CHIARA AMATO* | Putéca Celidònia arriva al Teatro-i di Milano per la rappresentazione de Dall’altra parte – 2+2=?, con drammaturgia e regia di Emanuele D’Errico. Il progetto di Putéca nasce in territorio napoletano nel 2018, dall’incontro tra sei ex allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli, che prendono in gestione due beni confiscati alla camorra nel rione Sanità. Questo spettacolo è stata la loro prima produzione e ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia del 2020 e vinto il Premio Giovani Realtà del Teatro 2019 ed è arrivato finalista del Premio Scenario nel 2019.
La scena, realizzata da Mauro Rea, presenta una intricata struttura tubolare, contornata di tanto in tanto da lampadine con luce arancione e fioca. Al centro, è disegnata sul palco una circonferenza dal colore nero, che racchiude lo spazio scenico per il movimento degli attori. Lo spettatore si trova così in un ventre materno, dove per nove mesi si svolgono nascita e crescita della vita. In questo caso di tre vite.
In principio il trio di attori di spalle al pubblico (Emanuele D’Errico, Dario Rea e Francesco Roccasecca) simula di correre sul posto, sono legati da una fune alla cintura mentre a tutto volume parte una musica, originale di Tommy Grieco, che tiene il ritmo e rimanda a un non luogo: indossano una tuta blu, occhialoni e una maschera sulla bocca.
Sia i costumi di Giuseppe Avallone sia le maschere di Luca Arcamone ci forniscono molti dettagli sulla cura investita in questo progetto, non sono casuali ma funzionali al procedere dell’intreccio. Mese dopo mese, nella loro maturazione nel grembo materno, i protagonisti si svestono di indumenti, come se fossero strati protettivi che la vita di un embrione necessita. Prima vestono un completo porpora con cravatta e bretelle poi restano a volto scoperto, sempre più provati dal passaggio delle fasi di crescita del feto.
I dialoghi sono tutt’altro che infantili e la base di partenza è fornita dagli studi scientifici sull’essere umano di Marian Diamond, neuroscienziata e professoressa della University of California: si inizia a perdere neuroni già nel periodi di gestazione. Durante la recita l’unico elemento con cui interagiscono è una voce fuori campo, di Clara Bocchino, che segnala le tappe, come una hostess di volo, e serve da tramite tra i bisogni degli embrioni e il corpo della madre, che li soddisfa.

I tre gemelli sono molto diversi caratterialmente e in questa convivenza “forzata” ciò risulta lapalissiano quando discutono di massimi sistemi filosofici e scientifici: si parla della vita; delle storie che si raccontano ai bambini, con una vena critica quasi politica; della felicità e della formula matematica per raggiungerla; della libertà, che forse solo in questi nove mesi possono provare veramente. Damiano raffigura il lato nichilista della vita, Febo quello poetico e Innocente quello delicato.
Il gioco diventa sempre più infantile con il passare dei mesi di gravidanza e così il linguaggio meno forbito e i movimenti più goffi.

Il tono scelto per l’intera rappresentazione è di stampo umoristico e paradossale perché siamo di fronte a un interloquire di tre vite acerbe, non ancora nate, che portano argomentazioni ricche e interessanti per ogni loro affermazione: citano studi, autori, teorie economiche, mixando il tutto con il battibecco classico tra fratelli. Tornano bambini nel modo di giocare fra loro a fare la lotta.

Il finale lascia intendere che solo due su tre dei gemelli vedranno la luce e gli attori, nascendo, si denudano sul palco, allontanandosi dal centro della scena, guaendo. Proprio D’Errico è il figlio non nato, che resta al buio, con la nostalgia di essere stato lasciato solo.
L’idea nasce da una convivenza reale che i tre attori hanno vissuto in un piccolo e ostico appartamento dove hanno rinsaldato il loro legame fisico e metaforico trasformandolo in scena in un legame di sangue attraverso una corda che fisicamente li unisce nel movimento  sul palco.
Gli interpreti, seppur molto giovani, riescono a calibrare con equilibrio le parti più frenetiche di botta e risposta incessante con fasi più intimistiche, in cui mostrano anche le loro debolezze. I giochi teatrali mantengono un buon ritmo e tengono attenta, con la loro freschezza, la piccola platea del Teatro-i.

DALL’ALTRA PARTE – 2+2 = ?

drammaturgia e regia Emanuele D’Errico
con Emanuele D’Errico, Dario Rea e Francesco Roccasecca
voce Clara Bocchino
assistente regia Marialuisa Diletta Bosso
costumi Giuseppe Avallone
scene Rosita Vallefuoco
sound design e musiche originali Tommy Grieco
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
maschere Luca Arcamone
realizzazione scene Mauro Rea
produzione Putéca Celidònia/Cranpi

Milano 11 dicembre, Teatro-i

* PRIMAVERA PAC è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.