RENZO FRANCABANDERA | Presentato all’interno della IX edizione del festival Testimonianze ricerca azioni, con la direzione artistica di Clemente Tafuri e David Beronio di Teatro Akropolis, Pragma, nuova creazione della compagnia genovese da anni dedita a una ricerca su teatro, filosofia e rappresentazione simbolica, contiene e conferma gli elementi di originalità di linguaggio che già il precedente Morte di Zarathustra aveva portato all’attenzione della comunità artistica. In una prospettiva di indagine quasi nietzschiana sull’origine della creatività e sulle sue prime espressioni organizzate, questi spettacoli si rivelano sintesi concettuale di un rapporto fra movimento, immagine e antropologia che cerca di restituire allo spettatore uno spunto interiorizzato, profondo, razionalmente inesplicabile.

Pragma. Studio sul mito di Demetra, con Domenico Carnovale, Luca Donatiello, Aurora Persico e Alessandro Rosi diretti da Tafuri e Beronio, è l’esito della compagnia sulla ricerca intorno al mito della dea della terra, Demetra, dea-madre dispensatrice di cibo e protettrice dell’agricoltura.
Il mito, riportato negli inni omerici, affonda radici nell’antichità di riti legati ai culti della natura, e ha come episodio centrale il rapimento di sua figlia Persefone o Kóre (la fanciulla), da parte di Ade, dio degli inferi (nella ricostruzione scenica di Akropolis l’episodio è collocato a inizio spettacolo e avviene con una sorta di puntura). Demetra andrà in cerca della figlia perduta e la vita sulla terra improvvisamente sembrerà fermarsi, come congelata.
In altre versioni del mito, nel ricercare la figlia insieme al figlio Iacco, Demetra incontra una figura mitologica misteriosa, la «divinità sporcacciona», oscena, come la definisce Clarissa Pinkola Estès nel suo Donne che corrono coi lupi: Baubò (o Baubo), chiamata Iambe (o Giambe) al verso 202 e seguenti dell’Inno omerico, è una dea licenziosa, panciuta, che secondo alcune note mitologiche non aveva testa e parlava con la vagina. Grazie alla danza di Baubò, Demetra ritrova il sorriso.

Baubò diventerà dunque figura centrale per i misteri eleusini, uno dei rituali più antichi del mondo greco, secondo alcuni legati a popolazioni pelasgiche il cui arrivo in Grecia si perde nella notte dei tempi. (Qui un rimando a un contributo scientifico sulla figura di Iambe/Baubò).

Tornando alla vicenda oggetto dello spettacolo, Ade concede a Persefone il ritorno sulla terra, e sarà non più solo simbolo di vita, ma anche portatrice di consapevolezza della morte, costretta quindi a tornare ciclicamente nel suo regno, come nella naturale alternanza delle stagioni, simboleggiata proprio dall’incontro con la figura materna – rappresentato nello spettacolo con l’unione dei due corpi in uno. Proprio questo alternare di vita e morte, di cicli delle stagioni, renderà possibile il ritorno del raccolto, nella dualità consustanziale tra vita e morte che permea la natura tutta.

I quadri che Pragma costruisce intorno a questo mito non ne vogliono spiegare nulla che non sia nella visione ieratica di idee perse in un preistorico di cui non abbiamo traccia alcuna. La ricerca scenica e laboratoriale (si veda il progetto Arabesco) di Tafuri e Beronio, unica per il suo stile in Italia, si è mossa per anni sulle origini pre-letterarie del teatro, intendendo il loro teatro come espressione di una sapienza irrappresentabile, una forma d’arte che rende possibile un confronto diretto con il mito e la sua essenza metamorfica. Il metodo di lavoro del duo registico si concentra, così, su una meticolosissima ricerca del gesto che cerca rimandi a un’istintività fisica primordiale di cui la società contemporanea ha apparentemente perso coscienza e con cui torna in contatto grazie a queste visioni conturbanti, inspiegabili. Oniriche come fossero rimandi dalla caverna platonica del mondo delle idee che siamo forse impossibilitati ormai a conoscere, le visioni disvelanti di Akropolis prendono la sostanza della rivelazione istintuale, della sconcezza dell’ignoto o repellente animalesco che abita nell’essere umano.

Il lavoro, pur non esente da ellissi di senso – come d’altronde non potrebbe non essere, vista la peculiarità della cifra di rappresentazione prescelta –, trova una potenza rappresentativa che lascia, al suo termine, attimi di sospensione, quasi di impossibilità all’applauso, stretti come si rimane dall’incombere del mito, dell’ignoto, dell’osceno sconosciuto.
Peculiari restano, per densità, queste immagini nel teatro italiano oggi, assimilabili per certi versi unicamente alla ricerca di immagini, operata su altri campi ma concettualmente non distante nel rimando del campo scenico, da Romeo Castellucci, a mio parere.
Un utilizzo della scena come quello a cui è vocata la ricerca di Teatro Akropolis non è presente altrove in Italia, e dunque va conosciuto.

La creazione appena nata, frutto di mesi di prove e anni di distillazione dei segni, esprime un carattere riconoscibile, una cifra a suo modo distintiva. Pur restando ambientalmente oscuro, misterico, forse anche mancante di alcuni passaggi di senso probabilmente utili a un quadro di rimandi univoci al mito di partenza, lo spettacolo Pragma mantiene un fascino oltre la comprensione, a tratti non agevole, del riferimento all’originario letterario, complice anche la scelta “di genere” sulla figura di Demetra, interpretata da un attore.
Interessanti le idee registiche sulla gestione dello spazio scenico, come pure il lavoro sugli interpreti, che si muovono con dedizione al progetto e generosità, nella precisione della spazialità buia definita dalla regia.
Assai icastica si rivela nella sua animalesca e appena avviata attoralità Aurora Persico, nel ruolo di Persefone. Pare conoscere tempi antichissimi di azione del suo personaggio, quasi che anche lei abbia corso coi lupi.

PRAGMA. STUDIO SUL MITO DI DEMETRA

Regia Clemente Tafuri e David Beronio
Con Domenico Carnovale, Luca Donatiello, Aurora Persico, Alessandro Romi
Produzione Compagnia Teatro Akropolis (Italia)

Teatro Akropolis – Genova
17 novembre 2018 – Prima assoluta

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