RENZO FRANCABANDERA | Si intitola The Beginning il nuovo lavoro di Bert & Nasi, compagnia di teatro performativo composta da Bertrand Lesca e Nasi Voutsas che debutta oggi 15 giugno al Festival Inteatro, che prende il via nelle Marche fra Ancona e Polverigi. I due artisti hanno anche tenuto una residenza artistica negli spazi di Villa Nappi a Polverigi.
Nel nuovo spettacolo, che si abbina in modo dialettico al precedente The End (proposto domani 16 giugno al festival) gli artisti volgono lo sguardo al passato per trovare nuovi modi di immaginare il futuro, sia come individui che come collettività, e lo spazio scenico si fa luogo di negoziazione politica e artistica.

Recentemente vincitori del Total Theatre and Forced Entertainment Award, Bert & Nasi (FRUK) sono internazionalmente riconosciuti e apprezzati per aver dato vita ad un teatro politico originale che è allo stesso tempo esilarante e brutale. Ideando progetti in un’epoca di austerità, il loro lavoro è stato spogliato di tutti gli orpelli e si colloca a metà strada tra live art, danza e teatro.


Li abbiamo intervistati a margine della loro residenza a Polverigi, per capire come nasce il loro modo di costruire gli spettacoli e di mostrare la natura ridicola, commovente e contraddittoria del mondo in cui viviamo.

Siete insieme dal 2015. Cosa ha portato in questi anni anche complessi la vostra unione artistica? 

Da quando nel 2015 è iniziata la nostra unione artistica, proprio in ragione dello scenario internazionale sempre più complicato, abbiamo considerato questo nostro fare arte come un modo per veicolare la nostra visione su quello che ci accadeva attorno, cosa di cui parliamo molto spesso e che si riflette anche nei nostri spettacoli. In The End per esempio affrontiamo in qualche modo il tema della crisi ambientale e, considerando la maniera in cui avremmo voluto parlarne, abbiamo pensato a come la crisi si sarebbe riflessa sulle nostre esistenze, proiettando in primis su di noi e sul nostro legame artistico il senso di una fine drammatica in modo che gli spettatori potessero considerare poi questa cosa anche con riguardo a se stessi. Infatti, se mai una fine tragica arrivasse, la consolazione sarebbe proprio quella di aver vissuto insieme, di aver fatto alcune cose belle nella vita, e far considerare questo a chi ci osserva, fornendo loro il pretesto di vederlo su di noi, ci è parso un modo interessante per risolvere il tema e discuterne con il pubblico.


Nel 2020 avete ricevuto il Forced Entertainment Award. Secondo voi, in concreto, cosa è stato riconosciuto di peculiare nel vostro lavoro? 

Abbiamo sempre delle strane interlocuzioni con i teatri a proposito di come inserire le nostre performance nelle loro stagioni, proprio perché si innestano al confine fra diversi linguaggi, dal teatro alla danza fino alla performing art. Forse è proprio questo che ci è stato riconosciuto con il premio, questo spazio che non ha un nome preciso ma in cui cerchiamo di sviluppare una attitudine empatica, senza pretesa di virtuosismi ma con lo scopo di essere sempre accessibili, di risultare chiari in quello che facciamo.

Il 2020 è stato lo stesso anno in cui avete realizzato The End, immaginando la fine della vostra collaborazione. lo spettacolo The beginning si collega in qualche modo a quel lavoro?

Sicuramente c’è una relazione fra The End e The Beginning. Sicuramente non ci sarebbe stato il secondo senza il primo. Anzi la riflessione è nata proprio dal considerare la voglia di fare uno spettacolo non solo sulla fine delle cose, ma anche su come iniziano. Ogni cosa che finisce ha un inizio e ogni cosa che inizia ha una fine. Ma mentre la fine è qualcosa generalmente di molto concreto, l’inizio delle cose può essere davvero molto indeterminato, e proprio per questo il tema ci ha affascinato. Vediamo quindi questi due lavori come due parti in dialogo fra loro, che affrontano due temi complessi ma in stretta relazione. Alcune delle persone che collaborano con noi ci hanno detto che sembrano due parti di una stessa poesia e questa cosa ci ha fatto molto piacere che venisse considerata.

Che creazione è The beginning? Come è nata e come si sviluppa il processo creativo e di produzione?

Come dicevo prima sicuramente l’innesco è stato quello di una riflessione sugli inizi che conseguiva a quella precedente fatta sulla fine. È però innegabile che questa creazione sia stata condizionata dallo scenario internazionale molto complicato. Ciò nonostante abbiamo potuto fare moltissime residenze in giro per l’Europa potendoci occupare non solo di specifiche parti dello spettacolo, come le videoproiezioni o il disegno luci, ma anche in alcuni casi coinvolgendo delle persone, in gruppi di una decina circa, perché venissero a danzare con noi, a studiare i movimenti e questo per noi è stato importantissimo esattamente come per questa data nelle Marche per il festival Inteatro che è un’occasione che ci rende davvero molto molto felici.

Durante la pandemia avete realizzato Hello, uno spettacolo che prevedeva l’uso di smartphone su cui arrivavano video, messaggi e cartoline digitali. Che ha significato per voi questo tipo di creazione? Come avete interagito con la tecnologia? Lavorate meglio con o senza? 

Sicuramente il contesto pandemico è stato un momento strano e complicato ma abbiamo avuto anche un grande desiderio di creare e così, senza volerlo a priori, abbiamo iniziato ad utilizzare pezzi di telefonate, conversazioni, messaggi che ci eravamo scambiati e che facevano parte del nostro quotidiano per creare questa sorta di cartoline che inviavamo e che ora, guardate alla distanza, sembrano avere come tema quello dell’impossibilità. L’impossibilità della relazione, di creare, di lavorare. Il rapporto specifico con lo schema tecnologico a cui ci siamo appoggiati, poi, ha amplificato questa stranezza perché queste cartoline digitali che inviavamo sfuggivano poi sia dal nostro controllo sul preciso punto di atterraggio che avrebbero avuto, sia da qualsiasi feedback da parte di chi li riceveva in ultima analisi. Certo, non sono mancate le occasioni di ricevere da persone che erano entrati in possesso di questo materiale anche in modo casuale dei ritorni particolarmente interessanti, anche perché come tutti sappiamo è stato un tempo in cui era difficile mantenere l’attenzione sulle cose, iniziare e concludere, trovare i fili che le legassero e seguirle con continuità. Ma è stato un lavoro e che ci ha permesso di sperimentare, anche perché è stato un rompi capo proprio interagire con la tecnologia, sapere che le cose avrebbero funzionato esattamente come avremmo volute, pensare a quello che avremmo dovuto fare la settimana successiva…

Che lavori guardate dei vostri colleghi performer/teatranti? Chi vi piace? Chi vi ispira?

Tantissimi artisti ci ispirano, tanta arte ci interessa, dovunque, a partire da alcune compagnie come Atres Bandes di Barcellona con cui abbiamo anche collaborato in passato, fino agli italiani Sotterraneo il cui lavoro ci è molto piaciuto dopo averlo conosciuto in Inghilterra. Mi viene qui in mente adesso anche il lavoro di Rosana (il duo composto da Rosana Cade & MacAskill), ma sono davvero tantissimi gli stimoli che riceviamo dai colleghi artisti. E poi gli stessi Forced Entertainment, ma non perché ci hanno dato il premio (ridono). Anzi, è un tipo di teatro, il loro, come pure quello di Gob Squad, ad esempio, che ci affascina da sempre, perché si interroga e si compie nel rapporto effettivo e concreto con il pubblico, nel “qui e ora” del teatro che è poi la stessa cosa che facciamo noi e che rende questa pratica artistica così viva e pulsante.

THE BEGINNING

work in progress di Bert & Nasi
interpreti Bertrand Lesca e Nasi Voutsas
e con Giampiero Piantadosi, Valeria Clementi, Maria Grazia Giordani, Maria Teresa Giglioni, Antonietta Giovagnoli, Cristina Messora,
Patrizia Falcioni,  Rossana Lovato
coreografia Laura Dannequin
video Guillaume Cailleau
responsabile tecnico Enrico Aurigemma
produzione Bert & Nasi Ltd.
distribuzione Le Bureau des Paroles
coproduzione The Lowry – Salford, UK; Cambridge Junction – UK; Festival Mythos – Rennes, France (en cours)
Soutiens Staatstheater Mainz – Mayence, Allemagne;
GIFT Festival – Gateshead, UK; Marche Teatro – Polverigi, Italie; Le Tetris – Le Havre, France; Festival Fragment(s) – Paris et en région

 

THE END

Bert & Nasi
creato ed eseguito da Bertrand Lesca and Nasi Voutsas
coreografia Laura Dannequin
disegno luci Jessica Hung Han Yun
aiuto luci Ruth Green
responsabile di compagnia Ginny Graham
produttore Hannah Slimmon per Farnham Maltings