SOFIA BORDIERI | Viva la mamma di Gioia Morisco è andato in scena a Catania giovedì 11 maggio, all’interno della programmazione del FIC Fest 2023 di Scenario Pubblico. Il titolo, che non tradisce, è quello di uno spettacolo basato sulla maternità e, nello specifico, sul puerperio ovvero quel lasso di tempo che comprende il periodo immediatamente successivo al parto fino al ritorno dell’apparato genitale alle condizioni di pre-gravidanza.

All’interno della scena oscura, una massa bianca, discretamente visibile sul lato sinistro, stanzia, apparentemente inanimata, già durante l’entrata del pubblico in sala. L’atmosfera è calma e sospesa, come l’interno di un ventre materno ed è corredata da un tappeto sonoro tenue come la luce. L’attenzione è catalizzata a quella presenza che, con micromovimenti, diventa sempre più allungata: un cono di telo bianco malleato da piccole mutazioni interne. La massa muta dolcemente ancora nella forma di un’orchidea bianca, una chiara vulva da cui fuoriesce, sulle note di un pianoforte, la testa di Gioia Morisco. Il momento, da fortemente delicato e soave, tramuta, attraverso una luce più intensa e il pizzicato di un’arpa, in un sentore tragico: una Madonna annunciata e addolorata insieme.  

Viva la mamma di Gioia Morisco ph. Serena Nicoletti

Tra le mura di una stanza totalmente disadorna, la donna ora libera è sola. «Sono diventata una mucca», esordisce la voce registrata di Morisco, dando avvio al Valzer dei fiori di Čajkovskij. Il corpo adulto, fuoriuscito dalla placenta-manto, agisce nello spazio illuminato, con l’atteggiamento stereotipato della madre perfetta, un’artista della riproduzione felice, pronta, accurata e tuttofare. Un elenco di precetti e consigli, quelli spesso non richiesti e che probabilmente la maggior parte delle donne riceve diventando madre, sono la colonna sonora di un momento scenico che preannuncia risvolti sinistri. E, infatti, la voce continua: «Ti aspettavi che sarebbe stato così?» – «Cioè? Come?».

Con Le sacre du printemps di Stravinsky cala il buio e un occhio di bue punta la donna in camicia da notte, spettinata e pallida che, sul posto, si abbandona a un flusso di movimenti espressionisti, incipit di una camminata vagante ed esausta. Ai passi si aggiunge una gestualità quotidiana tradotta in movimenti strazianti che invadono lo sguardo della donna ora violento e fulmineo. È l’apice del crollo psicofisico, traduzione del probabile pensiero “tutto è cambiato irreversibilmente”. Ma le cure per il bambino immaginario continuano. Così, la stessa culla viene costruita e ricostruita freneticamente, con il telo dell’inizio, in più punti dello spazio. Morisco urla, ma il volume della musica è troppo alto, e le sue parole non sono udibili.

Il climax della partitura scenica ha inizio con un momento di auto osservazione: allargando dal collo la camicia da notte, la donna abbassa la testa per guardare il suo petto e, facendo fuoriuscire prima una poi entrambe le mammelle, le sostiene con le mani e le muove a ritmo di fulmini a led e Cavalcata delle Valchirie. Stavolta è possibile udire la voce motivante e quasi aggressiva: Si / può / fare!

ph. Serena Nicoletti

Con forza eroica, avvolta di ironia, Morisco, come La Libertà che guida il popolo, conclude la sua azione facendo sventolare il telo bianco che da utero, fasce e nido si trasforma in bandiera, simbolo vincente su quel sentimento intimo e profondo a cui è difficile associare un nome.
Il tentativo di rappresentare l’esperienza intima e profonda della donna-madre è restituito con suggestioni che non obbligano a interpretazioni unidirezionali rimanendo discretamente fluide. Ogni elemento scenico scelto, in stretto dialogo l’uno con l’altro, è coerentemente scevro di edulcorazioni e, dunque, collabora alla riuscita della pièce. Il tono tragicomico (e talvolta poetico), dato dalle scelte musicali e dall’espressività di Morisco, crea un ponte rispettosamente empatico e collaborativo con la ricezione del pubblico, a cui è solo richiesto l’impegno di uno sguardo che abbia voglia di partecipare e vivere quel viaggio.

Lo spettacolo, vincitore del bando ACASA 2022/2023 indetto da Scenario Pubblico, è stato creato nel centro catanese con una residenza sviluppata in due settimane, la seconda delle quali è stata quella immediatamente precedente al debutto. Come ha raccontato l’autrice, incontrata nell’ambito del FIC Fest, l’idea del lavoro è nata con la nascita del primo figlio. Un’esperienza autobiografica, quindi, arricchita da uno studio fatto su un campione di dieci donne seguite dall’autrice per due anni, con l’intento di trattare l’argomento con una visione più globale e ricca possibile. Esperienze, aneddoti, segreti fisici e psicologici sono il sottotesto di base che accompagnano uno studio più scientifico fatto sul baby blues, cioè i sintomi di leggera depressione che spesso vive la donna nei primi giorni dopo il parto.

«La nascita non è solo del bambino, ma anche della madre, del nucleo familiare, di una nuova relazione che è il binomio madre-figlio», ha spiegato Morisco che continua «un argomento delicato, inusuale per la danza contemporanea, entro cui trova uno spazio fecondo». Il filo rosso, rintracciabile nelle scelte sceniche e musicali, è la solitudine vissuta dalla donna-madre che, anche se accompagnata da una o più figure, deve confrontarsi con un vissuto interiore definito dalla danzatrice «talmente profondo, contraddittorio e complesso che si risolve in una grande solitudine interna».
«È tutto naturale», conclude Morisco, «ma mostruosamente naturale. Si toccano punti molto profondi della psiche, del vissuto interiore e tutto questo è quello che ho cercato di rendere in questo lavoro, con una mia chiave personale ironica per abbracciare questa meravigliosa esperienza, che tocca punti di tragicità, con il sorriso».

Nel processo creativo, nutrito di testimonianze e vissuto personale, sono stati attenzionati anche riferimenti artistici eterogenei. Opere che non sono entrate concretamente nel lavoro, rimanendo suggestioni di cui tuttavia, emerge l’afflato. Tra i riferimenti più ravvisabili: Il Taglio di Fontana, Lamentation di Martha Graham, la figura della vergine ne La Ricotta di Pasolini.

Gioia Morisco, danzatrice e coreografa classe ’83, dopo aver studiato danza contemporanea a Parigi, nel 2006 si laurea in Filosofia all’Università di Bologna. Consegue poi il diploma presso l’AccademiaDanza diretta da Susanna Beltrami a Milano e partecipa ad Arsenale della Danza al progetto di alta formazione presso La Biennale di Venezia. Ha collaborato con Ismael Ivo, Kenji Takagi, Geyvan McMillen e Tan Temel (Istanbul Dance Theatre), Josè Navas (Compagnie Flak), Daniel Lèveillé, Inaki Azpillaga, Ryuzo Fukuhara, Jasmeen Godder, Itzik Galili, Monica Casadei e Roberto Zappalà.

 

FIC FEST 
Catania, 7-14 maggio 2023

VIVA LA MAMMA

coreografia, drammaturgia e danza di Gioia Morisco
disegno sonoro di Ricardo de Sonis
prodotto da Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza con il sostegno di H(abita)t Rete di spazi per la Danza, Associazione Danza Urbana in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, AlmaDanza, Crexida, Fienile Fluò, Leggere Strutture, MuVet, Studio Movimento Danza.