VALENTINA SORTE | La 41° edizione di Pergine Spettacolo Aperto, festival da tempo consacrato alle arti performative e alla sperimentazione di nuovi linguaggi, si è aperta il primo luglio con la prima nazionale di Europa a domicilio, una delle ultime performance targate Rimini Protokoll. Dopo aver toccato dieci paesi europei Home visit Europe – questo il titolo originale – arriva per la prima volta in Italia, in contemporanea a InTeatro, a Polverigi.

Pergine-spettacolo-aperto-2016_imagefullwideLa partecipazione del collettivo tedesco al festival trentino non è un caso. La direzione artistica di Pergine Spettacolo Aperto rivolge da sempre una particolare attenzione ai luoghi che ospitano i suoi diversi appuntamenti, trasformando spazi inusuali o dismessi come vecchie rimesse, fabbriche abbandonate e ex-ospedali psichiatrici in contenitori di sperimentazione. Delle vere e proprie fucine creative. E la vocazione site-specific dei Rimini Protokoll, tanto negli spazi urbani quanto in contesti più chiusi o intimi, non è di certo una novità.

Questa volta il luogo scelto come “contenitore” dell’evento performativo è stato lo spazio domestico. Per una settimana le case dei Perginesi sono diventate delle agorà teatrali. Nel perimetro sperimentale e protetto di un appartamento privato, un gruppo di circa quindici persone si ritrova infatti a fare i conti con la propria idea di Europa, intrecciando storie e istanze personali a meccanismi politici globali o forme di democrazia partecipativa.

Si tratta di una specie di role play guidato (a 5 livelli), dove la regia di Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel è affidata, o meglio delegata, ad un congegno elettronico che passa di mano in mano a ognuno dei partecipanti (padrone di casa compreso). Premendo il bottone verde di questo dispositivo, ogni giocatore riceve una sorta di scontrino che contiene una consegna ben precisa. Lo scopo di questa prima parte del gioco è quello di scoprire l’Europa d’oggi attraverso le storie di chi la abita e la sperimenta quotidianamente. Da qui il titolo del progetto.
Il senso dell’Europa non si fa solo nei parlamenti. L’Europa si fa in casa, nel proprio salotto o nella propria cucina, mentre si inforna una torta. Non è un concetto astratto o un confine fisico-politico tra stati, ma è al contrario una questione intima e allo stesso tempo concreta, e si misura a colpi di domande: “Lavori spesso in un paese diverso da quello in cui vivi?”, “Hai mai mentito sulla tua nazionalità?”, “Ti senti più europeo che cittadino del tuo paese?”. E’ in questo modo che si costruisce la drammaturgia del gioco, tra confessioni e botta-e-risposta.
A fare da scenografia – oltre alla cornice domestica – un’enorme mappa disegnata a mano, grande quanto il tavolo a cui si è seduti, e dei pennarelli con cui tracciare la propria presenza nei confini (extra)europei.

ed75ra20beLa seconda parte di Home visit Europe è sicuramente quella più riuscita e più competitiva. Si passa infatti alla formazione delle squadre, ognuna dotata di un dispositivo digitale su cui seguire le fasi di gioco e selezionare di volta in volta la risposta esatta. Si tratta di un vero e proprio sistema a punti con l’obiettivo di assegnare ai vincitori una fetta di torta, tanto più grande quanto più alto il punteggio ottenuto. Ed è qui che Haug, Kaegi e Wetzel mettono alla prova la vera Europa che c’è in ognuno dei giocatori. Di fronte all’anonimato del proprio voto o sotto la spinta di solidarietà strategiche, se non addirittura imposte, cosa scegliamo di fare? Vale il principio di solidarietà e di mutuo soccorso, o prevale il più sfrenato cinismo in pieno spirito neo-liberista?

La risposta non è così scontata. Sicuramente i risultati raccolti durante le varie sessioni di gioco, e condivisi sul sito www.homevisiteurope.org, oltre a implementare una sorta di archivio europeo in fieri, sono una prima e interessantissima cartina tornasole dell’umore europeo “fattoincasa”.

Dal punto di vista più tecnico, la virata dei Rimini Protokoll verso il gioco nel senso stretto del termine (cfr. la polisemia dei verbi “to play “e “spielen”) è un serio spunto di riflessione. Qual è lo spazio di libertà accordato allo spettatore-partecipante e la sua sfera di autonomia, al netto della “regia a distanza”, della macchina a scontrini, del “maestro di cerimonie” che sorveglia il gioco e del tecnico che elabora in tempo reale le statistiche di gioco? Senza dubbio maggiori di quelli concessi all’interno di Remote X, dove lo spettatore era iper-guidato nelle azioni e nelle suggestioni. Durante lo svolgimento del gioco è abbastanza leggibile la struttura su cui questo si regge. I vari livelli ripropongono in forma più ludica le varie tappe che hanno portato alla formazione dell’Europa, e allo stesso tempo lasciano sufficiente spazio al racconto e alla narrazione personale.

L’esperienza è stata insolita e divertente, anche se a tratti un po’ macchinosa e con alcune interruzioni tecniche che hanno rotto la fluidità del gioco. Uscendo dalla casa che ci ha ospitati rimane però una strana sensazione. A cosa abbiamo partecipato veramente? I Rimini Protokoll spostano ancora una volta i confini del teatro e dell’arte performative, interrogandosi e interrogandoci sulle sue nuove possibilità.

Visto a Pergine Spettacolo Aperto

01-07 luglio 2016
ideazione e direzione Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel
drammaturgia Katja Hagedorn
collaborazione artistica tour Cornelius Puschke
interaction design Mirko Dietrich, Hans Leser e Grit Schuster
assistenza interaction design Philipp Arnold
set Lena Mody e Belle Santos
assistenza al set Ran Chai Bar-zvi
manager di produzione Juliane Männel
direzione tecnica Sven Nichterlein
website design Tawan Arun + Ralph Gowers
website editing Cornelius Puschke

in collaborazione con InTeatro Festival
con il sostegno di Fondazione Caritro