ENRICO PASTORE | È iniziata la trentesima edizione del Festival delle Colline Torinesi, alla cui guida troviamo i sempre inossidabili Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, i quali hanno portato a Torino e dintorni, in questi trent’anni, ben 603 spettacoli da 40 paesi. E per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, il loro amore per l’arte del teatro, presentano in apertura un titolo pieno di passione: Historia del Amor di Agrupatión Señor Serrano in prima italiana.
La compagnia catalana ci ha abituato negli anni a spettacoli movimentati ed esuberanti, pieni di sorprese animate da una fantasia inesauribile capace di usare, senza paura, tutti i media possibili miscelandoli e facendoli interagire insieme. Questa volta hanno però deciso di sorprenderci con un’opera intima, riflessiva, dedicata all’amore, il più complesso dei sentimenti, motore di infinite storie dalla notte dei tempi.
Nel nostro Rinascimento vi era un motto virgiliano di ispirazione e innumerevoli capolavori nella pittura: Amor Vincit Omnia, ovvero Amore vince ogni cosa. Il più rappresentativo fu forse dipinto da Caravaggio tra il 1602 e il 1603, in cui un Cupido alato, discolo e bambino, con in mano le frecce, sorride mentre discende da uno scranno coperto da un lenzuolo. Ai piedi del giovane dio ridente e malizioso tutti gli strumenti della conoscenza a lui soggetti e impotenti a contrastarne il potere.
Il lavoro di Agrupatión Señor Serrano differisce nettamente da questa passività dell’animo sempre vinto da Amore, l’unica interprete, la bravissima Anna Pérez Moya, ci presenta la sua (o forse nostra) odissea amorosa come una ricerca attiva e volontaria. Ma cosa cerchiamo nell’amore? L’obiettivo vero della ricerca rimane spesso oscuro, soggiace alla passione, risiede nell’inconscio e ci spinge verso il dolore e la sofferenza.

Anna Pérez Moya in Historia del Amor di Agrupatión Señor Serrano ph: www.leafhopper.eu

Agrupatión, come metafora del viaggio verso amore propone il mito di Eldorado, la città d’oro nascosta nella giungla amazzonica e che nessuno mai trovò. La leggenda come sappiamo ha causato strage di indigeni da parte dei conquistadores. Nell’immagine quindi giace un fondo oscuro, doloroso, persino sanguinoso, come se l’animo umano, anche quando affetto da un sentimento nobile, non potesse che schiudere le porte all’ombra e al male.
Questo appare evidente nella prima scena, costituita dal primo piano a tutto schermo del viso bellissimo ed espressivo di Anna Pérez Moya, i cui occhi grandi e luminosi passano dal riso al pianto, costringendo lo spettatore a salire sulle montagne russe del sentimento. Lo sguardo dell’interprete non è quello che ci si aspetta dalla narrazione semplicistica dell’amore, vi sono infiniti gradi di sentimento che attraversano quel volto (e quindi anche il nostro) e questo tipo di sguardo viene rifratto dalle sequenze filmiche proiettate sullo schermo: così vediamo Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca, Clark Gable e Vivien Leigh in Via col vento, Tony Leung e Maggie Cheung interpreti di In the mood for love di Wong Kar-Wai, e così via in una lunga successione.
Questo avverrà anche con i baci, in un video in cui Luke Skywalker e la principessa Leia Organa si trasformano in due scimmioni, che diventano poi nuovamente Elizabeth Taylor e Richard Burton in Cleopatra, come a unire in una lunga catena il futuro più lontano con le origini della specie, come a dire che il mistero dell’amore è insoluto dall’alba dei tempi.

Anna Pérez Moya in Historia del Amor di Agrupatión Señor Serrano ph: www.leafhopper.eu

Ma come si racconta la storia dell’amore? Qualsiasi inizio non è altro – come ricordava Thomas Mann in Giuseppe e i suoi fratelli – che una quinta tra le cortine della Storia, quinta che una volta scostata ne rivela un’altra e così via. Ogni inizio è una convenzione ma non è l’origine. Inoltre nel lavoro di scavo nelle pieghe del passato, l’oro è spesso celato da ammassi di terra di scarto. La scenografia è ancor più brutale: sotto al cumulo di sacchi dell’immondizia emerge una sorta di medusa dorata.
La narrazione si svolge non solo lungo una immaginaria linea temporale dalle caverne ai grandi magazzini ma anche su piani e livelli diversi. Se l’attrice in scena racconta i suoi pellegrinaggi dalla foresta, al deserto, a un’oasi fino ad arrivare tra le corsie infinite di un supermercato dove prendere ciò che piace e sprecarlo, una voce fuori campo descrive diverse vicende di sguardi e di sentimenti in luoghi diversi della storia. Siamo in un simposio nella Grecia antica dove un efebo festeggiato dal suo ricco patrono preferisce posare il suo sguardo sul corpo nudo di uno schiavo che su colui a cui deve la sua fortuna. Siamo poi in un ristorante di Barcellona dove un’attrice e un regista si stanno parlando, lui è molto distratto dalle possibili relazioni sentimentali degli altri commensali, lei esprime le sue opinioni sul lavoro per cui è stata scritturata; un camion irrompe nella sala e pone fine alla vita del regista e alle sue elucubrazioni sull’amore e al suo compiacimento nel credersi di mentalità aperta. La modalità di questi piccoli racconti che si inseriscono nel flusso di immagini ricorda molto i lavori de El Conde de Torrefiel.
In Historia del Amor Agrupatión riduce e semplifica il solito armamentario di strumenti narrativi laddove eravamo abituati a un grande dispiegamento di mezzi, oggetti e interpreti. Questo asciugare il linguaggio ha portato a una maggiore intimità ma non a una maggiore profondità del discorso. Si rimane in superficie nel parlare di Amore, forse un tema troppo generale da affrontare nella sua completezza. È come se alla fine risultasse che Amore, questo sentimento così centrale nella vita degli esseri umani, altro non fosse che un fuoco sospeso tra il tutto e il niente. Forse è così, forse per arrivare a una simile conclusione non serviva nemmeno l’arte, o forse l’incredibile macchina narrativa di Agrupatión Señor Serrano si è un poco inceppata nella vastità delle possibilità.

Sempre nel segno dell’amore concludiamo segnalando che il 9 ottobre si è svolto il vernissage della mostra fotografica dedicata agli scatti di Andrea Macchia, fotografo torinese che segue il Festival dal 2012. Macchia è una vera istituzione a Torino, presente nei maggiori festival e teatri della città, un artista nel saper cogliere l’anima di una scena in un movimento, in uno sguardo, in un singolo gesto. Vi è un’empatia naturale tra il suo occhio e ciò che avviene sul palcoscenico, tanto da riuscire a trasfondere la libertà e l’eccezionalità di un istante nello spazio chiuso e angusto di una foto conservandone il sapore. Macchia merita dunque questo tributo al suo lavoro come riconoscimento della sua grande umanità nel mettersi al servizio della scena con il suo sguardo profondo e amorevole il cui unico intento è far emergere la bellezza del teatro in ogni sua manifestazione.

Torino – 08 ottobre 2025 | Teatro Astra – Festival delle Colline Torinesi

 

HISTORIA DEL AMOR

uno spettacolo di Agrupación Señor Serrano
regia e drammaturgia Àlex Serrano, Pau Palacios
dramaturg Clara Serra
assistente alla regia e drammaturgia Cristina Cubells
interprete Anna Pérez Moya
voce Simone Milsdochter
scenografia Max Glaenzel
musica Roger Costa
oggetti Celina Chavat
design luci Víctor Longás
costumi Joan Ros
movimento Anna Pérez Moya
programmazione video David Muñiz
video Boris Ramírez
assistente alla scenografia Sara Leme
coordinamento della produzione Barbara Bloin
produzione esecutiva Paula S. Viteri
direzione Art Republic
produzione Agrupación Señor Serrano, GREC Festival de Barcelona, ​​CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival del Colline Torinesi, Teatro Nazionale di Genova, La Piccionaia s.c.s., Grand Theatre Groningen, Departament de cultura de la Generalitat.
Autori: Andrea Martínez, Janto aka Modester, Lluís Fusté, Nau Ivanow, Manus Nijhoff, Àlex Tentor

Durata 2h