ROBERTA FUSCO |PAC LAB*| Antonio Rezza e Flavia Mastrella con il loro incontro artistico avvenuto nel 1987 hanno fin da subito proposto un segno di novità nel panorama teatrale italiano, facendo delle loro vite artistiche una missione di sperimentazione e avanguardismo. Un gioco d’azzardo dove le componenti sono l’irriverenza, le immagini e un linguaggio innovativo. Rezza veniva da alcuni esperimenti di surrealtà fra teatro e tv che avevano avuto grande successo, facendo conoscere al grande pubblico il suo sembiante così fisicamente marcato nelle espressioni del volto. Flavia Mastrella invece aveva fin da subito proposto la propria identità di artista pensatrice di installazioni e spazi surreali, dalla cifra pop.
Dopo il successo di Io del 1998, ancora attuale per la sua struttura creativa, un altro grande classico del repertorio della coppia artistica viene riproposto quest’anno in tournée: si tratta di Fotofinish del 2003. L’opera s’insinua nel lavoro RezzaMastrella con le medesime caratteristiche teatrali: i colori pop delle scene di Mastrella e l’operazione recitativa senza limiti di Rezza, i medesimi elementi vincenti che nel 2013 gli conferiranno il Premio Ubu.

Tutto si può dire, tranne che faccia una vita noiosa. Come tutte le firme RezzaMastrella, anche Fotofinish è una scommessa. Lo spettatore perde la sua connotazione originale per diventare il complice di quello è il micromondo che si va a creare in scena. Accompagnato da un aiutante, interpretato da Manolo Muoio, Rezza dispiega una commedia surreale lunga circa 100 minuti. L’occhio cade sulla scenografia e subito si può notare la schiera di oggetti di scena che il genio di Mastrella ha creato per la pièce. Senza indugio Rezza inizia a giocarci come se fosse un bambino per dar vita a quelli che sembravano solo dettagli scenografici, ma che prendono la forma ora di una bicicletta super tecnologica, ora di un ospedale ambulante o di un’appartamento ambulante. Prende quella che sarà una bandiera per un politico o un fondale fotografico e inizia a essere cliente e fotografo assieme. L’instante dopo aver litigato con sé stesso per aver sbagliato posa, si affretta a sviluppare le foto, per poi correre indietro alla sua posizione di partenza per innalzare una bandiera e cominciare un comizio politico.
Voi siete poveri nello spirito e nelle ambizioni. Rezza in preda alla psicosi, si alterna nell’essere, in una drammaturgia esplosa e surreale, ora fotografo, adesso cliente, ora suora, di nuovo fotografo e d’improvviso politico: una frammentazione continua sulla quale si costruisce lo spettacolo. Parole e personaggi vengono posti in un dialogo continuo: un testo senza punti, solo virgole per prendere un leggero respiro. Tra l’inspiro e l’espiro, l’uomo solo diventa nuovo e cambia forma. Un teatro di trasformazione dove i confini vengono fin dal primo istante distrutti, abolendo qualsiasi tipo di logica cognitiva e drammaturgica. Nel performer albergano personalità multiple che premono per uscire, per poi fondersi e combinarsi in una unità umana contraddittoria e spiazzante. Una rottura continua degli schemi che culmina in una deflagrazione della quarta parete, e che distrugge i confini tra pubblico e palcoscenico. La costante negli spettacoli è la medesima di volta in volta: una sorta di dionisiaca follia, che parte dalla scena e si riversa verso la sala, creando un unicum spaziale. Rezza con la sua parlantina acuta entra ed esce da personaggi come affetto da un disturbo di personalità multipla; Flavia Mastrella è artefice di una scena viva, all’apparenza semplice ma funzionale a creare l’impianto per gli squilibri che andranno svolti.

Neanche stasera mi è venuto quell’infarto che mi risolverebbe un sacco di problemi. La frenesia è il concetto cardine di Fotofinish. Non riuscire a stare al passo mentre tutto intorno scorre troppo veloce in una vita quotidiana fatta di necessità effimere e bisogni materiali. Un bambino stanco a soli quattro anni, politici che non prendono su di sé alcuna responsabilità, un nuovo modello di bicicletta ogni dieci minuti: risultati di un sistema precostruito distante dal concetto obiettivistico della società. Come una corsa dove arrivare primi a qualsiasi costo ma senza sapere neanche realmente la motivazione per la quale si sta gareggiando, o per sperare nell’infarto che mi darebbe tanta dignità.

Il vostro pacifismo diventa arroganza. Via via che scorre la pièce, ciò che lascia turbati sono le risate del pubblico durante scene di comicità crudele. Nel momento in cui sta per scoppiare una brutta guerra, Rezza si prepara per sparare agli spettatori. Li prende ad uno ad uno, li spoglia di alcuni indumenti e getta i vestiti in aria, per poi farli distendere sul palco. Come negli scontri reali, le vittime si questa piccola deportazione in scena sono impotenti, non possono opporsi a quel destino che non hanno scelto perché la guerra non guarda in faccia a nessuno, è vigliacca. Una cattiveria infinita, capace di far sbellicare dalle risate il pubblico in sala, nonostante il cinismo. Rezza bullizza il pubblico toccando parti intime, ballando nudo sulle loro teste e distendendosi sui loro corpi. Tuttavia quanto più l’immagine è crudele, tanto più la reazione del pubblico è ilare: un ossimoro disumano inspiegabile. Paura di reagire o voglia di essere protagonisti?
È chiaro che l’intento di Rezza è quello di andare oltre gli schemi e anzi inserirsi nelle fenditure e nei controsensi del pensiero sociale. Non c’è pudore, politically correct o perbenismo. L’idea di fondo dell’utilizzo che RezzaMastrella fanno del dispositivo scenico è un teatro dell’assurdo contemporaneo: ripetizioni di termini e loop di frasi portati all’estremo, una completa dissociazione dell’io, una critica tacita alla società, situazioni surreali che si riflettono nella recitazione energica e sulla scena che è un turbinare di azioni solo apparentemente nonsense.
Fotofinish è una performance che dispiega messaggi crudi che confluiscono in interrogativi ben precisi: perché vi lasciate abbindolare?. Nonostante io ho problemi gravissimi, perché credete a tutto?. Anche quando è finito, è tutto finito, cosa resta realmente di un uomo solo con i suoi problemi in un mondo dove tutti sembrano vivi ma erano già morti?
FOTOFINISH
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Manolo Muoio
(mai) scritto da Antonio Rezza
allestimento Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
luci e tecnica Alice Mollica
organizzazione Marta Gagliardi e Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini
produzione RezzaMastrella-TSI La fabbrica dell’Attore Teatro Vascello
Teatro Bellini di Napoli | dal 2 al 6 aprile
*PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.