RENZO FRANCABANDERA | Si è aperta a inizio settembre con una grande performance urbana lungo l’Arno, affidata alla spettacolare compagnia di danza negli spazi pubblici Ilotopie, la XXVIII edizione del Festival Fabbrica Europa, che prosegue fino al 17 ottobre.
Sarà Ti sembra giusto adirarti così?, l’evento di chiusura, ispirato al Libro del Profeta Giona dalla Bibbia e affidato alla Compagnia Xe, di Paola Bedoni e Livia Bartolucci, in una ideazione del coreografo e danzatore israeliano Avi Kaiser, del compositore americano Steven Brown e del musicista olandese Luc Van Lieshout.
Questa edizione, ovviamente condizionata nella programmazione e nella gestione degli spazi dagli eventi, ha voluto tracciare un percorso dentro i processi creativi di artisti internazionali e nazionali, che va dai grandi maestri alle nuove generazioni, nel segno di una continua e significante trasformazione dei territori espressivi, esistenziali, ambientali, sociali, culturali; un’indagine sulla forza degli elementi della natura e sulle risonanze delle mutazioni visibili e invisibili dell’essere umano che ne derivano.

Il Festival – che prosegue con grandissimi appuntamenti come aSH di Aurélien Bory con la straordinaria danzatrice indiana Shantala Shivalingappa, il 9 e 10 ottobre al teatro Era di Pontedera – sta vivendo nei grandi spazi della città di Firenze, dall’Arno, al Parco delle Cascine, e ancora Giardino Istituto Agrario, PARC Performing Arts Research Centre, Teatro Puccini, Teatro Cantiere Florida.
Ma ci sono iniziative che sono ospitate anche dal Teatro Studio Mila Pieralli – Scandicci, Villa Caruso – Lastra a Signa, Teatro Comunale Niccolini – San Casciano Val di Pesa, Teatro Era – Pontedera.

Abbiamo incontrato Maurizia Settembri, che co-dirige il festival insieme a Maurizio Busìa, a margine della replica dell’inqietante e visionario When Monday came.
È uno spettacolo che ambisce a stilizzare in scena, in un ambiente quasi post bellico, un confronto intellettuale con la furia della natura, ma anche con la profonda crisi esistenziale che stiamo vivendo, affidato alle scelte coreografiche di Ina Christel Johannessen.
L’artista norvegese ha riflettuto su cosa potrà restare, mentre viaggiava in un’Australia devastata dagli incendi, fra questioni filosofiche e condizioni reali – l’impatto concreto del fuoco – immagini, suoni, odori, affidandone la lettura, in un cupo ambiente letteralmente di natura morta, ai danzatori della sua compagnia zero visibility corp, fondata nel 1996, che ha ottenuto grande successo in tutto il mondo con creazioni in grado di affascinare gli spettatori ma anche di metterli a disagio.

Lo smontaggio dello spettacolo è stata l’occasione per una riflessione con la co-direttrice artistica sul presente del Festival, le complessità manageriali ma anche il senso del fare una proposta artistica oggi.