MATTEO BRIGHENTI | Noi. È la parola chiave di Basta favole!. Marco Baliani la dice chiaramente ma attraversa tutto il docufilm diretto da Alessandro Scillitani e che l’Associazione Nazionale del Teatro per l’Infanzia e la Gioventù Assitej Italia ha voluto per raccontare storia, presente e futuro del Teatro per le nuove generazioni.
«Un noi tutt’altro che autoreferenziale – spiega la Presidente Linda Eroli – ma proiettato in una prospettiva civile e plurale». Decine le figure di primo piano coinvolte sullo schermo, tra cui, oltre a Baliani, l’attore e regista Bruno Stori e lo storico del teatro Antonio Attisani. Più di cento le interviste raccolte, insieme a frammenti di spettacoli, foto, video e locandine. «Prendo in prestito un concetto emerso durante le interviste. L’attenzione che un Paese – afferma Eroli – rivolge a questo genere teatrale è corrispondente all’investimento valoriale che viene riconosciuto, in generale, all’infanzia e ai giovani. È un parallelismo interessante – continua – che offre spunti di analisi, non solo nazionali».

Linda Eroli

Dal 20 al 22 ottobre sono in programma le prime presentazioni di Basta favole! a Torino, Bologna e Milano, città che hanno visto la nascita e sostenuto fin dagli inizi il teatro per le nuove generazioni, le sue istanze, i suoi fermenti. Nei prossimi mesi l’opera sarà poi proiettata in sale cinematografiche, teatri e circuiti informali in tutta Italia, grazie alla collaborazione delle decine di realtà che hanno contribuito alla sua realizzazione.
Abbiamo raggiunto Linda Eroli per approfondire l’intento di far conoscere attraverso il docufilm di Alessandro Scillitani un percorso che apre domande e riflessioni ampie sulle fondamenta della nostra società: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi.

Quali sono, a suo avviso, i momenti o i cambiamenti storici più significativi che il Teatro per le nuove generazioni ha attraversato dalla sua nascita a oggi?

I processi storici non si muovono mai in linea retta e i contorni sono sempre fuori fuoco, soprattutto quando si guarda da vicino. Difficile, quindi, definire puntualmente un prima e un dopo. Nel docufilm troviamo testimonianza vivida del movimento culturale e sociale che, a partire dal secondo dopoguerra, è motore di un percorso composito e fluido: dalle prime forme di sperimentazione dell’animazione teatrale, dal rapporto con le grandi avanguardie storiche, dall’alleanza con la scuola che – in parallelo – viveva un momento di propulsione e ricerca, si arriva al consolidamento delle esperienze e alla nascita di un settore teatrale, in un arco temporale che arriva fino alla contemporaneità.

La locandina di “Basta favole!”

Basta favole! è un titolo volutamente provocatorio. È un messaggio che si vuole dare rispetto all’immaginario o al pregiudizio comune che spesso circonda il teatro dedicato a bambinɜ e ragazzɜ?

Per il docufilm ci siamo rivolti ad Alessandro Scillitani, un professionista di lunga esperienza ma che del Teatro Ragazzi aveva una conoscenza minima. Affidarci completamente a uno sguardo competente ma lontano dal nostro settore, ci è sembrato un buon tavolo di sfida ai pregiudizi e ai luoghi comuni. La narrazione di Scillitani ci restituisce una coralità di voci che non lasciano spazio a prospettive banalizzanti.

Lei l’ha definito il «primo mattone» di un Archivio Virtuale del Teatro Ragazzi e un «propulsore di testimonianza e di memoria». Qual è il suo valore aggiunto rispetto al «tanto che è stato fatto»?

Assitej ha la fortuna di essere un’associazione plurale che riunisce giovanissime formazioni e realtà storiche del Teatro Ragazzi. Un habitat che ci aiuta a vedere il teatro da prospettive diverse e ci obbliga a non dare nulla per scontato. Proprio dal confronto tra generazioni artistiche è nata l’urgenza di un contributo organico alla raccolta di materiali che possano essere strumento di studio e lavoro per chi vuole conoscere il settore.
I tre anni di lavorazione del documentario ci hanno permesso di raccogliere più di cento interviste che saranno presto ospitate da una piattaforma web, dove si potranno trovare indicazioni bibliografiche e una prima mappa degli archivi che ordinano la documentazione di settore. Uno strumento di ricerca e connessione che vorremmo in costante aggiornamento e sviluppo. L’obiettivo è favorire l’accesso a un patrimonio di documenti, esperienze e contenuti che a oggi risulta ricco ma frammentato e non sempre di facile fruizione.

Teatro dell’Angolo, 1976

Lei ha affermato che il vostro settore «ha molto agito ma si è narrato in modo discontinuo». In un momento di grande incertezza sociale, quale domanda o riflessione più urgente il docufilm intende aprire sui giovani e sulla società, affinché non si disperda il valore di ciò che è stato?

Nella domanda è già contenuta la risposta. C’è un patrimonio di esperienze e di pensiero che possono alimentare la ricerca e le visioni delle giovani generazioni. Un teatro che ha costruito la propria identità attraverso un lungo percorso di crescita e consapevolezza creativa e sociale. Un sentiero di sassolini bianchi per non partire da zero, proprio quando le spinte ideali e collettive da cui è germogliato il Teatro Ragazzi possono sembrare distanti.

Il docufilm è descritto come un’opera al contempo rigorosa e militante. In che cosa consiste la militanza, e come si traduce il rigore storico nella narrazione, per rendere l’opera non solo un resoconto ma un vero e proprio manifesto declinato al futuro?

Come dicevo, abbiamo deciso che fosse un documentarista a tracciare il percorso di interviste e immagini che compongono l’opera per evitare il rischio di cadere in un’autonarrazione per intimi. Non è stato semplice ma era necessario perché il docufilm potesse parlare a una platea ampia e arrivare anche a chi il Teatro Ragazzi non lo conosce o lo transita occasionalmente, magari restando in superficie.
La militanza è tutta nell’impegno ostinato di chi ha creduto nella realizzazione del docufilm e lo ha accompagnato e sostenuto durante il lungo percorso di realizzazione. Siamo in tanti.

C’è un aneddoto legato a Basta favole! che rappresenta al meglio la forza e l’evoluzione del Teatro per le nuove generazioni?

Difficilissimo per me scegliere un aneddoto. Poter assistere ad alcune di queste interviste è stato un piacere impagabile. Preziose e appassionate lezioni di teatro che sono felice possano essere presto fruibili nella loro interezza. Proprio per questo trovo sorprendente il lavoro di selezione e tessitura compiuto da Scillitani per la definizione di un’opera di sintesi coerente.