MARCO BALDARI | Una sedia e una palla medica per gli esercizi di rilassamento. Sono questi gli unici elementi che accolgono il pubblico all’entrata in scena di PARTO- monologo di solo andata verso la maternità, opera scritta, diretta e interpretata da Eva Gaudenzi. In anteprima assoluta  al Teatro Studio Uno di Roma, e vincitore della rassegna “Pillole, tutto in 12 minuti”, che lo stesso teatro usa per far decidere il suo cartellone al pubblico, lo spettacolo affronta il tema della gravidanza. Attraverso le parole della protagonista, ci si trova immersi nella “navigazione” dei nove mesi fra i più affascinanti che una donna possa vivere. È questa la prima caratteristica di PARTO: i soggetti che affrontano la questione dell’attesa o della vita completamente stravolta dalla presenza filiale sono moltissimi nella storia del teatro fin dalle sue origini, basti pensare alla  vicenda di Edipo, ma lo specifico del parto, sia per retaggio culturale che per specificità di genere è assai meno praticato (anche se gli esempi recenti non mancano: “Dolce attesa per chi?” di Betta Cianchini, passando per “Mammamiabella!” di Perrotta, fino a “Stasera ovulo” di Antonella Questa). Nelle intenzioni della Gaudenzi c’è invece l’esigenza di parlare proprio di quei momenti così tanto particolari per una donna.

L’opera ha una piccola appendice che racconta la rassegnazione di una coppia a non avere più figli, ma come spesso capita, proprio quando la possibilità pare non trovare coronamento, un test di gravidanza fatto quasi per scherzo rivela la tanto attesa e quanto mai inaspettata sorpresa. È in arrivo un figlio. Inizia così il viaggio di Eva, fatto di corsi pre-parto ayurvedici, canti tibetani e la famosa indolenza romana. Passando attraverso tutte le esperienze che la protagonista vive, il pubblico è guidato fino al fatidico momento. Dolore. Straniamento. Esplosione di gioia. Sono questi i sentimenti che invadono la sala e prendono il sopravvento. Il viaggio è terminato. Si può tornare a casa. Da qui inizia un’altra avventura.

Lo studio, perché di questo si tratta, è godibile. Un monologo, che pur affrontando un argomento estremamente serio, fa molto divertire. Eva Gaudenzi è brava. Con la sua recitazione fatta di gesti ampi e fitta di parole, coinvolge subito la platea, che entra immediatamente in sintonia con la rappresentazione. Anche se la scena è vuota le parole riescono in maniera inaspettata a riempire la sala di immagini.
La regista sfrutta bene  poi gli stereotipi che ormai popolano Roma. È Roma infatti l’altra particolarità protagonista dello spettacolo. La città immobile e un po’ cialtrona, bellissima ma piena di difetti, scandisce i momenti più esilaranti della proposta scenica.

La città. E i suoi abitanti. Ci sono il portantino muto, ma risoluto nel momento giusto; l’infermiera anziana e saggia, con le immancabili parole crociate e i consigli per un parto meno doloroso; fino al tifo per la squadra del cuore e l’immancabile “amico degli amici”, quello del “ti ricordi di me…”, nel momento meno opportuno. L’uso delle luci (Rocco Giordano) è ben concepito, per uno spazio molto particolare come quello del Teatro Studio Uno, cambi semplici ma ben architettati disegnano le scene, aiutando l’attrice a descrivere i momenti topici della narrazione. La musica di Stefano Switala cadenza e sottolinea gli stati emotivi che il monologo fa arrivare al pubblico, e si passa così da arrangiamenti di pezzi di musica classica, fino a Sæglópur dei Sigur Rós.

Un viaggio: più volte richiamata dalla drammaturgia è la similitudine con la navigazione, anche se l’uso della metafora svela i suoi limiti nell’uso eccessivo di stereotipi; la Gaudenzi cerca comunque di accompagnare lo spettatore in un percorso studiato con grazia. Lo spettacolo rivela al pubblico una attrice/autrice capace con le parole e la  recitazione di descrivere questa avventura.

Un’avventura che passa attraverso le onde alte di una tempesta, per approdare finalmente, in due occhi placidi come un mare calmo”.

Una prima convincente di Eva Gaudenzi, speranzosi che gli spunti positivi visti in PARTO e i tanti applausi alla fine della recita, le diano il coraggio per rischiare di più.

PARTO

monologo di sola andata verso la maternità

di e con

Eva Gaudenzi

 

Consulenza musicale:

Stefano Switala

Disegno luci:

Rocco Giordano

 Teatro Studio Uno

Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara)

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