CHIARA AMATO | Nella periferia sud di Milano, all’interno di un edificio dall’aspetto istituzionale, trova la sua sede PACTA, un centro di produzione di numerosi spettacoli, progetti, rassegne e festival, nonché di residenze e formazione. Lo scopo fondamentale dei soci (Annig Raimondi, Maria Eugenia D’Aquino, Fulvio Michelazzi, Riccardo Magherini e Maurizio Pisati) è sociale: restituire al teatro un ruolo di espressione della comunità.
Qui per oltre una settimana, fino al 28 maggio, va in scena Shocking Elsa, ispirato alla vicenda biografica della stilista Elsa Schiaparelli che, insieme a Coco Chanel, viene considerata una delle più influenti figure femminili della moda, nel periodo fra le due guerre mondiali.

La scena, di Eliel Ferreira, è costruita come uno studio televisivo da quiz show e infatti troneggia al centro uno sgabello: ma qui ci sarà una sola e unica concorrente, con ai lati due pannelli con la didascalia ‘The Schiap quiz show’; lo sfondo è occupato da un elemento video che proietta diverse immagini durante lo spettacolo, mentre verso la platea sono poste due scatole di legno, rigorosamente rosa shocking.
Genni D’Aquino appare in un completo color argento e tacchi a spillo pendant, ideati da Angelica Megna, Adriana Cappellari e Gaia dell’Elba (IAAD Istituto di Arte Applicata e Design), e la recita inizia ad articolarsi come uno scambio dialogico fra lei e la voce fuori campo, di Riccardo Magherini, che svolge il ruolo di conduttore nelle domande e nelle prove alle quali la protagonista viene sottoposta.
Emergono così nel racconto (drammaturgia di Livia Castiglioni) elementi professionali e personali della vita della stilista: la collaborazione con i surrealisti; il soprannome parigino Schiap, che la sua famiglia odiava; la spettacolarità teatrale delle sue sfilate; le invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo della moda; il rapporto con alcuni familiari, in particolare lo zio, la madre, il padre, il marito e la figlia.

Sicuramente è stato un punto di riferimento, per la regia di Alberto Oliva nell’ideazione con Ilaria Arosio, l’autobiografia Shocking Life e il fatto che realmente la Schiaparelli avesse partecipato a un quiz show durante la sua vita. Qui però si tratta di una confessione post mortem: infatti l’attrice più volte chiede se questa dimensione nella quale si trova sia l’aldilà, e parla della sua vita come finita e passata; ne è consapevole. Cerca per tutto il dialogo/monologo di scoprire chi sia quell’imprecisato interlocutore con il quale fa i conti, fino a scoprire che si tratta di sé stessa.

Il disegno luci, di Fulvio Michelazzi, accompagna momenti intimi in cui incornicia l’attrice in un cono di luce fisso per quasi tutto lo spettacolo, e momenti decisamente più leggeri, dove imperversa una luce rosa intenso, che ci riporta a quell’invenzione cromatica che la Schiap spiegava così: ‘ho dato al rosa la forza del rosso ed è diventato un rosa irreale’.
Le installazioni video, create da Filippo Rossi, Selene Sanua, Christian Bona – Galattico Studio, potrebbero forse essere più coerenti con il tessuto drammaturgico, sia per la qualità dei contenuti che per la quantità, a tratti eccessiva: distolgono forza ad alcuni passaggi, come durante il dialogo che viene inscenato con il padre assente e censore.

La vera forza propulsiva dello spettacolo è D’Aquino, che calca le scene milanesi dal 1984 passando con disinvoltura da ruoli comici ad altri tragici e impegnati, e che anche qui riesce a restituire energia e ironia al suo personaggio. Incarna appieno quello che la Schiap diceva di sé: ‘Molti uomini ammirano le donne forti, ma non le amano. Alcune donne riescono a essere forti e dolci allo stesso tempo, ma la maggior parte di quelle che hanno deciso di andare avanti per la loro strada a testa alta hanno perso la felicità’.
E infatti il quadro che emerge tanto dal testo che dalla regia rimanda a una figura sola, sempre in mezzo a una folla di seguaci e conoscenti ma lontana dai suoi affetti reali. L’interprete mostra tutta la modernità di questa donna emancipata, alterna nell’interpretazione toni sommessi a una voce squillante, come in un vero one-woman-show, mantenendo l’attenzione e il coinvolgimento sulla figura  quasi eroica della protagonista.
Oliva, giovane ma navigato regista di prosa e d’opera molto attivo particolarmente in Lombardia, punta tutto su questo per la sua regia: sul palco fa muovere la sua interprete che, padrona di tutto lo spazio, balla il tango, fa il verso alla Chanel e si commuove pensando alla figlia.
L’unica risposta possibile al quiz, quella che chiude lo spettacolo sulle note di Life on Mars di Bowie, è: ‘ho fatto tutto da sola’, nella vita come in questo dialogo con il proprio inconscio, pieno di paure nascoste.


SHOCKING ELSA

ideazione di Maria Eugenia D’Aquino, Alberto Oliva, Ilaria Arosio
drammaturgia Livia Castiglioni
regia Alberto Oliva
con Maria Eugenia D’Aquino
voce off Riccardo Magherini
disegno luci Fulvio Michelazzi
visual designer Filippo Rossi, Selene Sanua, Christian Bona – Galattico Studio
musiche originali “Ho creato vestiti con le stelle” Maurizio Pisati
costumi e accessori ideati da Angelica Megna, Adriana Cappellari e Gaia dell’Elba, IAAD Istituto di Arte Applicata e Design, corso di Storia del Costume e della Moda di Francesca Interlenghi
realizzati da Cristina Ongania e Mirella Salvischiani
parrucca e acconciatura Paride Parrucche Milano
costruzioni Eliel Ferreira
assistente alla regia Fabrizio Kofler
produzione PACTA . dei Teatro

Milano, Pacta. dei Teatri | 20 maggio 2023