petra uovoVINCENZO SARDELLI | Custodiamo un tesoro nel corpo: la capacità di esprimerci senza parole. E quante storie possono essere raccontate senza pronunciare una frase. “Uovo performing arts festival”, kermesse sapida, rapida, indisciplinata, refrattaria a ogni etichetta, è ben rappresentata da “Love will tear us apart”, di scena alla Triennale di Milano domenica 24 marzo, prima parte di una trilogia della compagnia De Facto che unisce drammaturgia, coreografia e performance, nel segno della danza contemporanea.

La croata Petra Hrašćanec, con la regia di Saša Božić, si presenta sul palco deserto con solo uno stereo. Acconciatura da maschietto trasognato, look scanzonato e spaccone, il suo sbarazzino “Love will tear us apart”, incentrato sulla relazione tra movimento e musica, è uno spettacolo con tanti sorrisi e, forse, una lacrima.

Fantasioso l’amore proposto da quell’aria vagabonda, da quel danzare impertinente. Petra Hrašćanec, mani nelle tasche, camicia grigia che proprio non vuol saperne di restare nei pantaloni attillati, è ribelle a ogni limite paludato. In antagonismo ai cliché classici, propone, partendo dalle note post-punk dei Joy Division, una danza oscillante tra tinte goth (con atmosfere opprimenti) e squarci rispetto a tale clima ossessivo, con musiche e gesti veloci e cadenzati.

Petra Hrašćanec esprime la relazione tra se stessa e gli altri sul malinconico intimismo di “Poses” uno dei pezzi cult del cantautore canadese Rufus Wainwright. La voce baritonale di Matt Berninger dei National ispira moti più leggeri, con un sottofondo sardonico. Si arriva poi al liberatorio polistrumentismo elettronico dei Tuxedomoon, con epilogo catartico sul folk-pop dolce e delicato degli scozzesi Belle and Sebastian.

Non si prende mai troppo sul serio, Petra. La sua danza è fatta di balzi-permaflex, di volteggi da farfalla, di sguardi intensi e fissi. È un’esibizione con pause, pose mute, interazioni con il pubblico, scambi con uno spettatore solo chiamato a caso sul palco.

In questo lavoro in bilico tra riflessioni introspettive ed energiche irruzioni rock, la danza astratta della performer croata mette in azione vorticosa le varie parti del suo corpo scomposto (la testa o il ciuffo dei capelli, le mani o il bacino, le spalle o le braccia). Oppure ricrea il puzzle dell’oggetto fisico, immortalato in pose statuarie. L’amore in scena è pathos, eros dilaniante; ma anche armonia, grazie all’atto stesso della danza.

La sensazione che rimane al pubblico è che l’ineffabile controllo del proprio corpo sia il principio del controllo dell’io, della padronanza di sé, per poi avvicinarsi con ironia anche all’arcano che sta dentro chi ci circonda. Un’esibizione pungente ed effervescente, apprezzata da un pubblico giovane, risucchiato nei luoghi insondabili della mente della danzatrice.

Petra Hrašćanec balla sulle note dei Joy Division:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=hLBAjAPvvw0&w=560&h=315]

1 COMMENT

  1. […] di Maddalena Giovannelli (Stratagemmi, 28 marzo) Folk-s di Camilla Lietti (Stratagemmi, 29 marzo) Uovo in camicia con Petra Hrašćanec di Vincenzo Sardelli (PAC – Paneacquaculture.net, 30 marzo) Uovo Festival Milano: la […]

Comments are closed.