LAURA BEVIONE | Sembrerebbe la storia –destinata a divenire sempre più frequente – di un ragazzo nato in una famiglia omogenitoriale e giunto all’inevitabile momento in cui fare i conti con un genitore biologico che non ha né volto né personalità bensì un nome e un cognome – ma soltanto in rari casi – ed è da identificare con un “donatore” prezzolato. In verità la vicenda scritta da Valeria Raimondi ed Enrico Castellano – e da quest’ultimo anche portata in scena – tocca una tematica più ampia, che attraversa come spesso e insistente filo rosso lo spettacolo, vale dire la rivendicazione dell’irriducibile complessità del reale. Il protagonista – felice figlio di una coppia lesbica finché un compito di matematica lo porta a riflettere sulla sua condizione di bambino con due mamme anziché con un papà e una sola mamma – proclama di non sentirsi un “essere binario”, rifiutando così una visione – e un’organizzazione – della società e del mondo rigidamente manichea.

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Un rifiuto netto di etichette e definizioni troppo rigide, che stringono e strangolano realtà felicemente composite e pure internamente incoerenti. Una sorta di inno alla complessità della natura e dell’uomo che Castellani intona con il suo monologo diretto e incalzante, ora seduto su una poltrona che imita la seduta di una lustra e colorata moto anni Cinquanta – e a quegli anni rimanda la colonna sonora dello spettacolo, che inanella vari evergreen di Elvis Presley – ora in piedi, in silenzio, impegnato a compiere atti di poetica e incisiva pregnanza. Così i due bianchi abiti da sposa che scendono dalla graticcia e che, dopo un ultimo nostalgico “ballo”, vengono rapidamente impacchettati sottovuoto, così da non occupare troppo spazio…

E poi i quattro polli – riferimento al problema di matematica che insinua il dubbio nel protagonista ma altresì all’ “allevamento” di spermatozoi e ovociti grazie a cui egli è nato – che vengono letteralmente arrostiti allo spiedo durante lo spettacolo. Il bambino diventato adulto ha saputo il nome del donatore-padre ma, anziché mettersi alla sua ricerca, ha voluto conoscere i suoi “fratelli” sparsi per il mondo e con i quali da qualche tempo trascorre il Natale. Una riunione di una “famiglia” certo non tradizionale – e, d’altronde, ci ha detto il protagonista, cos’è la normalità? – eppure tenuta insieme da un legame saldo e sincero. Perché, alla fine, esistono tante “normalità” quante sono le creature umane che abitano questa nostra terra…

 

PEDIGREE

progetto di Babilonia Teatri.

Scene di Babilonia Teatri.

Luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton

Costumi di Franca Piccoli

Con Enrico Castellani e Luca Scotton

Prod.: Babilonia Teatri, Festival delle Colline Torinesi, La Piccionaia

Festival delle Colline Torinesi/Creazione Contemporanea