VALENTINA SORTE | Dal 7 al 29 ottobre il quartiere di Villapizzone a Milano è stato protagonista di PASSAGGI FESTIVAL, un progetto ricco di diverse proposte culturali che si è svolto in modo diffuso e capillare tra le strade e i luoghi simbolo del quartiere, coinvolgendo direttamente i suoi abitanti. 

Il festival, sostenuto dal Comune di Milano attraverso il bando Milano è Viva, è stato ideato e promosso dalla compagnia CampoverdeOttolini (Elisa Campoverde e Marco Ottolini) che da anni si occupa di realizzare progetti artistici partecipati, e che già nel 2022 aveva curato il progetto VILLAPIZZONE_racconti di ieri e domani, dedicato sempre al quartiere e al recupero delle storie di cui è custode.  

I miei natali nel quartiere©Clara Mammana

PASSAGGI FESTIVAL mira a riattivare il territorio e i suoi abitanti, in particolar modo coinvolgendo i giovani/giovanissimi, da una parte, e gli over 65 dall’altra, identificati come le categorie sociali che soffrono maggiormente della mancanza di spazi e attività aggregative dedicate. CampoverdeOttolini desidera fortemente innescare nuove forme di socialità e vivibilità, sacrificate dal piano urbanistico e dalle grandi costruzioni degli anni ‘60, dalle grandi arterie stradali e dalla rete viaria che hanno finito per trasformare il quartiere in un luogo di “passaggio”, nonostante la sua ricca storia. 

Non siamo riusciti a partecipare ai laboratori che hanno preceduto il festival, ma abbiamo seguito due dei suoi appuntamenti: Alta Velocità di e con Mila Boeri e I MIEI NATALI NEL QUARTIERE, una passeggiata sonora ideata dalla Compagnia CampoverdeOttolini, con le voci di Gianluca Stetur e Paola Tintinelli, e le performance di Matteo Marchesi ed Erica Meucci. 

Mila Boeri_AltaVelocità_ph Claudia Aschieri

Alta Velocità si dichiara, sulla carta, uno spettacolo-game in cui la linea narrativa procede per frammenti, intrecciando elementi autobiografici dell’autrice-attrice con le vicende legate alla costruzione della TAV. Da una parte Mila Boeri coinvolge il pubblico con un appello frontale ed energico, molto diretto, in cui lo spettatore è chiamato a fare di volta in volta delle scelte e a interagire, anche se in alcune occasioni in modo un po’ macchinoso o forzato; dall’altra parte cerca di ricondurre la densa materia della sua narrazione a un registro più intimo e personale, mettendosi in un dialogo più spontaneo e ravvicinato con gli spettatori, e per questo più efficace.  La frontalità dei fatti, delle date, dei nomi e cognomi è intervallata da momenti di confidenza, quasi parentesi di intimità, su una direttrice più laterale. 

Da un punto di vista drammaturgico l’intento della Boeri è quello di lasciare aperti diversi punti di vista e interrogativi, di non chiudere lo spettacolo con una risposta univoca o già confezionata. La questione relativa alla costruzione della TAV, ovvero l’opera pubblica più grande e onerosa della storia della nostra Repubblica, viene affrontata da angolature diverse e apre a numerose altre questioni. Ogni volta il pubblico deve decidere quale aspetto approfondire, scartando le altre opzioni disponibili. Un po’ come ne Le città invisibili di Calvino: si ha la possibilità di scegliere il percorso di lettura che si preferisce. In questo caso, però, la scelta non è individuale, ma collettiva. Insomma, è uno spettacolo a poliedro, da maneggiare senza un ordine preciso, lungo tutti i suoi spigoli. 

Si parte dalla TAV per arrivare, in realtà, a interrogarci su come usiamo il nostro tempo, i nostri soldi, il territorio, su come ci immaginiamo il futuro e quanto ne vorremmo essere artefici. L’idea è ambiziosa, ma il risultato non è quello sperato, almeno non nella replica milanese. Nonostante questo, si tratta di un lavoro interessante e di un’artista talentuosa.
Mila Boeri ha una forte presenza scenica e la sua recitazione è molto spontanea, frizzante. La decisione di collocare
Alta Velocità sul registro della stand-up comedy, ma di dargli un taglio “civile”, è azzeccata. Accanto agli aneddoti su Al Bano e Romina ascoltiamo anche le parole del giudice Ferdinando Imposimato. Il tutto senza forzature.
Quello che non convince è, invece, la leggibilità della struttura drammaturgica, l’ostentazione della scelta non solo come tema, ma come meccanismo. In certi momenti quello che potrebbe essere un esperimento sociale di vero coinvolgimento del pubblico finisce per rovesciarsi in un meccanismo prevedibile, in cui il pubblico non sente necessaria la sua scelta.
 

Mila Boeri_AltaVelocità_ph Claudia Aschieri

Nonostante i suoi difetti, è un lavoro che merita attenzione. Mila Boeri è riuscita ad accendere molta curiosità e un sincero desiderio di scambio tra gli spettatori. Al termine dello spettacolo è nato, infatti, un fitto dibattito fra l’artista e il pubblico, cosa che non capita spesso di vedere in sala.
È stata messa troppa carne sul fuoco? Forse sì. È necessario, perciò, asciugare la narrazione a tratti ipertrofica. Rimane, tuttavia, la capacità dell’artista di arrivare al pubblico e di intercettare perfettamente gli obiettivi di questo festival che vuole per prima cosa riportare l’attenzione sulla Storia e sulle storie delle persone.
 

Dall’atmosfera raccolta e calorosa dell’ARCI L’Impegno che ha ospitato Alta Velocità, siamo passati, la settimana successiva, agli spazi aperti de I MIEI NATALI NEL QUARTIERE. Piccoli gruppi di spettatori sono stati condotti alla scoperta di Villapizzone, guidati in cuffia dalle voci di Gianluca Stetur e Paola Tintinelli, che hanno interpretato due personaggi la cui storia personale è legata a doppio filo a quella dei luoghi del quartiere. Un racconto molto denso, scaturito dalle testimonianze dei residenti over 65 e dall’archivio storico della biblioteca di Villapizzone. È, dunque, una performance itinerante e nello spazio e nella memoria. Nelle memorie.  

I miei natali nel quartiere©Clara Mammana

Il percorso ha preso avvio dall’ARCI L’Impegno per snodarsi, poi, lungo le vie del quartiere e i suoi luoghi più caratteristici. Mentre le voci in cuffia ci guidavano, accompagnate da interventi danzati di Matteo Marchesi ed Erica Meucci, abbiamo attraversato i giardini di Piazza Prealpi con le panchine intestate a Lea Garofalo, Giulio Regeni, Patrick Zaki, Mahsa Amini, abbiamo costeggiato la scuola speciale Rinnovata Pizzigoni, l’ex villaggio operaio di Campo dei Fiori, ora diventato Parco Campo dei Fiori, e Parco Testori, abbiamo camminato lungo i binari di Bovisa, per giungere alla biblioteca di Villapizzone e, infine, a Villa Radice Fossati. 

Si è trattato di una narrazione stratigrafica del quartiere che ha permesso agli spettatori di cogliere in senso diacronico la sua complessa storia. Le forme del paesaggio, immerse nella contingenza del presente, convivevano con il passato della narrazione. In alcuni casi era facile immergersi nella memoria, poiché il presente custodiva tracce ancora visibili e vive, come per la Rinnovata Pizzigoni o Villa Marietti Radice Fossati. In altri casi, invece, l’immaginazione ha dovuto lavorare molto, appigliandosi a vecchi resti di archeologia industriale, come i vecchi stabilimenti della Montecatini e della Piatti (industria di vernici), o allo scheletro del vecchio e monumentale gasometro di Bovisa. 

La passeggiata ha saputo intrecciare con intelligenza la narrazione in cuffia a brevi azioni performative dal vivo, sovrapponendo le storie del quartiere al suo presente, alla ricerca di tutte le voci del territorio.

Archivio storico Biblioteca Villapizzone

CampoverdeOttolini dimostra, così, la sua volontà di allontanarsi da certe vetrine teatrali per lavorare con e per gli abitanti di Villapizzone e di lasciare una traccia tangibile di questo percorso. Il valore di questa proposta risiede, infatti, non solo nel coinvolgimento degli over 65 alla costruzione della linea narrativa di I MIEI NATALI NEL QUARTIERE, ma nella scelta delle forme di fruizione di questo lavoro, anche dopo la giornata di evento. La registrazione sonora, infatti, è fruibile tramite l’archivio audio Izi.TRAVEL e le immagini del quartiere tramite l’archivio fotografico della biblioteca.

ALTA VELOCITÀ
di e con Mila Boeri

I MIEI NATALI NEL QUARTIERE
testi Elisa Campoverde e Marco Ottolini
voci Gianluca Stetur e Paola Tintinelli
ambiente sonoro Simone Moretti
performance live Matteo Marchesi e Erica Meucci