RENZO FRANCABANDERA | È stata un’edizione particolarissima quella appena conclusasi di B.Motion Danza all’interno di OperaEstate 42 a Bassano del Grappa.
In primo luogo perché l’ultima con la direzione artistica di Roberto Casarotto, che per molti anni ha guidato la rassegna con sguardo internazionale e apertura alla progettualità europea in tema di accessibilità dei linguaggi e fondazione di circuiti di trasmissione delle soft skills; in secondo luogo perché arriva dopo un biennio difficile per la partecipazione in presenza, cui si era cercato di sopperire con intensa attività online. Ma è innegabile che idee e percorsi come DanceWell per l’inclusione dei non professionisti per agevolare l’accesso al linguaggio della danza, o tutte le attività dirette ai teenager abbiano una declinazione assai diversa quando fatte dal vivo.
Una riflessione, quella del laboratorio-Bassano, che si fonda anche sulle ricerche scientifiche in ambito europeo a riguardo della trasmissione attraverso la danza delle soft skills, ovvero   le abilità comportamentali e di relazione, con ricerche scientifiche e tavoli di lavoro internazionali cui B.MOtion Danza ha partecipato attivamente in questi ultimi anni anche attraverso progetti di co-creazione e abbattimento delle pareti spesso troppo irte che separano il professionismo del linguaggio dalla società comune.

Ecco il motivo per cui B.Motion Danza 2022 è stato un vero e proprio invito ad artisti, pubblici, cittadini a entrare in relazione, attivando i corpi nei teatri e nelle piazze, e a ri-trovarsi, accogliendo incidenti di percorso, errori, impulsi empatici e praticando, dove possibile, il binario dell’accessibile, dell’incorporabile per facilitare diversi sistemi di relazione, come gli incontri di coinvolgimento e pratica comune, aperti a tutta la cittadinanza che si sono svolti tutte le mattine nella palestra Vittorelli, e che hanno visto centinaia di partecipanti ogni giorno fra i comuni cittadini.

La stessa palestra è stato il luogo in cui è andato in scena The Lion’s Den Unlimited del duo di coreografe ceche Pocketart (Sabina Bočková e Johana Pocková), coproduzione del Festival con il sostegno del Centro Ceco Milano che ha visto coinvolti sia i giovani studenti del progetto coreografico Agorà, programma di formazione di MM Contemporary Dance Company, sia i cittadini danzatori del programma Dance Well.
Un ritmo frenetico, un continuo invito a unirsi alla schiera, ad alzarsi e prender parte: il gesto della mano che chiama a fare il salto dall’altra parte, a unirsi ai danzatori in una coreografia semplice ma che gesto dopo gesto assembla e crea l’identità stessa del gruppo. A volte basta pochissimo, solo un po’ di coraggio. Non solo per diventare danzatori, ma per modificare innanzitutto il punto di vista.

Il tema del punto di vista condiviso, del progetto comune e anche delle sue difficoltà è stato al centro di Molding Bodies di Ian Ancheta, ospitato all’interno della Chiesa di San Giovanni e che ha visto protagonisti, oltre al pubblico chiamato a prender parte all’inizio dell’azione coreografica, i DanceWell Dancers. Molding Bodies riflette sulla difficoltà di rinunciare all’egoismo soggettivo in nome di una causa comune superiore. Il pretesto narrativo è il cimento che si diedero alcuni artisti bassanesi nel Rinascimento al fine di realizzare il più bel quadro mai fatto fino ad allora, ciascuno abdicando al proprio specifico stilistico in nome di un esito condiviso che restasse alla storia. Ma non fu possibile perchè cooperare, anche se è la scelta razionale, è anche la più difficile per l’essere umano, e ancor più per l’artista, sempre in balia del suo ego.
Ecco quindi che lo spettacolo, in cui i danzatori non professionisti indossano un foulard, viene aperto al pubblico che deve contendersi lo spazio, coordinarsi con gli altri in azioni guidate e di non facile realizzazione, pur nel facile  camminare.
Dopo questo inizio aperto, i danzatori riprendono la scena, giocano a muoversi, strattonandosi ora di qua, ora di là. Si cerca un esito coreografico condiviso, mimando i problemi di coordinamento fra i pittori rinascimentali e introducendo la stessa complicazione nella coreografia: bellissimi i quadri viventi realizzati lì per lì dagli interpreti. Il caos finale pone fine al progetto sperato, contrapponendo il felice esito artistico del tempo presente cui assistiamo, alle amare riflessioni sulle sfide che furono ma anche a quelle di domani che ci attendono e sui tentativi vani di mediare. Un bel lavoro.

Nella serata precendente, il Teatro Remondini aveva ospitato la prima nazionale di Call Alice, realizzato dal Temporary Collective, con il supporto del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, spettacolo che rientra anche nella selezione di Aerowaves, la piattaforma europea dedicata alla danza contemporanea.
Si tratta di una creazione della coreografa e performer Tereza Ondrová, interpretata in un duetto “con assenza”.
Partner, purtroppo non in presenza sul palco del Remondini, doveva essere la danzatrice Francesca Foscarini, conosciuta durante una residenza coreografica proprio a Bassano del Grappa (di cui la Foscarini è originaria). La Foscarini non ha potuto però prendere parte alla creazione in presenza, e quindi è venuto a mancare la componente del lavoro fondata sulla sorprendente somiglianza fisica delle due, e l’enfasi sulla specularità che la coreografia doveva sviluppare è diventata di non agevole lettura. L’obiettivo del lavoro era infatti quello di interrogarsi sulla possibilità di conoscersi attraverso l’altro, su come e cosa ci connetta. Il percorso intimo e personale ha dovuto alla fine alimentarsi non della presenza e del riflesso dei corpi ma di un dialogo da remoto, anche attraverso messaggi audio, chat: ma è materiale che non può evidentemente sopperire all’assenza del corpo in scena e dunque il tentativo di definire questo legame emotivo riletto attraverso il corpo resta un po’ sospeso.

Più efficace la collaborazione sempre a Bassano, della stessa Ondrová la sera successiva con Silvia Gribaudi per Insectum in… Bassano – work in action, creazione ispirata ad uno studio intitolato IN-SECTUM, della fotografa Elisabetta Zavoli e del primo violino dell’orchestra del Teatro La Fenice Sara Michieletto.
La parola insetto deriva dal latino in-sectum che significa ‘che viene tagliato’ per definire la classe degli animali, appartenenti agli Arthropoda, che hanno il corpo diviso in parti. Il progetto vuole mettere in discussione il concetto di sentirsi “divisi” dall’ambiente che permea la prospettiva dell’umanità nel mondo, restituendo il messaggio che, in realtà, non siamo separati ma siamo solo una parte dell’intero ecosistema. La declinazione che ne dà la coppia di danzatrici, così diverse per fisicità e modalità di stare in scena, è per lo più umoristica, enfatizza il tema della differenza come ovvia estrinsecazione della vita sulla terra, come naturale percorso di evoluzione. E così la domanda del “se fossimo insetti…” cerca di guardare e coinvolgere il pubblico, sempre chiamato in qualche modo in causa dalla ironia di coppia, in una riflessione su quello che si può essere, ciò che si può diventare.
La ricerca della Gribaudi continua la poetica di critica sociale attraverso la sua straordinaria presenza in scena, sempre fintamente goffa e divenuta un po’ un marchio di fabbrica, con lei nei panni di una specie di Miss Bean, sempre pronta con una smorfia e una microcoreografia a far riflettere sul fragile, sul cangiante.

In questo caso specifico l’incontro con la partner dell’evento bassanese si è dato durante una residenza artistica nella riserva Adolfo Ducke, nei dintorni di Manahus: lì le due artiste hanno creato immagini e suoni ispirandosi alla foresta amazzonica brasiliana, per spostare l’attenzione dalla dimensione antropocentrica dell’esistenza, chiedendosi, come la Zavoli e la Michieletto, come sarebbe la vita se si osservasse dal punto di vista di un insetto.  Ovviamente qui tanta parte dell’ironia scaturisce (a differenza del duetto Ondrová-Foscarini fondato sulla somiglianza) dalla diversità fisica delle due donne, dalla giustapposizione di questi insetti così diversi. Ma cosa sappiamo in fondo di due mosche che camminano su una finestra? Potrebbero essere madre e figlia, sorelle, amiche… Cosa sappiamo noi degli altri, e con quanta banalità spesso leggiamo l’universo altrui.
Il lavoro è in fieri, ma la tappa bassanese è un nucleo utile a cercare le prospettive per una creazione. Da questo punto di vista Bassano è sempre stata in questi anni città della sperimentazione possibile, un luogo protetto in cui provare fuori dalla frenesia metropolitana, e in cui incontrare un pubblico assai educato e disponibile ad accogliere.

I temi del duetto Gribaudi-Ondrová erano peraltro stati centrali anche nella coreografia proposta la sera precedente in prima nazionale e con grande successo di pubblico dal coreografo e danzatore norvegese Daniel Mariblanca in 71BODIES 1DANCE, presso la stessa Sala J. Da Ponte.
Lo spettacolo è un progetto interdisciplinare ideato da Mariblanca e ispirato a settantuno esperienze personali e testimonianze di persone transgender.
Il lavoro nasce in uno spazio scenico in cui l’artista abita un emiciclico definito da una dozzina di sacchi contenenti terra e che ricordano le installazioni di arte povera di Kounellis. All’interno di questo luogo Mariblanca avvia un’azione fisica in nudità per portare visibilità e generare conoscenza sulle peculiarità di ciascun percorso umano. Il silenzio del pubblico in questa parte del lavoro è assoluto: l’artista scava nelle sue costole con il respiro, racconta il suo corpo ruotando lentamente su se stesso e portandoci a vivere sulla sua pelle una sofferenza che diventa spazio di incontro con il dolore di molti, riletto attraverso la lente del lavoro artistico. Ma l’obiettivo non è solo quello di raccontare il percorso drammatico, traumatico ma anche e soprattutto quello di approfondire nuovi modelli e immaginari di bellezza, per una nuova estetica capace di superare la dicotomia, la binarietà del genere M/F. Di qui una seconda parte più performativa, canora e interattiva che coinvolge gli spettatori (forse allungandosi anche in qualche piega didascalica).

L’esito è sicuramente coinvolgente e tantissimi del pubblico aspettano l’artista alla fine della performance, dopo averlo applaudito in piedi, per avvicinare questa umanità sensibile, capace evidentemente di affermare in modo forte e chiaro le tematiche legate all’esperienza della transizione verso altre ipotesi psicofisiche dell’identità e che in questa coreografia hanno come protagonisti solo il corpo e la sua fisicità.

Fra le creazioni proposte in spazi teatrali nel weekend del 19-21 agosto va segnalato anche ARA! ARA! del duo di danzatori e coreografi Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, con il supporto della Fondation d’entreprise Hermès.
Si tratta di una creazione nata da una ricerca sui simboli dell’araldica e sulla pratica degli sbandieratori. Oltre un decennio fa Alessandro Sciarroni proponeva qui a Bassano un pionieristico lavoro dedicato alla ripetizione ossessiva del gesto praticato dai giocolieri con i birilli, e l’anno prima si era dedicato alla pratica della danza tirolese, ripetuta instancabilmente.
ARA! ARA! sembra germinare da quel tipo di ricerca che scandaglia un gesto, una pratica per poi lentamente iniziare a far intravedere allo spettatore qualcos’altro che non viene mai esplicitamente nominato, ma che appare sempre più chiaramente in controluce: qui il tema è quello di un potere in ascesa, non un’aquila ma un giocoso pappagallo, un’ara. Ma i colori giallo e blu delle bandiere che vengono per oltre un’ora sventolate sul palco ci portano con la mente ai conflitti, l’ascesa di un potere seducente, per il suo aspetto innocuo e festoso. E così le figure oniriche che si rifanno ad antiche pratiche medievali, poi arrivano a diventare tragiche manifestazioni del dolore, della sopraffazione, della violenza. A suo modo lo sbandierare diventa ipnotico.

Ma come si diceva B.Motion Danza è stata anche molto outdoor, con performances in piazze e spazi pubblici. Due di queste hanno avuto luogo nella centralissima Piazza della Libertà.
Due azioni performative che hanno visto il pubblico e gli spettatori direttamente coinvolti nelle azioni, come nello spettacolo ideato da Chiara Frigo, Blackbird  andato in scena il 20 agosto alle ore 19. 8 i danzatori/ perfomer guidati dalla Frigo: Simone Baldo, Ilaria Campagnolo, Milly Cumna, Elisabetta Docimo, Michela Negro, Lamin Sumno, Ana Luisa GOmes e Giulia Vidale, tutti insegnanti della pratica Dance Well e che muovendosi a turno all’interno di altrettanti gruppi di spettatori seduti, li interrogavano sul loro sogno, sulla loro ambizione di cambiamento. La coreografia nasce dal desiderio di ricostruire una relazione, un dialogo tra sconosciuti che si incontrano, in uno spazio in cui lo spettatore è chiamato ad essere parte attiva ed era per la prima volta proposto in uno spazio realmente aperto, con la presenza non solo degli spettatori prenotati, ma anche di un pubblico che ha qui invaso lo spazio interstiziale, trasformando l’azione in un meeting pot dagli esiti imprevedibili anche per chi la coreografia l’aveva pensata e che si è trovata centinaia di persone in piazza a ballare, ad arrampicarsi sulle sedie, a creare piramidi umane, mentre gli otto performer fendevano la piazza con i fumogeni. Da questo punto di vista riesce l’idea della Frigo di creare una sporta di dispositivo di socialità capace di abitare lo spazio pubblico. La piazza, originariamente suddivisa in piccole aree, dove i performer danzavano in mezzo alle persone, è diventata poi un’unico spazio aperto, senza più delimitazioni o perimetri disegnati con gessi colorati.

E questo insieme di tracce, di parole segnate col gessetto, di disegni, di frammenti che le persone avevano lasciato dopo aver vissuto questa esperienza erano visibili anche la mattina di Domenica 21 agosto quando siamo tornati in Piazza per un’altra creazione site specific, Vibes#5, un percorso di condivisione coreografico performativa che si inserisce nel progetto europeo Shape It, dedicato alla danza per il giovane pubblico, e che a Bassano si è concentrato sulla fascia giovane. Diversi i bambini presenti e performanti, a testimoniare il risultato del lavoro fatto da Operaestate e in programma anche nel triennio 2022-2024, investigando proprio il tema delle Relazioni.
La semplice azione pubblica, affidata ai partecipanti guidati attraverso un percorso di stimoli audio, vuole raccontare proprio della capacità affidata a ciascuno di individuare nella realtà abitata nuovi territori (fisici e immaginari), in linea con l’attenzione che il Festival dedica alle relazioni con il patrimonio culturale, l’ambiente e il benessere individuale e collettivo, all’interno di un’opportunità creativa pensata per sentirsi fuori città e percepirla in un modo completamente diverso. Il quinto protocollo del progetto Vibes è stato creato da una collaborazione tra C-DaRE per la coreografia (Jonathan Burrows, Rosemary Lee, Scott Delahunta, Karen Wood), Orbe per la creazione digitale (Xavier Boissarie, Tomek Jarolim), Holonic (Ove Holmqvist) per la musica.
Anche in questo caso torna il tema dell’accessibilità: una performance per tutti, indipendentemente dalla conoscenza della danza o di tecnologie. Un’azione semplice ma liberatoria, accolta dai partecipanti con curiosità e attenzione, indagando lo spazio con piccoli gesti, fra immobilità e movimento, sperimentando felicemente e senza troppe sovrastrutture anche in questo caso la potenza generatrice della co-esistenza.

 

THE LION’S DEN

di Pocketart (Sabina Bočková e Johana Pocková)
con gli studenti di Agorà, programma di formazione di MM Contemporary Dance Company e Dance Well dancers
Prima Nazionale – coproduzione del festival
con il sostegno di Centro Ceco Milano

CALL ALICE 

di Temporary Collective
una creazione di Tereza Ondrová e Francesca Foscarini

 

MOLDING BODIES

coreografia Ian Ancheta
assistente alla coreografia Giovanna Garzotto
e con il supporto di Anastasia Grigore
con Paola Agostini, Vittoria Battistella, Giuseppina Belon, Eva Boarotto, Giuliana Campini, Giuseppina Cavallin, Silvana Cucinato, Luisa Dalla Palma, Silvana Gasparetti, Livia Marin, Gabriele Marcolin, Maria Rosa Martinello, Eleonora Nicolli
produzione Operaestate Festival
con il sostegno dell’Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia
in collaborazione con Dansateliers Rotterdam

 

INSECTUM IN… BASSANO – work in action

coreografia e performance Tereza Ondrová, Silvia Gribaudi
disegno luci Katarína Morávek Duricová
produzione Temporary Collective / Daniela Řeháková, Associazione Culturale ZEBRA
coproduzione Tanec Praha z.ú./ TANEC PRAHA, PONEC – dance venue, Operaestate Festival Veneto
con il supporto di Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, Città di Praga Tanec Praha, Studio Alta, REZI.DANCE – Komařice

 

71BODIES 1DANCE

ideazione, coreografia e performance Daniel Mariblanca
fotografia Mar C Llop
filmmaker Ursula Kaufmann
suono Gunnar Innvær
musica Miriam Casal, Florian Doerrhoefer
supporto artistico e drammaturgico Amanda Billberg
disegno luci e tecnica Jon Eirik Sira, Thomas Bruvik
produzione 71BODIES
co-produzione BIT Teatergarasjen, Carte Blanche and Kunsthallen 3.14 in Bergen. Ravnedans in Kristiansand, BORA
BORA in Aarhus, Denmark, What You See Festival in Utrecht, The Netherlands and Norrlandsoperan in Umeå, Sweden

 

ARA! ARA!

coreografia, performance, ideazione Ginevra Panzetti, Enrico Ticconi
sound design, composizione musicale Demetrio Castellucci
produzione Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi; Associazione Culturale VAN
sostenuto da Hauptstadtkulturfonds (German Cultural Capital Fund)
con il supporto di Fondation d’entreprise Hermès within the framework of the New Settings Program
co-produzione PACT Zollverein; La Briqueterie CDCN du Val-de-Marne / DRAC IDF; KLAP Maison pour la Danse (Residency 2021); Théâtre de Vanves; Triennale Milano Teatro residenze artistiche NAOcrea – Ariella Vidach AiEP; Teatro Félix Guattari – Masque Teatro; CSC Bassano del Grappa; PACT Zollverein; Armunia; Schaubühne Lindenfels; Sosta Palmizi.

 

BLACKBIRD

ideazione Chiara Frigo
con Simone Baldo, Ilaria Campagnolo, Milli Cuman, Elisabetta Docimo, Michela Negro, Lamin Suno, Ana Luisa Novais Gomes, Giulia Vidale
realizzato in collaborazione con Dance Well Bassano del Grappa, Rete No LimitaC-tion
produzione Zebra Cultural Zoo
coproduzione CSC Bassano del Grappa
per CombinAzioni Festival

 

VIBES #5

coreografia C-DaRE
musica Ove Holmqvist
coproduzione C-DaRE, Orbe
parte del progetto VIBES
sostenuto da Creative Europe