LORENA CANALETTI | Fine luglio 1962, caldo torrido, ore 14:30. È l’incontro casuale con un pastore lucano a segnare l’inizio di un piccolo viaggio alla scoperta di un luogo misterioso: La Cripta dei Cento Santi.
Metà ottobre 2021. Siamo in una delle sale del Museo Ridola a Matera. L’ex sindaco della città, Raffaello de Ruggieri, ci racconta in un video della scoperta della Cripta del Peccato Originale, di quell’incontro casuale suo e di altri due amici, sessant’anni prima, con il pastore, che l’aveva utilizzata come ricovero per se stesso e i propri animali.
La presenza di una nota a piè di pagina di un piccolo libricino di Domenico Ridola, aveva condotto nei mesi successivi i tre ragazzi del circolo “La Scaletta” alla scoperta di una grotta dal patrimonio artistico incredibile.
Ed è con parole commosse che de Ruggieri racconta del ritrovamento di questa cripta affrescata, avvenuta in una passeggiata domenicale il primo maggio del 1963.
La grotta dei Cento Santi  e il suo cunto diviene simbolo di una città al confine tra l’essere materna e matrigna.
Cunto legato alle origini del territorio, rivisitato nella rappresentazione I fiori di Papavero – storia dell’artista che affrescò la cripta dei cento santi, il 22 Ottobre presso il museo Ridola.
La scrittura drammaturgica di questa narrazione è di Dario Carmentano, artista e fondatore dell’associazione culturale ARTErìa e Grazia Lascaro, direttore artistico dell’associazione.

Cripta Peccato Originale

Con la scrittura e la produzione di questo spettacolo, coadiuvata dall’amministrazione, si è voluto celebrare il legame del territorio con le sue origini millenarie.                                  Una ricerca incentrata sui simboli antropologici, su icone sacre e oggetti di culto ma anche su parole e parolacce: un’analisi minuziosa della devozione collettiva e del rito sociale, della cultura popolare e dei suoi risvolti più veritieri.
Lo spettacolo segna l’avvio della stagione teatrale che celebra il territorio e il tentativo di sottrarsi alla banalizzazione folkloristica, scegliendo come codice espressivo la narrazione teatrale.
Protagonista e regista della rappresentazione Angela De Gaetano, unica interprete del monologo, attrice che ha già collaborato nel 2015 con ARTErìa Associazione d’arte e cultura di Matera nello spettacolo dirigendo e interpretando Il canto del Pane; recentemente ha recitato – diretta dal regista Tonio De Nitto -ne Il fantasma di Canterville (produzione FACTORY) liberamente ispirato all’omonimo racconto di Oscar Wilde, di cui ha curato l’adattamento e che Pac ha commentato.

ph Grazia Lascaro

Accoglienza è la parola chiave: lo spettatore è accolto in una delle sale del Museo con un fiore di papavero rosso che segna il rito di passaggio dal mondo reale al mondo altro del teatro.
Buio. Una voce, quella di Angela, unica protagonista del monologo.
Un flebile fascio di luce illumina prima il volto e poi il corpo dell’attrice che inizia il suo racconto intriso di sapori e melodie antiche. Indossa un abito dai toni scuri con il corpetto in pizzo e una gonna leggera e ampia. Scarpe nere con plateau che accentuano la sua presenza statuaria.
Con l’illuminazione completa della scena si rivela l’unico elemento scenografico presente sul piccolo palcoscenico: un baule antico sul lato destro, su cui poggia un mantello nero.
Una scena essenziale, in cui l’attrice dà vita, corpo e voce ai diversi personaggi che si alternano nella vicenda.
Il racconto è ambientato nel lontano 839 d.c. nel periodo della dominazione Longobarda, una fabula che diventa racconto e collega la scoperta della famosa Cripta alle vicende umane di un’artista detto Papavero. Una strega, il duca Sicardo, il nobile e crudele Radelchi, Donna Romilda, Papavero e Frà Mariano: questi i personaggi interpretati dall’attrice a suo agio in questa abilità mutante: precisa e puntuale nei cambi, movimenti lenti si alternano a scatti veloci in cui la potenza mimica fa da padrona; tutto si accompagna una modulazione della voce che si carica di energia femminile o maschile a seconda del ruolo interpretato.
Donna Romilda è il personaggio più definito: moglie del duca Sicardo, madre di Papavero, giovane esile, vivace e curioso. I cambi sono difficili ma sostenuti con bella carica emotiva, soprattutto nei dialoghi fra madre e figlio. Padre Mariano è un frate benedettino intriso dei valori popolari, nel linguaggio e nelle movenze.
Ripetuti gli interventi della lingua madre, il dialetto del territorio che scioglie il racconto rendendolo immediato, puntuale e preciso.


Lo spazio riservato alla rappresentazione, anche allo scopo di consentire l’ingresso a un maggior numero di spettatori, ha visto sacrificato lo spazio scenico e l’apparato tecnico ciò ha chiaramente influito sulle dinamiche, specialmente quelle dell’illuminazione.
I costumi sono dello stilista Stefano Cavalleri e vanno dal semplice saio al costume della dama con i ricchi paramenti, a conferire ulteriore carico simbolico.
I vincoli spaziali da cui l’allestimento è stato condizionato non consentono di ragionare su tutto il potenziale che la rappresentazione potrebbe sviluppare. Probabilmente un riallestimento in uno spazio teatrale consentirebbe uno studio più attento dell’apparato scenografic (qui ridotto a una funzionalità essenziale), un disegno luci in grado di rendere la resa più limpida ed efficace, completando la ricerca musicale, originale e realizzata per l’occasione, per distaccarla dalla didascalia che qui e lì affiora.
Questi elementi conferirebbero maggiore forza espressiva alle notevoli capacità interpretative dell’attrice, consentendole di sviluppare anche un’azione registica rotonda, capace di sfruttare maggiormente la polisemia scenica a tutto vantaggio di una più limpida trasformazione della fabula in una rappresentazione “tout public”.

 

I FIORI DI PAPAVERO
Storia dell’artista che affrescò la Cripta dei Cento Santi

produzione ARTErìa / Vivaverdi
di Dario Carmentano e Grazia Lascaro
con Angela De Gaetano
regia Angela De Gaetano
musiche originali Loredana Paolicelli
orchestrazione Gianluigi Borrelli, Nucleo Theatron Ensemble
voci fuori campo Nando Irene, Giovanna Staffieri, Anna Rosa Matera
registrazioni audio a cura di Angelo Cannarile e Francesco Altieri
tecnico audio Mirko Macina
tecnico luci Francesco Pompilio
video Mario Raele/RVM broadcast
immagine di copertina Carlo Molinari
costumi Stefano Cavalleri

Museo Ridola, Matera
22 ottobre 2021