segnaliANDREA CIOMMIENTO | La nuova drammaturgia balcanica chiama a giudizio i responsabili diretti e i complici della questione serbo-croata. È la prerogativa dello spettacolo di Oliver Frjic intitolato “Dannato sia il traditore della patria sua” in cui lo spazio scenico è scarno componendosi soltanto di attori/musicisti predicatori di violenza. Il coro di voci si porta appresso storie di stupri e abusi subiti, fosse titine, vittime infoibate, risate colme d’odio e pianti da schernire nell’interpretazione.

Il lavoro prodotto dalla Slovensko Mladinsko Gledališce non è una creazione composita ma un ciclo di confessioni parcellizzate e inquietanti in cui tutto nasce e si annienta ogni quarto d’ora: il tema da raccontare si presenta inizialmente innocuo e risolutivo, in pochi minuti il linguaggio si corrompe e l’unica soluzione è la caduta dei corpi a causa degli spari per mano dall’attore più giovane. Qui il lutto non è pretesto di cambiamento ma una semplice pausa tra un massacro e l’altro oltre a essere il segnale di un ritorno imminente di sangue. Ogni quadro scenico viene fatto a pezzi e vivisezionato richiamando a una presa di coscienza collettiva sull’indifferenza di questi ultimi vent’anni.

La finzione del teatro, uno dei temi che affronta Frjic in questo lavoro collettivo nato da improvvisazioni, diventa il pretesto per pianificare l’attacco e prendere di mira gli spettatori con l’obiettivo di far vivere il meccanismo del massacro e l’ingranaggio che porta allo scontro ovvero l’esperienza di un conflitto degenerante. Si esplorano le violenze della storia come rappresentazioni finzionali di atti furiosi che generano nuovi modelli di brutalità sociale e riportano al centro i segni che la violenza è capace di perpetuare.

Il processo d’accusa portato in scena pone l’Europa e l’Italia tra i principali colpevoli dei silenzi complici e dell’aumento di corruzione e mafiosità del presente, accuse che a dire il vero risultano un po’ troppo generiche e vicine allo stereotipo politico “Fascismo-Mafia-Berlusconi”. La bellezza inquieta presagisce in questo allestimento un futuro di turbolenze originate da visioni nazionalistiche e reazionarie che portano con sé un passato pronto a risvegliarsi.

Il Mittelfest 2014 (“Segnali. Cartografia della bellezza inquieta”) proseguirà fino a domenica 27 luglio. Tra i nomi teatrali Jan Fabre, Luca Ronconi, Ivica Buljan, Gabriele Vacis e le realtà del CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, CTA Centro regionale Teatro d’Animazione e di figura di Gorizia e la Civica Accademia “Nico Pepe” di Udine. Per tutti i dettagli: www.mittelfest.org