STEFANIA CARVISIGLIA |Carl Fredrik Hill, pittore svedese nato nel 1849 e morto nel 1911, poco conosciuto in Italia, è fonte d’ispirazione dell’ultimo lavoro di Hotel Pro Forma (compagnia internazionale di performance art nata nel 1985, diretta da Kirsten Dehlholm e Marie Dahl), presentato al Teatro Argentina all’interno del Romaeuropa Festival.

In particolare, l’interesse è sulla parte della vita dell’artista in cui gli viene diagnosticata una schizofrenia paranoide e, dopo l’ospedalizzazione, si ritira a Lund, nella casa della madre e della sorella, dove produce oltre 4000 opere. Sembra che il distacco tra questa produzione e quella precedente sia incredibile: come se l’accesso ad altre forme di significazione della realtà – chiamata “malattia mentale” – avesse aperto lo sguardo su profondità inesplorate del sé, scavato nelle caverne del dolore e, con quelle stesse mani impastate d’umidità, ne fosse uscito un tratto crudo, lacerante, vero.
Il ritmo di Flammenwerfer sembra intrecciarsi con quello delle fluttuazioni cerebrali: suoni oscuri e paesaggi carnali tessuti all’interno di una struttura operistica immersa in un paesaggio vivente e visionario.

La scena si accende fiocamente: cinque figure sullo sfondo, in piedi, vicine, in controluce. Le sagome evidenziano gonne lunghe e larghe e una cuffia bombata in testa. È l’ensemble IKI, gruppo vocale sperimentale nato in Nord Europa nel 2009.

ph. Emma Larsson

Mentre il coro dà inizio alla performance musicale, vediamo sul fondale proiettato un piccolo, piccolissimo quadrato di luce. Mentre strizziamo gli occhi per osservarlo meglio, il quadrato comincia lentamente a ingrandirsi e a definirsi, fino a occupare l’intero fondale. È un’opera di Carl Hill, che con la sua enormità ci fa subito immergere nel suo universo intimo. Il coro si allarga in una linea orizzontale, con pochi e lenti movimenti. Si sovrappone al paesaggio e si fonde con esso.

Una nuova opera viene proiettata contemporaneamente sul fondale e su un telo trasparente (finora invisibile) posto davanti al coro, che viene così “racchiuso” nell’opera, che si sdoppia e si osserva. Con una nuova illuminazione, possiamo vedere il colore degli abiti: bianchi con giunture nere, in un tessuto che resta aderente nella parte superiore dei corpi e si allarga dalla vita fino a coprire i piedi (creazione dello stilista danese Henrik Vibskov).
La musica continua e l’ensemble emette vocalizzazioni di un genere inclassificabile, una sonorità fluida che guida gradualmente lo spettatore in luoghi di difficile accesso. Suoni che aprono varchi nelle classificazioni con cui siamo abituati a osservare le categorie musicali e, forse, il mondo stesso. Movimenti schizoidi, diagonali che smarginano le angolature.
Senza troppe premesse, dalla prima quinta a destra entra Blixa Bargeld (fondatore del gruppo Einstürzende Neubauten), con un abito gessato, i capelli lunghi e grigi, e brillantini sulle palpebre. Si ferma dopo pochi passi. Con asciuttezza prende il microfono e si innesta nel paesaggio sonoro. Alcune frasi vengono proiettate: 

ph. Emma Larsson

Dal principio di questo pianeta il cielo non si è mai ripetuto
Le nuvole non sbagliano mai
Nessuna ripetizione

Dopo aver cantato più volte queste frasi, come un mantra che rivitalizza una muscolatura profonda della realtà, che rimescola le carte di ciò che è considerato giusto e sbagliato, Blixa Bargeld esce così com’era entrato. Tornerà più volte, sempre alla stessa maniera.
Date queste coordinate, mentre i disegni continuano a susseguirsi e a muoversi tra le tende – tratti neri più o meno marcati, corpi umani, corpi animali, pezzi di corpi, paesaggi spezzati – l’ensemble dà voce alle voci interiori, e le gonne si gonfiano come mongolfiere, cambiando la configurazione dei corpi che le indossano.
Cominciano ad apparire i capitoli di un manuale di disturbi mentali: schizofrenia, erotomania, attacchi di panico, paranoia, eccetera. Ognuno di questi capitoli viene affrontato con testi e partiture di rimedi clinici e terapie violente e invasive– vocalizzate, gorgogliate – che ululano il dolore.

Da un altro punto di vista, ognuno di questi capitoli è ingerito nel corpo di Bargeld – che sembra incarnare il pittore svedese – e viene e-ruttato fuori, con gesti vocali e sonori mai comodi né accomodanti. Ci sono momenti in cui qualcuno in sala si tappa le orecchie. Ci sono momenti in cui il nervo vago è picchiato a sangue. Ci sono momenti in cui tutto il pubblico si riconosce in almeno uno di quei capitoli.
Ed è lì che qualcosa, rinchiuso in gabbie, salta, esplode. Flammenwerfer, in italiano Lanciafiamme, compie la sua opera: devasta le fissità mentali e la dicotomia sano-malato.

Quando Bargeld, per l’ultima volta, alla fine dei capitoli del DSM, riprende il mantra iniziale, possiamo sentire chiaramente l’abbaio di un cane. Rimane il dubbio se il cane sia dietro le quinte, in sala, reale o frutto di una dispercezione uditiva.
Tutto a conferma che Flammenwerfer è un lavoro -antipsichiatrico- bellissimo.

 

FLAMMENWERFER

SUL PALCO

Blixa Bargeld e IKI
IKI: Johanna Sulkunen, Guro Tveitnes, Kamilla Kovacs, Randi Pontoppidan e Jullie Hjetland, sostituta per Anna Mose.

TEAM ARTISTICO

Regia, testo e drammaturgia: Kirsten Dehlholm, Marie Dahl
Musica originale, testi e performance vocale dal vivo: Blixa Bargeld
Musica selezionata: Nils Frahm
(La musica di Blixa Bargeld e Nils Frahm è eseguita separatamente.)
Costumi e scenografia: Henrik Vibskov
Lighting design (design luci): Jesper Kongshaug
Video design: Magnus Pind
Composizione vocale: Marie Dahl
Sound design (progettazione sonora): Erik Medeiros
Arrangiamento vocale: IKI, Simon Christensen
Concept: Hotel Pro Forma

|27settembre 2025 Teatro Argentina- Roma