VALENTINA SORTE | Dopo il lavoro su Anne Sexton, tra cui diversi studi e lo spettacolo omonimo “Anne Sexton cleaning the house”, Milena Costanzo ha presentato con “Emily No!” il secondo capitolo della “Trilogia della ragione”, questa volta dedicato ad un’altra poetessa americana: Emily Dickinson. A chiudere il ciclo sarà una donna altrettanto eccezionale, Simone Weil.

Nilena CostanzoNello specifico, il percorso sulla Dickinson ha visto un primo studio “Emily, il buonumore è un dovere etico”, presentato nell’ambito di Stanze (nella suggestiva cornice della Casa Manzoni, a Milano), dove veniva affrontato il rapporto della poetessa con il suo mentore Thomas Higginson. Nella seconda uscita pubblica, all’interno Danae Festival 2015, e in questa ultima data al PimOff, la Costanzo ha invece sviluppato il connubio Emily-Famiglia. Maiuscolo permettendo.

Il lavoro è molto particolare. A prima vista, Emily sembra essere assente, o comunque poco presente in uno spettacolo che porta il suo nome. Anche senza misurare la durata delle sequenze o la frequenza delle entrate/uscite, è la sua famiglia che vediamo per la maggior parte del tempo in scena, e cioè: la madre Emily (Rossana Gay) che vive nel ricordo del marito Eduard, la sorella Vinnie (Alessandra De Santis) ancora zitella e il fratello Austin (Alessandro Mor) devoto alla moglie Susan e al figlio Gilbert. La giovane donna è più volte citata nei discorsi dei familiari ma la sua prima ed effettiva entrata in scena è molto tardiva. Non solo. Quando compare, le sue sono vere e proprie apparizioni: passaggi sporadici e fulminei da una quinta all’altra o brevi performance.

Il rapporto fra le due “narrazioni” è solo in apparenza sbilanciato, perché in realtà tutto il lavoro funziona per slittamenti. L’operazione effettuata è molto sottile. Anche se la Costanzo parte dalla vita e dalle opere della Dickinson (soprattutto dalle sue lettere), molto liberamente decide di trasporre i temi e i pensieri che lì emergono, amplificandoli di volta in volta nei diversi personaggi, senza attribuirli alla sola Emily. I componenti della sua famiglia non incarnano solo se stessi ma sono delle evocazioni della Dickinson, che anticipano così il suo ingresso e smorzano il senso di attesa prolungato “a dismisura”.

Emily Dickinson

In questo ambiente chiuso e puritano, dove la religione fa parte dei riti domestici quanto l’ora del tè, e dove si consumano inutili conversazioni da salotto (magnifica quella sul tombolo e il chiacchierino), trapelano ad un certo punto dai personaggi delle inaspettate “epifanie”. Il desiderio si esprime in loro, esplodendo sotto varie forme: da quella sensuale di Vinnie a quella famelica della madre.

La figura di Emily che emerge è infatti quella di una donna piena di desiderio, fierezza e marginalità. Le entrate di Milena Costanzo sono sempre potenti ed evocative, sia quando recita i suoi versi sia quando si esprime con la sola fisicità. La sua prova è molto intensa, e la scelta di incarnare la figura della poetessa americana invece che interpretarla è azzeccatissima. Restituisce con coerenza l’obliquità che ha attraversato la sua vita e le sue opere.

Bravi anche Rossana Gay, Alessandra De Santis e Alessandro Mor per la loro poliedricità e la capacità di regalare al pubblico momenti di leggerezza e “buonumore”, senza creare rotture. “Emily No!” non è infatti solo pieno di poesia e anarchia, ma anche di comicità e domesticità. Un piccolo gioiello.

 

MILENA COSTANZO / FATTORE K

Emily No!
Liberamente tratto dalla vita e le opere di Emily Dickinson
di Milena Costanzo
con Milena Costanzo, Alessandra De Santis, Rossana Gay e Alessandro Mor

Visto a Milano , Spazio PimOff

20-22 marzo 2016