OLINDO RAMPIN | Lo spettacolo, che ci farà trasalire con le sue concatenazioni di nobili immagini di addio, si apre con un simbolo perfetto di nascita e risurrezione. Dentro due gabbie sospese di metallo intrecciato in forma d’uovo, i corpi di due danzatori vengono estratti da cortei di compagni e compagne riuniti in cerchi ruotanti. Quegli involucri segreti, dal cui fondo escono i due corpi segregati, sono anche arche, o luoghi di prigionia.
Fin dalla prima sequenza di Requiem(s), la nuova creazione di Angelin Preljocaj accolta trionfalmente al Teatro Ponchielli di Cremona, la scrittura coreografica è un assorto rito di elaborazione della fine (e del fine) della vita, concepito attraverso una lingua razionale ed esatta, una sintassi trasparente fatta di calcolatissime simmetrie e specularità corporee, elaborate con una nitidezza che vorremmo dire cartesiana.

ph Yang Wang

All’inizio dello spettacolo, dunque, i diciannove interpreti, che agiscono sé stessi con una stupefatta padronanza dei movimenti, si ricongiungono accogliendo i due neonati adulti. Eccoli correre insieme eretti e fieri riempiendo interamente l’ampia scena disadorna, eccoli disegnare diagonali doppie o ampi cerchi, in disegni millimetrici, mentre la drammaturgia musicale si muta d’improvviso in un’inaspettata nevrosi elettronica. Inseriti in quest’inferno sonoro, i discorsi inesorabili dei Requiem di Mozart, di Ligeti, di Fauré non ci sono mai parsi così nobili, meditati in piena luce e quasi “parlati” dai corpi di questi mirabili danzatori, strumenti di un discorso che crea unità dove questa parrebbe non poter sussistere.

ph Didier Philispart

La struttura della narrazione coreografica è infatti, per sé stessa, estremamente variata. Vi domina una scrittura a più strati, polifonica, dove scene di culto funebre, di umanissimi addii e di ostinate rinascite, si traducono nei “quadri di un’esposizione”. Una scrittura che contamina tutti i propri registri, in un’escursione formale che va dal “sublime” all’informale, dal lirismo alla narratività. Gli spettatori accolgono come messaggi di dolce e misteriosa finezza queste visioni di ieratiche divinità in vesti bianche, che coprono misteriosamente il volto terminando in cerimoniali maschere sferiche, di nere “regine della notte” con corone acuminate o con funerei copricapi, di giovani paggi con corpetti neri glitterati e colletti Tudor che depongono delicatamente i morti, accompagnandoli nel loro passaggio all’oltremondo.

ph Didier Philispart

I kilt neri vestiti sul torso nudo, le danzatrici rese quasi indistinguibili dai danzatori da una fascia che ne ricopre i seni, le tuniche bianche romaneggianti, i corpetti rosa carne, si alternano nei duetti maschili o femminili e nelle composizioni corali, millimetricamente disegnate. Il bianco e il nero sono i colori dominanti, rotti solo in una breve, memorabile epifania, dal rosso brillante di due danzatrici vestite di abiti cerimoniali, che si muovono su un proscenio improvvisamente separato dalla comunità dei vivi e dei morti da un sipario trasparente.
Quel che sembra di percepire, come punto d’arrivo dell’allargarsi a cerchi concentrici del discorso coreografico di Requiem(s), è l’ostinata, assidua presenza dei morti: una struggente osmosi dei vivi e dei morti, in cui i vivi rivelano la loro fragilità e, attraverso essa, la loro verità, il loro fine ultimo. La vita come transito, viaggio e incontro; i morti come testimoni, oracoli e giudici della nostra vita.

ph Yang Wang

REQUIEM(S)
coreografia Angelin Preljocaj
musiche György Ligeti, Wolfgang Amadeus Mozart, System of a Down, Johann Sebastian Bach, Hildur Guonadóttir, canti medioevali (anonimi), Olivier Messiaen, Georg Friedrich Haas, Jóhann Jóhannsson, 79D
luci Éric Soyer
costumi Elenora Peronetti
video Nicolas Clauss
scene Adrien Chalgard
con Lucile Boulay, Elliot Bussinet, Araceli Caro Regalon, Leonardo Cremaschi, Lucia Deville, Isabel García López, Mar Gómez Ballester, Paul-David Gonto, Béatrice La Fata, Tommaso Marchignoli, Théa Martin, Víctor Martínez Cáliz, Ygraine Miller-Zahnke, Max Pelillo, Agathe Peluso, Romain Renaud, Mireia Reyes Valenciano, Redi Shtylla, Micol Taiana
produzione Ballet Preljocaj
prima rappresentazione 17 e 18 maggio 2024, Grand Théâtre de Provence, Aix-en-Provence

Teatro Ponchielli, Cremona | 24 marzo 2025