LAURA BEVIONE | Sono ricominciati gli appuntamenti “spettacolari” del Cross Festival di Verbania, che quest’anno ha ideato una Walk Edition. Giovedì 10 settembre, al teatro Il Maggiore è stata la volta del collettivo lombardo Qui e Ora, con la restituzione pubblica del lavoro della residenza creativa intitolata TRE_quanto vale un essere umano?.

La settimana prossima, sabato 19 e domenica 20, in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo e Editoria & Giardini, il festival si sposta negli splendidi spazi di Villa Taranto, a Pallanza, dove la compagnia torinese Tecnologia Filosofica presenta la performance itinerante di danza contemporanea Sinfonia H20, selezionata dal Bando residenze coreografiche alla Lavanderia a Vapore di Collegno.

Si termina poi sabato 26 quando, in collaborazione con Letteraltura, i milanesi di Animanera presentano a Villa Giulia la performance, per soli quindici spettatori alla volta, Love Suite.

Abbiamo incontrato le compagnie protagoniste di questi ultimi appuntamenti, per capire meglio il loro progetto e sondarne gli umori in questi mesi incerti

Qui e Ora, ossia Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli, dirette da Silvia Gribaudi e Matteo Maffesanti. Ci potete raccontare come è nato e come si è sviluppato (avete potuto fare residenze?) lo spettacolo che portate al Cross Festival?

Lo spettacolo ha avuto una prima residenza proprio a Verbania, a Casa Ceretti, un momento di produzione che si è nutrito del dialogo fra il lavoro di regia, coreografia e ideazione di Silvia Gribaudi, il nostro lavoro di scena e di improvvisazione e gli stimoli visivi offerti da Matteo Maffesanti. Questa prima fase di residenza si è arricchita anche di un momento laboratoriale, svolto con persone del territorio, durante i giorni di residenza a Casa Ceretti. Una seconda fase di studio si è svolta presso Teatri di Vetro, con un doppio appuntamento presso il Teatro del Lido di Ostia e presso il Teatro India. In questa fase vi è stato un ulteriore sviluppo della drammaturgia e dei materiali scenici e un ulteriore momento laboratoriale con le persone del territorio. Inoltre, questa seconda fase di lavoro ha visto un proficuo scambio con alcune figure di critici che hanno accompagnato il percorso dello spettacolo e lo svolgersi del Festival Teatri di Vetro (Maddalena Giovannelli e Giulio Sonno). Una terza fase di lavoro si è svolta durante il lockdown e ha visto un primo scambio di materiali e scritture con Marta Dalla Via, che ha realizzato una supervisione drammaturgica. Quando la pandemia lo ha permesso sono riprese le prove in presenza: in quest’ultima fase di lavoro è stata perfezionata la drammaturgia con Marta Dalla Via, è stata rielaborata la drammaturgia visiva e sono stati svolti degli incontri con il pubblico per raccogliere impressioni, feedback e sperimentare il lavoro. Dall’inizio a oggi le prove ci hanno portato a riflettere sempre più sul senso del nostro lavoro, su come guardiamo a noi e agli altri, su quali siano i meccanismi di scelta e giudizio, ma anche sulla forza che l’atto performativo e l’incontro con il pubblico porta con sé.

É la prima volta che partecipate al festival? Se sì, come è nata la relazione con il Cross? Se non è la prima volta, quale tipo di relazione avete instaurato con il festival?

Abbiamo partecipato al Festival con altre due produzioni: My Place, altro spettacolo con la regia di Silvia Gribaudi, e Saga Salsa, uno spettacolo site specific che si svolge durante la cena, con il pubblico seduto a tavola e molto vicino alle attrici. La relazione con Cross nasce da una visione comune sull’arte, la dimensione performativa e il lavoro culturale sul territorio. Vi è, inoltre, un’amicizia ventennale e una stima reciproca con la direttrice del Festival, Antonella Cirigliano, che a lungo ha lavorato e tuttora lavora in ambito milanese.

Come avete vissuto questi mesi di emergenza Covid e quale scenario immaginate per i prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda il mondo delle arti performative?

Foto di Margherita Masè

Abbiamo intensamente lavorato in scrittura e in progettazione. Abbiamo, inoltre, realizzato un progetto con il pubblico, Cosa bolle in pentola, che prevedeva l’incontro/ intervista in Zoom fra un artista e una persona del pubblico, una chiacchierata teatrale condotta da un’attrice della compagnia, partendo dallo spunto del cibo per raccontarsi emozioni e vissuti di questo tempo difficile. Per i prossimi mesi contiamo di riprendere la circuitazione dei nostri spettacoli e di dare vita a progetti capaci di raccontare questo nostro presente ed essere linfa vitale per superare il momento. Crediamo che il mondo delle arti performative abbia espresso grande creatività, capacità di inventare modalità per rimanere in contatto con il pubblico, resilienza rispetto allo spaesamento che ha colto tutti noi. Le zone d’ombra a livello istituzionale ci preoccupano, pensiamo si debba dare nuova linfa al sistema culturale, la pandemia ne ha dimostrato l’assoluta vitalità e necessità da una parte, così come la fragilità. Al presente, con amarezza, ci pare che la cultura sia considerata a volte dalle istituzioni la sorella minore, la figlia brutta a cui dare i vestiti di seconda mano.

Tecnologia Filosofica – ovvero Francesca Cinalli e Paolo De Santis – ci potete raccontare come è nato e come si è sviluppato (avete potuto fare residenze?) lo spettacolo che portate al Cross Festival?

Nel 2018, su commissione di Cross Project, gli artisti Francesca Cinalli e Paolo De Santis sono stati invitati a immaginare un progetto legato all’elemento acqua. In sinergia con Cross e B.R.A.C.T. – brevi residenze artistiche di comunità e territorio –  gli artisti sono stati invitati in residenza ad Arona, sul Lago Maggiore, presso il Circolo Wood/Casa del Popolo, a stretto contatto con il lago e con le comunità del territorio riflettendo insieme su due frasi e una domanda: «quando si guarda l’acqua, si guarda l’umanità intera», «quando l’acqua si muove, il cosmo partecipa», «da dove provengono le lacrime?».

Al Museo del Paesaggio di Verbania, nell’ambito del Festival Cross 2018, gli artisti hanno presentato al pubblico, nel cortile del museo, le prime tracce di Sinfonia H2O.

Nel mese di agosto 2019 il progetto è stato selezionato per il bando di mobilità in Asia – Crossing The Sea – ideato da Marche Teatro insieme a diversi partner italiani, quali Cross Project, per una residenza di due settimane in Cina, dove gli artisti hanno lavorato con un gruppo di giovanissimi danzatori dando così seguito alla ricerca: i bambini si sono espressi con libertà e gioia in un turbinio di segni ispirati all’ideogramma cinese acqua (Shuǐ -水) . Ne è nata una performance presentata nell’ambito della Youth Dance Competition e della Cerimonia di apertura della China Contemporary Dance Biennale a Shanghai.

Nel 2019 il progetto è stato selezionato per il bando Residenze Coreografiche Lavanderia a Vapore: in questa importante e determinante fase di lavoro gli artisti hanno collaborato con la dramaturg Ornella D’Agostino insieme a due giovani performer, Mirko Ingrao e Giuseppe Saccotelli, indagando la relazione: acqua-cosmo, acqua-memoria, corpo-paesaggio.

La creazione Sinfonia H2O approda a settembre in diversi contesti paesaggistici con un concetto site-specific per un numero limitato di testimoni: dal 1 al 4 settembre in residenza a Mirabilia Festival Europeo – date 5-6 a Cuneo lungo il greto del fiume all’alba; il 13 settembre nei Giardini della Reggia di Venaria per la Rassegna Natura in Movimento con il sostegno di Piemonte dal Vivo; dal 16 al 18 in residenza a Verbania – date 19-20 nella splendida cornice con vista Lago dei Giardini botanici di Villa Taranto – nell’ambito degli appuntamenti di Cross Project_Walk Edition 2020.

É la prima volta che partecipate al festival? Se sì, come è nata la relazione con il Cross? Se non è la prima volta, quale tipo di relazione avete instaurato con il festival?

Da anni la Compagnia Tecnologia Filosofica collabora con Cross Project attraverso residenze, percorsi di formazione e ospitalità al Festival. La relazione è basata sulla fiducia, sulla capacità e sulle idee: negli anni gli artisti e l’equipe del festival hanno instaurato una complicità creando valore e bellezza attraverso linguaggi e poetiche affini, cross disciplinari, immergendosi con sguardo attento al patrimonio culturale e paesaggistico, e contribuendo al dialogo con le comunità.

Come avete vissuto questi mesi di emergenza Covid e quale scenario immaginate per i prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda il mondo delle arti performative?

Durante l’esperienza della quarantena, grazie al tempo sospeso e alla dimensione rurale a pochi passi dal bosco e dalle borgate della Valsusa in Piemonte, Francesca Cinalli e Paolo De Santis si sono rifugiati per riflettere sulla loro traiettoria artistica e pedagogica Il Corpo Rituale, coltivata in questi anni di ricerca ai confini tra corpo, teatro, suono, fra rito e tradizione, oriente e occidente, artificio e natura.

In questi mesi di confinamento hanno lavorato per mantenere un equilibrio emotivo e fisico, per risvegliare e coltivare flessibilità, resistenza e adattamento, immaginazione, concentrazione, orientamento.

Alla domanda: quali possono essere le strategie e le modalità di lavoro se pensano agli scenari futuri del post emergenza, risposte non ne hanno, ma pensano che ciò possa diventare oggetto della loro stessa ricerca artistica: integrare pienamente l’aspetto della fruizione del pubblico dentro l’atto artistico.

Se pensano alla loro traiettoria di questi anni e alle caratteristiche del loro lavoro certamente un ruolo importante lo gioca la relazione con i paesaggi e le comunità.

E dunque il site specific può essere senz’altro una chiave. La performance Sinfonia H2O è spesso accompagnata da questa riflessione: «Quando si guarda l’acqua, si guarda l’umanità intera».

Foto di Mirko Ingrao

Per il Cross Festival_Walk Edition 2020 gli artisti hanno immaginato per il pubblico un percorso itinerante lungo i giardini della Villa Taranto di Verbania. Un site specific per un numero limitato di testimoni che attraverseranno gli spazi tra azioni artistiche dove la danza, il suono, il video d’arte e l’installazione saranno riunite sotto un unico comune denominatore: una goccia d’acqua. Per meditare sull’inaridimento del nostro tempo nel mare del cambiamento globale e, alla luce dell’emergenza Covid, per riflettere insieme – testimoni, festival, artisti – sulla relazione tra l’acqua e l’immaginario: l’acqua è profondamente legata all’immaginario, si ha bisogno dell’acqua così come si ha bisogno di immaginare, l’immaginazione senza l’acqua inaridisce.

Animanera – Aldo Cassano, Natascia Curci, Antonio Spitaleri – ci potete raccontare come è nato e come si è sviluppato (avete potuto fare residenze?) lo spettacolo che portate al Cross Festival?

Lo spettacolo ha debuttato per la mostra Vade Retro, promossa dall’assessore Vittorio Sgarbi a Palazzo Reale a Milano.

Lo spettacolo nasce dall’urgenza della compagnia di sperimentare strade alternative di comunicazione, differenti visioni e percorsi interattivi che creano storie, vite, luoghi, dove il pubblico è coprotagonista. In particolare, nella performance che presentiamo a Cross, si è sperimentato sul concetto di distanza attore-spettatore fino al limite di un’intimità quasi totale.

Lo spettacolo assume varie vesti a secondo del luogo di rappresentazione e del contesto che lo ospita. Per Festival Cross presenteremo una delle sue evoluzioni: Love Suite“adattata alle misure anti Covid. Lo spettacolo ha fruito di una residenza molto proficua presso Factory Compagnia Transadriatica diretta da Tonio de Nitto a Novoli (LE).

É la prima volta che partecipate al festival? Se sì, come è nata la relazione con il Cross? Se non è la prima volta, quale tipo di relazione avete instaurato con il festival?

Non è la prima volta che partecipiamo al Festival che, infatti, ci ha ospitato l’anno scorso con After Party, una performance sonora dove i sensi vengono stimolati per poter condurre sensorialmente lo spettatore in un mondo altro attraverso l’ascolto di una voce, di una storia mixata a suoni e musiche evocative. Il testo, scritto da Simone Bisantino e recitato da Angelo Di Genio, racconta di una Milano notturna e allucinata che fa da cornice a un incontro tra due sconosciuti, un pezzo di città pulsante e dai risvolti acidi.

Da anni collaboriamo con la direttrice del Festival Antonella Cirigliano, sin dai tempi dei Giardini di Xpò, uno storico festival alternativo a Milano.

Come avete vissuto questi mesi di emergenza Covid e quale scenario immaginate per i prossimi mesi, in particolare per quanto riguarda il mondo delle arti performative?

Abbiamo cercato di utilizzare la fantasia per superare le barriere Covid con tutti i mezzi virtuali possibili a disposizione.  Animanera, in questo periodo, ha gestito una piattaforma online, dove ha continuato e promosso diverse e nuove attività culturali. Abbiamo continuato il Laboratorio di Formazione online, senza farci intimorire dalla situazione, siamo riusciti a trovare uno spazio virtuale per le prove teatrali, sperimentato nuove forme di dialogo. Abbiamo anche lanciato una storia virtuale interattiva a catena su come è stato vissuto il lockdown, con il nostro supporto video e audio ai prodotti che ci arrivano dal pubblico online. Sperimentata un’opportunità di crescita e di conoscenza di altri modi di fare teatro e cultura.