RENZO FRANCABANDERA | Kilowatt è uno dei maggiori festival estivi per lo spettacolo dal vivo in Italia. Nato dalla tenacia di Lucia Franchi e Luca Ricci, negli anni si è guadagnato un posto di primissimo piano fra le iniziative legate alle arti sceniche, con una proposta internazionale affidata alle scelte della direzione artistica, aumentate da incontri e convegni. La peculiarità del festival che lo ha reso comunque un caso di studio è stata tuttavia quella di affidare fin da subito una parte della programmazione anche a una commissione valutatrice costituita da cittadini e appassionati, i famosi visionari, che hanno il compito ogni anno di valutare diverse centinaia di proposte che arrivano da compagnie diversissime per stile e linguaggio. La loro insindacabile valutazione permette quindi ad altri artisti, oltre a quelli prescelti dalla direzione artistica, di essere selezionati sulla base di questa modalità  di selezione.
Il tema dell’audience development prima, divenuto engagement poi, si è affermato finanche a livello europeo, divenendo uno dei driver pilota a livello internazionale sul rapporto fra pubblico e spettacolo dal vivo, culminato in passato con la pubblicazione di studi e volumi di ricerca da parte del festival in partnership con altre fondazioni e realtà operanti sulla questione specifica. Quest’anno il festival si sdoppia, rimanendo per metà nella storica cornice di Sansepolcro e trasferendosi nella seconda settimana di programmazione nel vicino Comune di Cortona, che ha inteso rilanciare un sostegno alla importante iniziativa culturale portata avanti dall’associazione Capotrave in questi anni.

Per capire un po’ l’atmosfera che si respira e anche il livello della proposta artistica, basti dire che al mio arrivo c’era Roger Bernat a presentare insieme alle artiste di Qui e Ora la sua ultima creazione; quando sono partito c’era in programmazione Antonio Latella con la sua regia goldoniana; questa settimana a Cortona si svolge oltre a una programmazione molto bella che prosegue fino a domenica, anche un notevole convegno sul teatro digitale.
Della giornata di mercoledì 12 luglio, raccontiamo qui alcuni spettacoli.

ph Luca Del Pia

Innanzitutto il debutto di Pluto, l’ultima fatica artistica dei Sacchi di sabbia, da quasi 30 anni una delle realtà più significative della Toscana teatrale, impegnata nella rilettura di grandi classici in chiave arguto-pop, con interventi sempre interessanti che hanno a che fare con le forme post-drammatiche del linguaggio, ma anche con il tema della accessibilità e della semplicità del codice.

Lo spettacolo vede in scena quattro interpreti (Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano) e si apre con l’attrice che, suonando un ukulele, detta il ritmo del movimento scenico, cui è dedicata una particolare cura in tutta la creazione. Poco gioco di luce, una scelta quasi brechtiana di tenere volutamente a bada qualsivoglia deriva enfatica e/o retorica.
La vicenda ruota attorno alla fortuna e alla sfortuna di poter diventare ricchi, alle implicazioni  che questo porta nelle società in termini di inquinamento delle relazioni sociali e dei sistemi valoriali: un testo di sconvolgente modernità che viene reso con ironica leggerezza ma senza che questo impedisca di accogliere diverse letture, caustiche e stratificate, della proposta. Il lavoro è un’interessante base di partenza su cui costruire con l’andare delle repliche le opportune variazioni ritmiche e di intensità che solo l’incontro con il pubblico permette.

Un lavoro già rodato nelle sue dinamiche ritmiche ed estetiche è Satiri di Virgilio Sieni, una coreografia affidata nella interpretazione a Jari Boldrini, Maurizio Giunti, interpreti maschili dal fisico longilineo aggraziato, accompagnati dal vivo dal violoncello e dalla voce suadentissima di Naomi Berrill.
Le suite per violoncello di Bach, oltre ad alcune partiture sonore della musicista stessa, accompagnano armonicamente i movimenti dei due danzatori. La prima parte del lavoro vede uno dei due indossare la maschera a tutta testa di un montone, richiamando la figura mitologica dei satiri.

Ph Luca del Pia

Incombe in alto, sul lato sinistro della scena, una grande lamina riflettente grigio metallo, su cui riverbera una luce tenue di intonazione calda, che illumina in modo indiretto e riflesso il palcoscenico, quasi a evocare una qualche leggendaria geografia immaginaria. La musicista in questa prima parte esegue la partitura dal fondo dello spazio scenico sulla destra, mentre nella seconda parte, in cui i due danzatori sono liberi da mascheramenti, la posizione della violoncellista si sposta in avanti, quasi in proscenio, favorendo dinamiche di movimento che finiscono per inglobarla. La grazia dei movimenti fra ripetizioni, inseguimenti, aneliti di vita e drammatici turbamenti di morte, restituisce un’impressione di puro equilibrio  e grazia.

Si è replicata per tutta la durata sansepolcrese del festival anche Restare fuori, ideazione e realizzazione del duo performativo composto da Maurizio Capisani e Sabrina Conte, ovvero AquaSumArte.

Ph Elisa Nocentini

AcquasumARTE è una compagnia fondata nel 2007 che realizza spettacoli multimediali site-specific mescolando performance, teatro e videoarte, coinvolgendo attivamente comunità e territori. E anche in questo caso la creazione nasce da un laboratorio che ha raccolto una serie di adolescenti del posto, chiamati a interrogarsi sul proprio futuro, sul ruolo della tecnologia nella loro vita, sul rapporto con le generazioni adulte.

L’esito che è scaturito è una passeggiata in una area circoscritta del borgo dalle caratteristiche particolarmente labirintiche, quasi a voler immaginare un percorso nell’ignoto. La drammaturgia si compone di una parte sonora che riprende le tracce audio con le registrazioni delle voci dei ragazzi, e di una componente video, affidata all’interpretazione della Conte, nei panni di una Dorothy dal tratto anagrafico adulto. Un rimando al Mago di Oz e al sogno di un altrove possibile. L’esperimento si compone anche di inserti videoartistici, fruiti dagli spettatori tramite un tablet che li guida nell’itinerario e su cui vedono anche filmati con la Dorothy adulta, personaggio che poi incontreranno in carne rossa alla fine del percorso.
Un’utile occasione per riflettere anche su una consistenza del rapporto fra geografia reale e geografia aumentata, che resta un utile terreno di approfondimento per il lavoro, con qualche segno nella geografia reale che può rafforzare i rimandi durante il percorso oggetto della fruizione.

RESTARE FUORI

ideazione e realizzazione Maurizio Capisani, Sabrina Conte
con il sostegno di Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), Trac – Teatri di Residenza Artistica Contemporanea – Centri di residenza pugliese

PLUTO

da Aristofane
di e con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
con la collaborazione e la consulenza di Francesco Morosi
coproduzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
in collaborazione con CapoTrave/Kilowatt e Armunia
con il sostegno del Ministero della Cultura e di Regione Toscana

SATIRI

coreografia e spazio Virgilio Sieni
interpretazione Jari Boldrini, Maurizio Giunti
violoncello Naomi Berrill
musiche Sebastian Bach, Naomi Berrill
luci Marco Cassini, Virgilio Sieni
maschere degli animali Chiara Occhini
in collaborazione con Amat & Civitanova Danza, Galleria Nazionale delle Marche
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze