RENZO FRANCABANDERA | Negli spazi abitati del contemporaneo, dove la scena non è più “dietro le quinte” ma un laboratorio per cui lo spettatore è implicato, si è svolta l’ultima edizione di B.Motion (Operaestate), una finestra sul presente della danza, del teatro e della musica.
In quei giorni Bassano del Grappa è capofila, come ormai da molti anni, di una comunità internazionale che sperimenta, apprende e condivide. B.Motion si declina come l’anima giovane e sperimentale di Operaestate: in dieci giorni, con 35 spettacoli fra danza, teatro e musica, tenta sempre di mescolare linguaggi e attraversare confini. La direzione artistica di Rosa Scapin e Michele Mele ha impresso una linea che non mira tanto all’effetto quanto all’apertura di spazi: spazio per lo scarto, per la relazione fra corpi e luoghi, per la commistione fra pubblico e performer.

Le videointerviste agli artisti che vi presentiamo oggi, nella seconda parte del videoreportage realizzato durante il festival, costituiscono la “memoria parlata” di un evento che, dopo la prima parte già mostrata, restituisce ancora voci preziose: Sotterraneo, Costanzo Martini / Foscarini, Annika Pannitto, Rosa Scapin, Matteo Maffesanti / Elevator Bunker e Francesca Santamaria.

Partiamo dall’incontro sul ponte di Bassano con Costanzo Martini/Foscarini, per indagare il nodo fra danza, quotidianità e invenzione. Qui ci è permesso di capire il percorso fatto di difficoltà, dubbi, prove e il fatto che dietro la forma c’è un “luogo mentale” che le origina.
Sotterraneo è stato presente con DJ Show – Twentysomething Edition, una modalità ibrida fra DJ set e teatro; non semplice “intrattenimento”, ma dispositivo relazionale: la musica (diffusa, selezionata) crea un campo in cui il pubblico è chiamato a danzare, a “prendersi spazio” ma anche a interrogarsi.
Annika Pannitto con Gigante esplora i limiti del corpo, la modulazione del peso, la relazione fra voce, testo e spazio e la tensione a non lasciare tracce (unendo alla pratica danzata quella dei progetti laboratoriali per giovani).
Rosa Scapin, come co-direttrice artistica, svolge un ruolo duplice, quello che resta sullo sfondo e quello che plasma la visione. Un’interlocutrice attenta, che deve equilibrare desideri degli artisti, vincoli di produzione, aspettative del pubblico e vocazione al rischio. Dietro l’ordine degli eventi (programmazione, orari, spostamenti) c’è una curatela sensibile, dove le “smarginature” non sono errori ma componenti vitali.
Matteo Maffesanti/Elevator Bunker erano in cartellone con un progetto che nasce dalle fragilità dei performer della compagnia e si interroga sulle possibilità creative e produttive legate alla disabilità sulla scena.
Francesca Santamaria, da ultimo, ci parla del suo progetto Good Vibes Only e del “limite” del corpo danzante, della soglia fra arte e iperproduttività.
Questa seconda parte del videoreportage offre dunque non solo il racconto del “dietro le quinte”, ma la parola degli autori e interpreti: si fissano tensioni, esiti, dubbi, tracce che spesso svaniscono.