SUSANNA PIETROSANTI | Si è da poco concluso, a San Salvi, il festival Storie Interdette, nato da un bando nazionale dedicato a sostenere giovani attori e drammaturghi che avessero creato idee e progetti sulla salute mentale, sul manicomio (visibile o invisibile) sulle migrazioni e sull’ecologia sociale. Un progetto coraggioso, sostenuto dalla competenza e dalla passione di Claudio Ascoli, anima dei Chille de la balanza, il gruppo che da più di vent’anni, risiedendo nello spazio liminale dell’ex manicomio di San Salvi, a Firenze, diffonde la capacità e la necessità di creare legami al di là di ogni confine, di abbattere qualsiasi muro, di aprire progetti e orizzonti ossimorici alle muraglie erette per chiudere e separare.

Le quattro creazioni in competizione hanno evidentemente respirato e coltivato una grammatica concettuale comune, perché il tema della chiusura, della trappola, dell’oppressione da sconfiggere ricorre nelle scelte drammaturgiche e sceniche, declinato in varie modalità che vanno dalla trave nera che blocca i protagonisti in Oltre la trave il buio (Ferrini/Licciardo), al letto/trappola di Bella Dentro (Marcuccilli), all’arena di sale irregolare in cui rotea il corpo della performer in I am (De Marte), alle mura friabili ed eterne della  casa corporea e mentale di Daniela Nisi. Storie diverse apparentate da spunti sottilmente comuni: l’edizione si chiude con un inatteso ex-aequo, vedendo prevalere Ilaria Marcuccilli, con Bella Dentro, e Carmela da Marte, con I am, i due brevi drammi forse più avvicinabili.

I am. Foto di Paolo Lauri

Intensa, secca e coerente Carmela De Marte mette in scena una donna che tenta di modificare il proprio corpo (posticci, push up, parrucca violentemente rosa chewing gum), ma anche una liturgia di gesti, leggeri, meccanici, allusivi, simbolici, che diventano un meccanismo deformante, una trappola, una gabbia. La ripetizione diventa crudele liturgia: al ritmo della voce meccanica e distorta che suggerisce le regole per farsi donna in un mondo di canoni artefatti, il corpo della performer, con una tecnica recitativa molto stilizzata, traduce la sofferenza e la progressiva asfissia, fino al cedimento, alla sconfitta, al denudamento finale: una spoliazione che riporta l’autenticità.

Bella dentro. Foto di Paolo Lauri

Bella Dentro, di Ilaria Marcuccilli, agisce l’avventura di Viola, rinchiusa nel manicomio di Trieste: bella, sensuale, «figlia del demonio», viene rinchiusa perché riesca a liberarsi di se stessa, del suo essere donna, arrivando poi, per sua stessa scelta, all’immobilità totale, all’annullamento della vita. La ricerca della performer risulta anche in questo caso efficace, l’atmosfera si crea densa di angoscia e di intensità, anche se talvolta il linguaggio performativo risulta ancora impari alla profondità del lavoro intrapreso.

Oltre la trave, il buio. Foto di Paolo Lauri

Affascinante anche la parte iniziale di Oltre la trave, il buio di Tommaso Ferrini e Silvia Licciardo, la situazione e il tono così beckettiani dei due personaggi bloccati in un abbraccio inscindibile ma ancora capaci di dissentire e litigare, e amare. Probabilmente l’intero esperimento drammaturgico avrebbe meritato una maggiore concentrazione su questo inizio folgorante, che si lascia rimpiangere poi nello svolgimento successivo della fabula.

Khalasia. Foto di Paolo Lauri

Khalasia, di Daniela Nisi, affronta la sfida forse drammaturgicamente più complessa, dare voce a una casa abbandonata, drammatizzare le emozioni, i ricordi e le sensazioni, la sua resistenza al tempo, alla disgregazione, alla rovina. Un progetto ambizioso, che conosce momenti positivi (la postura “geometrica” dell’attrice che diventa casa, il movimento delle grucce/banderuola), ma anche momenti di maggior rarefazione, di comprensibilità più difficile.

Il Festival risulta comunque un evento prezioso: il pubblico doverosamente ridotto segue con partecipazione affettuosa i quattro momenti in scena, dando vita a un evento importante in questi tempi di minaccia al teatro e allo spettacolo dal vivo. Giovani performer che si formano, pubblico attento nel seguirli, uno storico gruppo teatrale ad incoraggiare e sostenere, ad attuare sostegno e passaggio di testimone: un prezioso evento civile, indispensabile in questi tempi.

 

FESTIVAL STORIE INTERDETTE

Direzione artistica Chille de la Balanza
San Salvi Città Aperta, Firenze
9,10,11 Ottobre)