IDA BARBALINARDO | 30 ottobre, Teatro Koreja, va in scena Mulino bianco – Back to the green future, nuovo lavoro di Babilonia Teatri, compagnia veronese fondata nel 2005 da Enrico Castellani e Valeria Raimondi la cui cifra si è distinta negli anni per l’innovazione apportata al linguaggio della scena e sviluppatasi poi con una sempre maggiore propensione al racconto del tempo reale.
La visione dello spettacolo è stata parte integrante del laboratorio di critica ed educazione alla visione teatrale, Lo spettatore ridestato, organizzato dall’associazione Palchetti Laterali a cura di Maria Chiara Provenzano, in collaborazione con il Teatro Koreja di Lecce e con il sostegno dell’Università del Salento; i primi due appuntamenti del percorso laboratoriale sono stati tenuti dal critico Lorenzo Donati, fondatore di Altre Velocità, co-direttore della rivista La falena. Palchetti laterali ha sostenuto inoltre l’iniziativa con biglietti ai partecipanti.
In questo nuovo lavoro, Babilonia Teatri s’interroga e ci interroga sulla questione del rapporto della vita umana sul pianeta terra e i suoi risvolti in termini di impatto sull’ambiente: quanto siamo responsabili della situazione odierna? Il nostro contributo può, a questo punto, essere risolutivo o siamo a un punto di inesorabile non ritorno?

La scena appare nella sua essenzialità, occupata da pochi oggetti che progressivamente si rivelano funzionali allo sviluppo della rappresentazione: sul lato sinistro, due macchinine elettriche per bambini, delle costruzioni e degli zaini scolastici; a destra, uno scatolone infiocchettato, il cui contenuto si scoprirà solo alla fine; al centro, uno schermo rettangolare in posizione verticale.
Seduti a un tavolino, sulla destra, Castellani e Raimondi svolgono in questo caso il ruolo di spettatori, curando talora qualche aspetto logistico della messinscena e limitandosi a uno sguardo finanche compiaciuto di quanto avviene. Accanto a loro, Luca Scotton, tecnico luci e audio e direttore di scena.
Protagonisti, invece, sono Ettore e Orlando Castellani, figli della coppia di artisti, ai quali è affidato lo spettacolo. Scelta registica particolarmente intensa e in fondo eticamente sensata, se si pensa che nessuno sarebbe legittimato a parlare della questione ambientale più dei bambini, destinati ad ereditare il pianeta e subire in futuro le conseguenze delle scelte degli adulti di oggi: al contrario, le parole di qualunque altra figura, anche la più autorevole, risulterebbero retoriche.

Si alternano così nella meccanica dello spettacolo scene in cui Ettore e Orlando, illuminati da una luce spot, prendono il microfono e pronunciano piccole invettive che smontano le comuni certezze, e momenti in cui si servono degli oggetti di scena per introdurre la riflessione successiva. In questo secondo caso si muovono liberamente nello spazio scenico come coinvolti in un gioco, mentre interviene la musica a dare colore al gesto scenico: si alternano Plastic people di Frank Zappa, Tomorrow di Amanda Lear, Ovunque proteggi di Vinicio Capossela e altri brani.
Il ritmo discorsivo del verbale è quello cadenzato, tipico dello stile di Babilonia Teatri.

D’impatto visivo e concettuale la scena iniziale in cui, mentre uno dei due bambini recita, il suo viso viene proiettato sullo schermo e subisce un graduale invecchiamento: può così rivestire il ruolo dell’adulto e pronunciare con spocchia le parole che quest’ultimo userebbe, dichiarando di considerarsi una «forza della natura» che ha superato ogni limite per dimostrare il suo potere. Lui che, in rapporto alla presenza naturale sulla Terra, costituisce con le altre specie animali soltanto lo 0,3% della forza vivente. L’homo sapiens distruttivo. Tutti i bambini prima o poi diventano adulti distruttori.
Centrale nell’equilibrio dello spettacolo anche la scena in cui i due, dividendosi una mela, propongono una prospettiva adamitica, una sorta di ritorno alle origini, proiezione verso «il futuro dopo la fine», un futuro in cui la natura si è ripresa il suo spazio: la vita, come si  prefigura nella nostra contemporaneità, non esiste più.
È davvero il ritorno alla vita nelle foreste e senza tecnologia e comfort quello che vogliamo o si tratta anche in questi casi di paradossi che vengono menzionati nel dibattito pubblico ma a cui non corrisponde alcuna intenzione o concreta possibilità di essere? Quello della natura è un futuro che forse non apprezzeremmo così tanto: «Se questo è il paradiso, ridatemi l’inferno» e ancora «se questo è il paradiso, ridatemi Neflix», affermano infatti i protagonisti.

Fondamentale la funzione affidata allo schermo sul quale viene trasmesso il testo, che serve sia da supporto alla memoria dei bambini che come riverbero drammaturgico negli occhi del pubblico.
In Mulino bianco, come già in passato, la compagnia veronese si serve non di attori, ma di cittadini qualsiasi (in questo caso i figli ma erano stati i proprietari di cani di razza, i body builder ad animare le loro ultime creazioni), funzionali, anche in modo parossistico, ad enfatizzare il messaggio da trasmettere. In questa prospettiva, un recitato impostato  renderebbe tutto estremamente finto e ridondante.
Accade quindi che – sebbene in alcuni momenti le titubanze nate dalla spontaneità degli interpreti giovani abbiano rallentato il ritmo della rappresentazione – la pungente ironia del testo e il piglio adottato dai due non-attori abbiano catalizzato l’attenzione dello spettatore, accompagnandolo fino al momento conclusivo: un toro dipinto con i colori della bandiera americana, alle spalle del quale il sole (un grande faro puntato sul pubblico) tramonta; ai suoi piedi e sulla sua schiena, Ettore e Orlando si addormentano avvolti in camici bianchi.
Lo spettacolo si chiude dunque con quello che sembra il simbolo dell’opulenza capitalista e consumista, l’allevamento massivo di carne bovina, una delle concause dell’inquinamento globale, nocivo e deleterio ma di cui non riusciamo a fare davvero a meno.

 

MULINO BIANCO – BACK TO THE GREEN FUTURE

regia di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con Ettore e Orlando Castellani
tecnico luci e audio e direttore di scena Luca Scotton
vfx video Francesco Speri
produzione di Babilonia teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2021

Teatro Koreja, Lecce
30 ottobre 2021