FRANCESCA GIULIANI | La solitudine di un uomo che tenta di riconquistare la sua mente persa fra fantasmi e utopie, fra presente e passato alla ricerca di un futuro nel quale non riesce a trovare una possibile via di fuga. La vita e la morte di quell’uomo, raccontata attraverso la testimonianza diretta di registrazioni audio tradotte dalla voce e dal corpo dalla nipote attrice. È Gianni, lo spettacolo di Caroline Baglioni, prodotto da La società dello spettacolo, vincitore del Premio Scenario Ustica per il teatro 2015, visto in questi giorni in residenza all’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino ed oggi e domani a Teatro Litta di Milano per la rassegna Scenario.
L’attrice è in scena vestita di un lungo abito viola, travolta e nascosta da una gigantesca montagna di scarpe che tiene strette tra le braccia. Dopo averle gettate a terra si ferma e inizia a cercarne due da indossare. Una scarpa da uomo e una da donna faranno traballare quell’esile corpo rispecchiando anche fisicamente l’ambivalenza di una mente fuori centro, in cerca di un prima e di una normalità che non si sa bene poi quale sia. In quell’alternanza di genere misto, dove la donna e l’uomo si confondono, l’attrice porterà in scena quadri viventi dello zio mentre registra i pensieri su quelle audiocassette che verranno ritrovate anni dopo e faranno da drammaturgia allo spettacolo.
La solitudine performativa dell’attrice in scena rende pienamente l’idea di quella vissuta dal personaggio in un crescendo che porta alla bellissima danza finale di liberazione che se da una parte segna il momento di fine vita dello zio dall’altra travalica nell’aperta dichiarazione poetica della nipote attrice, solo ora totalmente libera di quel corpo scenico del quale non resta che una scarpa e una voce re