SARA PERNIOLA | Nell’articolo di Renzo Francabandera abbiamo raccontato la prima parte del viaggio proposto da Danza Urbana a Bologna, ora torniamo a seguire il festival per approfondirne le ultime giornate, in cui la riflessione continua a incentrarsi sulla città come palcoscenico e luogo di incontro con il pubblico ma anche sugli interrogativi più urgenti del nostro tempo: i linguaggi del corpo diventano non solo strumento per interrogare le trasformazioni interiori di ognuno di noi, ma anche per investigare quelle urbane e per raccontare i danni che l’azione umana ha provocato sull’ambiente. E la danza non si limita ad abitare lo spazio ma lo mette in discussione, lo attraversa e lo restituisce come specchio di una collettività chiamata a ripensare il proprio rapporto con la natura e con i luoghi che vive. Un proseguimento che non è semplice ripetizione, quindi, ma sviluppo naturale di un discorso che il festival porta avanti da anni con coerenza e rinnovata vitalità.

Il primo spettacolo a cui assistiamo – la sera di venerdì 5 settembre presso la Serra Madre, centro di produzione culturale di Kilowatt – è Cry violet, creazione coreografica di e con Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, su partitura sonora di Teho Teardo. Il titolo, che richiama un fiore ormai estinto, diventa fin da subito chiave d’accesso a una riflessione potente sulla colpa e sulle strategie – autentiche o illusorie – che l’essere umano mette in campo per tentare di espiarla, grazie a un linguaggio gestuale rigoroso e morbido allo stesso tempo, che affonda nell’iconografia del peccato originale per restituire posture ed espressioni di dolore e vergogna. In questa partitura fisica, infatti, la colpa non è mai un concetto astratto: diventa gesto reiterato, corpo che sprofonda e resiste, come se fosse un tentativo continuo di cancellare le tracce dell’errore, evocando l’ossessione shakespeariana di Lady Macbeth. La pratica del “pulire” si ripete, così, con una meccanicità ipnotica, evocando un rituale tanto intimo quanto collettivo, metaforizzando l’uomo che prova a espiare i danni inflitti all’ambiente con pratiche di facciata, ingannevoli, che ricordano il fenomeno del greenwashing.

ph. Stefano Scheda

In questo cortocircuito, gli oggetti di scena – panni verdi in microfibra, deodoranti per ambiente – si caricano di significati simbolici, diventando contenitori di lacrime e di un dolore irrisolto, come se fossero dei prolungamenti dei corpi sinuosi di Panzetti e Ticconi che danzano all’unisono, vestiti in maniera austera, asciutta, con stivali e tutone grigie recanti la scritta in verde Cry Violet. La coreografia, infatti, costruisce un linguaggio che alterna slanci, contrazioni e rituali, rendendo visibile il dolore e la responsabilità attraverso la danza stessa. È così che i movimenti si ripetono coinvolgendo sensi e sentimenti degli spettatori, oscillando tra resistenza e cedimento, dove le geometrie delle braccia che si intrecciano, delle gambe che si toccano e dei visi che si sfiorano, trasformano lo spazio, scandendo le paure della distanza e della vicinanza, e in cui il corpo diventa al tempo stesso strumento narrativo e specchio di una coscienza inquieta.

Il giorno successivo – nel pomeriggio, al Mambo – osserviamo il nuovo progetto di Micce, intitolato Kit/Spazi di futuro e sviluppato insieme alle studentesse e agli studenti del Liceo artistico Arcangeli di Bologna, pensato per rispondere a questo interrogativo: di quali strumenti abbiamo bisogno oggi per costruire il futuro che desideriamo? Un lavoro che volge lo sguardo verso il mondo adolescenziale e che si ispira ad A Killjoy Survival Kit, tratto dal libro Living a feminist life di Sara Ahmed (Duke University Press, 2017), dove la sopravvivenza è intesa come un atto rivoluzionario di trasformazione, in cui non si cercano vie di fuga ma aperture e sconfinamenti capaci di raggiungere ciò che sta fuori, dove il futuro immaginato possa non solo definire sé stessi, ma includere tutte e tutti.

ph. Gino Rosa

Tale materiale emotivo viene rappresentato in scena da tre performer che abitano lo spazio attraverso parole, movimenti coreografici, visioni e necessità nate dall’immaginario adolescenziale, portano in rotazione sulla schiena un tablet che proietta immagini di una natura misteriosa e mutevole, mentre sugli schermi posti di fronte a loro e a noi compaiono altre figure di studentesse e di studenti, intrecciando così presenza fisica e testimonianza virtuale. I danzatori – vestiti in maniera casual – abitano la scena ora facendo assoli, ora danzando insieme, alternando a movimenti veloci, definiti, una gestualità più lenta e sospesa, come se fossero degli animali che esplorano il mondo a loro circostante, annusando gli odori e captando i pericoli, mentre si conoscono l’uno con l’altro. La creazione interroga, così, valori, ideali, pratiche e sentimenti da portare con sé nel tempo a venire, aprendo, attraverso l’intreccio dei corpi e le voci delle nuove generazioni, luoghi altri, in cui riflettere su come sopravvivere al prossimo futuro e su come trasformare questa stessa sopravvivenza in pratica di resistenza, rivoluzione e cambiamento.

Successivamente ci spostiamo presso il Parco 11 settembre 2011, dove partecipiamo a una vera e propria esperienza di cronaca danzata, di e con l’artista multidisciplinare Álvaro Murillo: una performance intensissima – già vincitrice di numerosi premi internazionali di danza contemporanea – che coreografa l’opera Bodas de sangre di García Lorca in versione flamenca e che restituisce al pubblico la potenza della relazione tra danza, creatività e dolore. 8 km a Mula, infatti, restituisce una vicenda drammatica – la fuga di una sposa con il suo amante il giorno delle nozze, inseguita dallo sposo fino al tragico epilogo: due amanti che percorrono otto chilometri senza mai giungere all’alba del loro amore proibito – attraverso una scrittura del corpo impetuosa e viscerale, capace di tradurre in gesto l’istinto che spinge all’unione irrazionale e, allo stesso tempo, la tensione che oppone i protagonisti alle convenzioni sociali.
La narrazione prende corpo su una pedana di legno, posta al centro del parco come un’isola sonora, da cui i colpi dei tacchi risuonano nell’aria, accompagnati dall’espressività struggente e drammatica di Murillo: gli spettatori, disposti in semicerchio, diventano parte di questo rito, avvolti dalla vibrazione del movimento e dal ritmo percussivo del flamenco. Persino i saluti finali, infine, non spezzano l’incanto: anch’essi danzati, restano fedeli al linguaggio della performance, che si conclude con la stessa forza con cui è iniziata, incisiva e vibrante fino all’ultimo gesto.

ph. Stefano Scheda

L’incontro – creazione vincitrice di Danza Urbana XL 2023 – azione del Network Anticorpi XL e del Premio del pubblico come migliore coreografia al Concorso Coreografico Internazionale Masdanza 2024 – della Compagnia Bellanda, chiude il nostro tour performativo. Rappresentato ancora nel Parco 11 settembre, prende forma in una coreografia sorprendente, fatta di incastri tra i corpi dei danzatori Giovanni Leonarduzzi – anche direttore artistico della compagnia – e Lia Claudia Latini, che si intrecciano in movimenti quasi acrobatici, ripetuti in loop fino a diventare ipnotici. Sostenuti da un’espressività potentissima e accompagnati dalla musica catartica dei Sigur Rós, proiettano gli spettatori in un altrove sospeso tra forza ed emozione, dove la la tecnica e la filosofia della breakdance dialogano con le visioni della danza contemporanea, generando un linguaggio ibrido in cui tradizione e cultura del territorio si fondono con la ricerca e l’evoluzione delle tecniche di danza. L’incontro fra i performer – vestiti con scarpe nere e un due pezzi comodo che richiama una tuta militare – si trasforma così in un’esperienza necessaria e vertiginosa: un’epifania che spalanca lo sguardo e ci ricorda che il mondo prende vita solo quando diventa spazio condiviso.

ph. Gino Rosa

La XXIX edizione del Festival, dunque, ha offerto anche quest’anno la possibilità di indagare, nei paesaggi urbani della città, il potere che ha la danza di nutrire lo sguardo e di offrire una prospettiva critica sul presente: arte resistente e fuori dal tempo, la danza sa non solo inabissarsi nel reale e sottrarsi alle logiche del mercato ma anche sfuggire a ogni tentativo di incasellamento, aprendo fratture di senso su cosa sia la danza e su come decide come affiorare, oggi.

CRY VIOLET

coreografia, performance, costumi Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi
composizione sonora Teho Teardo
illustrazione grafica Ginevra Panzetti
creazione originale realizzata nell’ambito di Esplorazioni un progetto di Triennale Milano in collaborazione con Volvo Italia
con il sostegno di Lavanderia a Vapore / Piemonte dal Vivo, Torino (IT), Rampe, Stuttgart (DE)

KIT / Spazi di Futuro

ideazione e coreografia Francesca Penzo e Mariagiulia Serantoni
ricerca coreografica e performance César Arrayago, Luwam Aldrovandi Aweke, Beatrice Guastalla sound design e editing Andrea Parolin
tecnico audio e luci Alberto Tranchida
progetto video Studentesse e studenti del Liceo Artistico Arcangeli di Bologna
in collaborazione con Arci Bologna, Liceo Artistico Arcangeli di Bologna , Hamelin , Danza Urbana e Spazio Zeta
con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
nell’ambito del bando ACCCADE e parte di Bologna Estate 2025
Video credits Blossoming Viola Carella, Valentina Fanì, Lorenzo Marzoni, Morgana Mazzini, Chiara Salomoni Eden Diana Arbizzani, Chiara Marchi, Giorgio Corradini, Emma Veronesi, Caterina Zarattani Lucciole Giotto Caccioni, Arianna Camilleri, Sofia Giuliani, Sara Prestigiacomo, Francesca Tocci Senza titolo Arianna Rolfini, Maria Ginevra Petruz, Luca Barducci, Camilla Berardis, Nick Oliver Ehrlinger, Matteo Mortellaro

8 KM A MULA

direzione artistica e danza Álvaro Murillo
musiche Camarón de la Isla, Antonio Gades e Pata Negra
drammaturgia ispirata all’opera “Bodas de Sangre” (Nozze di sangue) di Federico García Lorca e alla successiva interpretazione in flamenco di Antonio Gades nel film di Carlos Saura sul flamenco di Antonio Gades
con la collaborazione di negro-brillo.net, Instituto Cervantes, Ambasciata di Spagna in Kenya, Festival DZM, URBAN FACYL, Mosqueradelavega, Espiral Contemporánea, SoloDos en Danza, Tejido Conectivo, Red Acieloabierto foto Marta Aschenbecher, Trayectos Dance Festival

L’INCONTRO 

autori e danzatori Giovanni Leonarduzzi e Lia Claudia Latini
musiche Sigur Rós
produzione Compagnia Bellanda Ets, organismo di produzione sostenuto dal MiC Ministero della Cultura

5, 6 settembre 2025 | Bologna