ANDY VIOLET | 8 chili in 4 legislature: I maligni mormorano che l’entourage del Cavaliere avesse intuito l’imminente ritorno del capo sulla scena politica semplicemente osservando il drastico cambiamento delle sue abitudini alimentari.
Fedele infatti al suo proverbiale senso estetico, per la sua riesumazione politica Silvio ha ingaggiato una strenua lotta con quegli otto chili di troppo che hanno imbolsito la sua già tozza figura, facendo sporgere il suo ventre ben oltre la linea d’occultamento fornita dal suo immancabile doppiopetto. Niente più stravizi alimentari, dunque, perché all’apertura del sarcofago la sua carcassa bionica e protesica si presenti in forma smagliante, e chissà a quale folta schiera di professionisti della nutrizione si sarà rivolto per demolire l’adipe superfluo: dietologi, personal trainer, lunch designer, food engineer, addetti al controllo del colore e della consistenza delle sacre feci e della limpidezza delle urine.
Sarebbe tuttavia ingiusto etichettare lo sforzo salutista dell’ex-premier solo come un civettuolo cedimento alla vanità: egli, nel ricandidarsi per l’ennesima volta alla guida del Paese, ha voluto sperimentare su di sé il disagio alimentare del suo popolo, stretto nelle angustie di una crisi che per la prima volta dal dopoguerra sta intaccando i consumi dei beni di prima necessità. Nel vasto movimento di involuzione del capitalismo, infatti, anche la storia sembra attorcigliarsi su se stessa, ricomponendo scenari ottocenteschi di classismo alimentare, forse mai realmente cancellati: la carne, nei tagli più pregiati, torna esclusivo beneficio delle tavole dei ricchi, mentre i poveri tornano mangiatori di patate di vangoghiana memoria, sebbene nella forma globalizzata del fritto da fast-food, e c’è chi, tra l’ottuso e il malevolo, magnifica le nuove tendenze di consumo come il trionfo finale della dieta mediterranea.
La realtà, più semplicemente, è che lo spettro della fame, arginato da anni di neocolonialismo nei serbatoi afroasiatici e sudamericani, torna a danzare in Europa con un vigore prerivoluzionario, tendendo una molla di insoddisfazione forse preludio di radicali stravolgimenti. Lui, Mr.B, si farà trovare pronto: quando lo informeranno che il popolo in rivolta davanti Palazzo Grazioli vuole il pane, potrà rispondere, dall’alto della sua sana dieta: “Mangino brioches, purché integrali”.