrico che abbiamo percepito sui nostri corpi e poi dato forma grafica. […] Il corpo ha poi subito un mutamento, un corpo sul quale potevamo apportare nuove caratteristiche anatomiche, anche oniriche, con il quale abbiamo danzato. Mutava il corpo, e così anche il movimento.
28/07/2025 – Manuela Di Pietra
Ognuna di noi ha condiviso il proprio desiderio in quel momento con la speranza che potesse realizzarsi. Il mio era: “Desidero uscire da me stessa per un momento e osservare come la mia danza arriva agli altri.” Subito dopo, ci è stato chiesto di osservare una parte della parete davanti a noi: un chiodo sporgeva da un riquadro di colore più scuro, come se mancasse qualcosa, come se ci fosse un vuoto da colmare.
Da lì è iniziato il nostro movimento, guidato dal bisogno di esprimerci e colmare quel vuoto, esplorando anche la voce e gli oggetti intorno a noi in modi inaspettati. Abbiamo usato una ciabatta come fosse un telefono, sperimentato i diversi usi di un pezzo di cartone, ci siamo adattate con posizioni insolite su una sedia, e ho perfino usato la mia maglietta fluo per “vestire” quella sedia. A poco a poco, abbiamo trovato connessioni tra di noi, fino ad arrivare a un finale condiviso. È stato un momento stranamente magico, quasi surreale.
Subito dopo ci è stato chiesto di annotare liberamente tutto ciò che ci passava per la mente entro un limite di tempo, lasciando emergere i nostri pensieri intrusivi.
ZTL – Zona a Traffico Limitato
Ideazione e realizzazione Andrea Rampazzo
Produzione Associazione Culturale Zebra (IT)
ESTRATTI | SUSPENDED CHORUS
concept, regia, coreografia, danza Silvia Gribaudi
co-regia e video Matteo Maffesanti
assistente e consulenza coreografica Andrea Rampazzo
musiche Matteo Franceschini
disegno luci Luca Serafini
styling Ettore Lombardi
consulenza drammaturgica Annette Van Zwoll
consulenza artistica Camilla Guarino, Giuseppe Comuniello
consulenza tecnica Leonardo Benetollo
creative producer Mauro Danesi
produzione Associazione Culturale Zebra (IT)
coproduzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale (IT), La Corte Ospitale (IT), Rum för Dans (SE), Le Gymnase CDCN – Roubaix (FR), What You See Festival (NL)
Performare Festival | 26-31 luglio 2025, Serradifalco (CL)






