VALENTINA SORTE | Arrivato alla sua settima edizione, il Festival Cantieri Culturali Isolotto ha mostrato in maniera molto chiara la volontà di abitare il quartiere Isolotto di Firenze, attraverso il linguaggio del corpo e del gesto, non come se fosse una semplice cornice urbana ma nell’ottica di una rigenerazione degli spazi, cercando di rendere l’esperienza artistica un vero e proprio atto sociale, di cura del territorio e della sua comunità. Ecco perché la passerella dell’Isolotto, Piazza dell’Isolotto, Piazza dei Tigli, il Giardino delle Erbacce, Viale dei Bambini, Montagnola non sono stati solamente i luoghi che hanno ospitato le iniziative del festival, ma soprattutto un laboratorio innovativo, a cielo aperto, in cui la creazione artistica si è calata nel tessuto umano e sociale della periferia ed è diventata “un atto d’incontro e un presidio partecipativo dello spazio pubblico”. 

Virgilio Tieni – La zattera d’oro – Ph. Martina Chiocca

Il progetto è stato curato dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni – che all’Isolotto è nato e ancora vive – con il sostegno di Estate Fiorentina 2023, Comune di Firenze e Fondazione CR Firenze. Dal 24 al 28 luglio, il festival ha proposto performance, azioni site specific, mostre, installazioni, prove artistiche, cinema e incontri in cui anche i cittadini si sono accostati agli artisti nella costruzione di momenti condivisi. Questa la sua cifra umana e artistica. 

L’appuntamento che ha coinvolto in modo più significativo la comunità dell’Isolotto è stato sicuramente Tribuna politica, una performance agita ogni sera dai cittadini del quartiere, riuniti su un podio per orchestrare dei comizi politici “muti”, ovvero eseguiti con i soli gesti e accompagnati dalla chitarra elettrica di Gherardo Baldi e dalla tromba di Casimiro Vilardo. Si tratta di una provocazione lanciata da Sieni, in collaborazione con l’antropologo Franco La Cecla, per riflettere sui modi e il senso dei gesti della politica e per indurre i cittadini, da una parte, a riappropriarsene e, dall’altra, a comprenderne tutta l’ambiguità e il potere. 

Virgilio Sieni – Tribuna politica – Ph. Martina Chiocca

Secondo l’arte della retorica, nella tribuna politica non c’è alcuna dialettica, non c’è alcun contradditorio. In questo tipo di comunicazione, quello che conta è portare l’uditorio dalla propria parte, farlo muovere al proprio ritmo, perciò l’espressione fisica ha un ruolo importantissimo accanto alla parola. La nuova classe politica sembra invece spiazzata dalle nuove tecnologie: si è dimenticata del valore e del peso dei gesti, del volto, delle posture, basandosi sempre di più sulla voce, scivolando però nell’urlo o nel turpiloquio. La sua è diventata una comunicazione balbuziente. Gli unici gesti che accompagnano i suoi discorsi si fanno allora violenti, minacciano, respingono, maltrattano; ecco allora allora la necessità di una riappropriazione poetica e simbolica del gesto.
La Tribuna politica, composta da gruppi misti di cittadini e performer, è partita da un vocabolario condiviso e ha lavorato su una sequenza di movimenti scelti – gesti di apertura, di esultanza, di protesta, di rabbia, di accoglienza, di indignazione, di meraviglia e di stupore, gesti sospesi o eloquenti – creando così un originale atlante fisico e muto, intergenerazionale, per restituire una nuova urgenza e una nuova poesia a quei movimenti. È a tutti gli effetti un lavoro molto originale sulla funzione fàtica del gesto. Un laboratorio sul meta-gesto, dalla forte impronta sociale. 

Virgilio Tieni – La zattera d’oro – Ph. Pietro Cassini

Un altro momento cardine dei Cantieri Culturali Isolotto è stato La zattera d’oro che ha scandito quasi come un rito le diverse giornate del festival. La performance è stata concepita da Virgilio Sieni come un momento meditativo, all’interno di una cornice molto suggestiva e di grande impatto visivo. Dagli argini dell’Arno e dalla passarella dell’Isolotto il pubblico e i passanti osservano il lento procedere di una piattaforma dorata che scorre dalla città verso la foce del fiume, quasi inghiottita nel tratto finale dalle linee del tramonto. Da una parte si stagliano i profili medievali e rinascimentali di Firenze – la bellissima cupola di Santa Maria del Fiore e la torre di Arnolfo – dall’altra scorrono le architetture industriali e novecentesche della periferia operaia. L’azione performativa di Delfina Stella e Agnese Lanza su questa zattera dorata permette più sovrapposizioni. Non solo una sovrapposizione paesaggistica e temporale, ma anche una sovrapposizione culturale, sociale e politica. L’oro diventa un aggregante sovrastorico e sovrastrutturale, estraneo al paesaggio circostante ma allo stesso tempo in grado di diventarne parte. Dalla sua superficie luccicante emergono con grande poesia i movimenti delle due danzatrici, accompagnate dal basso elettrico di Veronica Chincoli.

Anche Sleep in the car è stato uno degli appuntamenti fissi del festival. Il lavoro è nato dalla collaborazione di Franco La Cecla con Virgilio Sieni e, come suggerisce il titolo, consiste in una serie di azioni coreografiche dentro e fuori un’automobile, una Dyane. Jari Boldrini, Maurizio Giunti e Sara Sguotti mescolano posture molto intime che raccontano l’automobile come spazio privato, a gesti estremi e marginali che descrivono invece la scomodità dei corpi che devono adattarsi agli spazi dell’auto, come chi sfortunatamente deve viverci. L’abitacolo della macchina diventa l’immagine della nostra condizione contemporanea, in bilico tra intimità, precarietà e alienazione.

Virgilio Sieni – Sleep in the car – Ph. Martina Chiocca

Accanto a questi eventi, ogni sera è stata presentata una performance da parte di artisti o compagnie nazionali. Roberta Mosca e Canedicoda hanno proposto Ci vorrebbe quel punto che ferma le cose, un adattamento della non-stop performativa di 24 ore di Musica per un giorno per indagare, anche se su scala temporale ridotta, la connessione tra movimento, suono e spazio all’interno di un quadro codificato: da un lato la libertà della possibilità e dall’altro la restrizione del limite. L’improvvisazione è stata lo strumento principale anche per l’attivazione dell’azione performativa di Annamaria Ajmone e Glauco Salvo. In Due gli artisti hanno trasformato i giardini della Stecca Michelucci in un luogo temporaneo e irreale da abitare con la propria pratica. 

Al contrario, Dialogo terzo: In a landscape, il lavoro di Alessandro Sciarroni in collaborazione con ColletivO CineticO, non ha lasciato alcun margine all’improvvisazione ma è stato costruito, come quasi tutte le creazioni del coreografo, sul tema della ripetizione. La performance si ispira all’omonimo brano composto nel 1948 da John Cage e insiste in particolar modo sulla dicotomia tra la fatica e l’energia dei corpi dei cinque performer – Simone Arganini, Teodora Grano, Carmine Parise, Francesca Pennini, Stefano Sardi – che nel campo di Basket della Montagnola eseguono con l’hula hop ripetuti movimenti geometrici e dall’altra parte, invece, un senso di leggerezza e sospensione, quasi una pratica di “cancellazione volontaria del soggetto”. Il risultato è stato un alto esercizio coreografico che è riuscito a unire in un dialogo raffinato e molto godibile l’elemento ludico all’azione astratta. Tra tutte le creazioni ospitate dai Cantieri Culturali Isolotto questa è sicuramente quella che meglio ha incarnato la vocazione del festival. Per CollettivO CineticO si è trattatto infatti di un tentativo di uscire dal proprio segno, dalla propria firma autoriale per mettersi in dialogo con altri linguaggi coreografici. Francesca Pennini lo ha definito un vero e proprio atto politico per accogliere, all’interno del proprio segno artistico, la dimensione dell’altro.  

Inalandscape – Ph. Roberta Segata

La danza è stata senz’altro uno strumento privilegiato per indagare la rigenerazione degli spazi periferici e una diversa abitabilità del territorio, ma certamente non l’unico linguaggio. Anche le installazioni Asking Shelter / Appunti di Claudia Losi all’interno della Galleria Isolotto o Line di Jessica Brunelli, nei diversi luoghi del festival, hanno disegnato una nuova geografia urbana. Nel caso di Line, ad esempio, il pubblico ha riscoperto alcune aree dimenticate dello spazio pubblico, esplorando liberamente i brevi percorsi creati dai listelli di legno assemblati dall’artista.
Tra tutte le iniziative a latere, ma per questo non meno importanti, merita una riflessione particolare L’archivio raccontato, ovvero la visita guidata all’archivio storico della Comunità dell’Isolotto, che ha permesso anche a chi non abita il quartiere di conoscerne la storia, e di conseguenza di cogliere fino in fondo il progetto artistico che ha strutturato i Cantieri Culturali Isolotto. Grazie a una serie di documenti e fotografie, tra cui un filmato, è stato possibile ripercorrere le vicende della nascita del quartiere e le esperienze portate avanti nella Parrocchia-Comunità. Negli anni ‘50 il progetto INA-Casa riuscì a coniugare la qualità delle abitazioni di tipo popolare con un impianto urbanistico teso a preservare i valori di convivenza e socialità, ripensando in modo originale il rapporto tra la dimensione pubblica e privata. Quello stesso rapporto che ha sempre accompagnato e arricchito le nostre visioni. 

 

TRIBUNA POLITICA 
di Virgilio Sieni
in collaborazione con Franco La Cecla
assistenza artistica di Delfina Stella e Agnese Lanza
con cittadini e cittadine
musica di Gherardo Baldi (chitarra elettrica) e Casimiro Vilardo (tromba)

LA ZATTERA D’ORO
di Virgilio Sieni
con Delfina Stella e Agnese Lanza
musica di Veronica Chincoli

SLEEP IN THE CAR
di Virgilio Sieni
con la collaborazione di Franco La Cecla
con Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Sara Sguotti

DIALOGO TERZO: IN A LANDSCAPE
coreografia e regia di Alessandro Sciarroni
azione e creazione di Simone Arganini, Teodora Grano, Carmine Parise, Francesca Pennini, Stefano Sardi
musiche di John Cage, Stefano Sardi
abiti di Ettore Lombardi
luci di Alessanro Sciarroni
tecnica di Stefano Baraldi
coproduzione CollettivO CineticO, Aperto FestivalFondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Ferrara, Operaestate Festival Veneto/ CSC, Marche Teatro, Centrale FiesArt work space
produzione Associazione Culturale CollettivO CineticO

CI VORREBBE QUEL PUNTO CHE FERMA LE COSE
di e con Roberta Mosca/Canedicoda
produzione KLmKinkaleri, Le Supplici, mkassociazione culturale

DUE
con Annamaria Ajmone
musica di Glauco Salvo
produzione Associazione L’Altra

FESTIVAL CANTIERI CULTURALI ISOLOTTO
24-28 luglio 2023