CHIARA AMATO | Apre la seconda settimana di MILANoLTRE Festival la giovane designer e coreografa, colombiana di origine ma attiva in Canada, Andrea Peña. In prima nazionale presenta, sul palco dell’Elfo Puccini di Milano, Replica: un’esperienza immersiva e stratificata sul concetto di corpo nel tempo.
In scena, come dei contemporanei Adamo ed Eva in un giardino distopico, ci sono Frédérique Rodier e James Phillips, due performer della sua compagnia Andrea Peña & Artists.
Il richiamo è immediato all’Eden biblico, con le complessità della modernità. Ma qualcosa non torna rispetto a quell’immaginario lontano: la scena (idea di Peña stessa, in collaborazione con Jonathan Saucier) è affollata, e presenta, a sinistra, una scala, una struttura metallica e un gancio dall’alto con un sacco appeso; al centro, delle taniche d’acqua; a destra, un tavolo coperto da un tappeto erboso e, sotto il suo perimetro, del terriccio. Infine, sullo sfondo, ci sono delle lunghe strutture tubolari luminose e un tendaggio di plastica trasparente, che separa da un’altra zona verde.
La sensazione di impatto che trasmette è di un caos contemporaneo, silenzioso e freddo, dove però l’elemento naturale, pur tornando anche nella parte audio (di Eƨƨe Ran) composta dal perenne cinguettio di uccelli, sembra svanire.
Le due figure umane che la popolano indossano solo un perizoma e delle scarpe da ginnastica: iniziano a muoversi sulle note di una musica assordante. Singolarmente reiterano in maniera ossessiva sequenze fisse, stando agli antipodi del palco.
Nel loro modo di stare in scena viene strizzato l’occhio alla fluidità dei generi e al mondo queer: sono seduttivi con il pubblico e si rotolano in questo terriccio; attraversano il tappeto verde sul tavolo e strisciano l’uno sull’altro.
I loro corpi iniziano una lotta – lanciandosi nello spazio e tirandosi dagli arti – e la musica incalza il ritmo. La coreografa li fa correre in cerchio senza tregua, stremando i due performer. La coppia gioca con le taniche d’acqua a turno, gettandosi al suolo a passi di danza; infine procedono a braccetto verso il pubblico sino e denudarsi totalmente al calare del buio.
Peña ci vuole raccontare un paesaggio diverso, fatto di corpi desideranti, non normalizzati e non regolati dalla paura. L’artista colombiana conosce bene l’estetica eco-queer, ben raccontata nel testo Natura e contronatura, di Dario Alì e Vincenzo Grasso. Lo spazio della contronatura è dove ciò che viene escluso dal “naturale” può finalmente prendere voce, amare, esistere, scardinando ciò che viene chiamato “normale” e restituendo spazio a ciò che è stato rimosso, marginalizzato e silenziato.
Anche nelle altre sue creazioni, la compagnia Andrea Peña & Artists mostra un forte pensiero critico e un’innovazione del linguaggio. La forza visiva del loro stile è molto impattante sul pubblico e ciò che è politico diventa etereo: ci parla di temi complessi, apre un dialogo sul corpo, mantenendo netta la sua poetica e la sua cifra artistica.

Tra gli spettacoli più attesi di questa edizione di MILANoLTRE, sicuramente si colloca l’anteprima nazionale del Centre Chorégraphique National – Ballet de Lorraine con due performance: Twelve Ton Rose e a Folie. Il Ballet de Lorraine, dopo oltre dieci anni sotto la direzione artistica di Petter Jacobsson, nel 2025 vede un importante cambio della guardia con l’arrivo di Maud Le Pladec.
Il primo spettacolo presentato sul palco dell’Elfo riprende una coreografia storica di Trisha Brown del 1996, che prevede in una scena vuota, nove danzatori che si alternano in momenti corali, duetti e assoli di danza. La Brown diverse volte nelle sue creazioni aveva utilizzato il paesaggio sonoro di Bach, Cage e Monteverdi, portando la danza al limite dell’astrazione musicale. In questo caso, sulle note di alcune composizioni per archi di Anton Webern, i danzatori si alternano in scena, in principio indossando abiti di colori alterni tra il rosso e il nero, mentre successivamente tutti si tingono o di rosso o di nero (costumi di Burt Barr). Un gioco stilistico d’effetto, che sottolinea le simmetrie e le opposizioni dei movimenti.
Questa alternanza non è l’unica: infatti la musica stessa viene inframmezzata da sviluppi coreografici nel totale silenzio. Tecnicamente è innegabile uno sfoggio di precisione e di fluidità dei movimenti; un gioco tra i passi della danza classica e non, dove gli artisti continuamente entrano e escono di scena dalle quinte laterali con passo frettoloso.
Quello che poco emerge è il lato interpretativo ed emotivo, risultando leggermente freddo, anche per il poco contatto visivo con la platea. Si sente il forte distacco tra quello che accade in scena e il pubblico: una raffinata dimostrazione di stile, ma che poco dialoga col reale, rimanendo in una dimensione altra.

Il secondo, con la coreografia di Marco da Silva Ferreira, è assolutamente agli antipodi: brucia di realtà, di vita e di “odori”. Sulla scena buia e nebbiosa iniziano a intravedersi i corpi del danzatori (ben ventiquattro in questo caso), tutti diversi nell’outfit: i costumi di Aleksandar Protic sono la prima cosa che balza all’occhio dello spettatore. Colorati, diversi, sensuali, buffi e fuori dal comune: i richiami vanno dagli eccentrici anni ’80 al bondage. I danzatori strisciano a lato della scena e, una volta radunati in gruppo, danno spalle al pubblico presi dalla loro contemporanea ritualità.
Il rito è ballare, in semicerchio, incitandosi, divertendosi, strusciandosi l’uno sull’altro.
D’altronde, il titolo dell’opera richiama la folia, un’antica danza popolare portoghese del XV secolo legata all’euforia, che ricorda il nostro carnevale, dove ogni regola e ordine possono essere sovvertiti. Mikhail Bachtin, in L’opera di Rabelais e la cultura popolare, diceva qualcosa che casca a fagiolo anche per questa operazione artistica: ‘Tutti venivano considerati uguali durante il carnevale. Qui, nella piazza della città, una forma speciale di contatto, libero e familiare, regnava tra le persone che di solito erano divise dalle barriere della casta, del reddito, della professione e dell’età’.
Ferreira utilizza questo stimolo della tradizione portoghese e lo contamina con la semantica corporea del clubbing e della street dance: crea una tribù della notte, che prima balla in cerchio, e poi prende tutto lo spazio della scena.
Inizia il gioco vero e proprio perché si divertono, si liberano: è un inno alla gioia, e una gioia per gli occhi assistervi.
Ossimorico l’utilizzo della musica di Luis Pestana, ispirata alla partitura di Arcangelo Corelli (Sonata per violino in Re minore “La Folia”, Op. 5 n. 12), con le luci colorate, da disco, e sensuali di Teresa Antunes. La sensualità, che risuona un po’ in tutto lo spettacolo, è sottile, ammiccante: nei gesti, negli sguardi, nei respiri ansimanti. Il culmine viene raggiunto nella sequenza in cui tutti i ballerini, a semicerchio e all’unisono, muovono le braccia al ritmo di un battito cardiaco, quasi formando una corolla fiorita.
Sulla pavimentazione, grazie al gioco delle luci, si ha un effetto specchiato come se i già numerosi performer in scena diventassero una marea, libera e euforica.
Il sentimento che straripa da questa performance è proprio la bellezza della libertà: totale, sociale e dei corpi, e lascia un brivido, forte.
REPLICA
ideazione, direzione artistica e coreografia Andrea Peña
coreografia in collaborazione con Frédérique Rodier, Marco Curci, Jean-Benoît Labrecque, James Phillips
con Frederique Rodier, James Phillips
assistenze alla coreografia Francois Richard
consulente alle prove Emily Gualtieri
musiche originali Eƨƨe Ran
disegno luci e drammaturgia visiva Hugo Dalphond
designer luci Olivier Chopinet
scenografia Andrea Peña, in collaborazione con Jonathan Saucier
responsabile di produzione Isabella Salas
tour manager Isaïe Richard
direzione tecnica Vladimir Cara
co-produzione Teatro Nuovo Napoli, Rum för Dans, Region Halland, Teater Halland, Hallands Konstmuseum, Kungsbacka Teater, Baerum Kulturhus, Agora de la danse, Circuit-Est centre chorégraphique
TWELVE TON ROSE
debutto 1996, ricreazione 2022 a cura di Trisha Brown Dance Company
coreografia Trisha Brown
con 9 danzatori e danzatrici CCN – Ballet de Lorraine
responsabili prove ricreazione 2022 Kathleen Fisher, Katrina Warren
musiche Anton Webern
disegno luci Spencer Brown
costumi Burt Barr
produzione CCN – Ballet de Lorraine
A FOLIA
coreografia Marco da Silva Ferreira
con 24 danzatori e danzatrici CCN – Ballet de Lorraine
assistente coreografia Catarina Miranda
musiche originali Luis Pestana, ispirate alla partitura di Arcangelo Corelli Sonata per violino in Re minore “La Folia”, Op. 5 n. 12
disegno luci Teresa Antunes
responsabile prove Valérie Ferrando
costumi Aleksandar Protic
produzione CCN – Ballet de Lorraine
coproduzione Mafalda Bastos, P-ulso
produzioni realizzate dal Centre Chorégraphique National – Ballet De Lorraine
con il sostegno di Ministère de la Culture – DRAC Grand-Est, Conseil Régional Grand-Est e Ville de Nancy
Teatro Elfo Puccini, Milano | 30 Settembre e 4 ottobre 2025




