CHIARA AMATO | «La natura è gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio; ma la ragione è pigra come una tartaruga, e codarda come una lepre» diceva Giacomo Leopardi nelle sue Operette Morali, e proprio per smuovere questa pigrizia occorrono situazioni di incontro e di riflessione sul rapporto uomo-natura.
Michele Di Giacomo e Alchemico tre per la progettazione e direzione artistica di FUME Festival hanno scelto di approfondire diverse sfumature del tema, dando spazio al dialogo e al confronto, offrendo agli spettatori di questa quarta edizione una grande varietà di esperienze performative e di dibattiti.
Abbiamo incontrato Michele a conclusione dell’ultima data del festival per trarre insieme delle conclusioni.

Da che cosa parti nell’ideazione dei tuoi progetti? Che domande ti poni e che risposte cerchi di dare a te e al pubblico?

Essendo un festival un organismo culturale che si radica in un territorio, la prima cosa a cui penso è appunto il territorio. Cerco di vedere dove sono e come si può inserire il programma del festival: guardo i suoi punti di forza e le sue eventuali carenze.
La Romagna è un territorio che dal punto di vista teatrale risponde, però la drammaturgia contemporanea e, in particolare quella rivolta alle giovani generazioni fatica, nel territorio di Cesena, come un po’ in tutta Italia. Quindi, cerco sicuramente di puntare sulla drammaturgia contemporanea e di attivare un pubblico giovane, per la voglia che ho che torni a teatro e a partecipare agli eventi culturali, non soltanto a vederli: per questo inserisco incontri, laboratori, presentazioni di libri, che possano essere un modo anche diverso per ingaggiare il pubblico. Ad esempio, il laboratorio di giornalismo, che in questo caso si è concluso con una rivista cartacea, può fornire al pubblico degli spunti successivi. Secondo me un aspetto fondamentale è proprio entrare con il festival nel territorio e rivolgersi a questo sotto più aspetti, non solo presentando spettacoli.
L’altro punto importante per me è la funzione sociale del teatro. Quindi, come vedi, io parto sempre da un tema, che possa essere uno spunto di riflessione, non mi interessa soltanto offrire una settimana di intrattenimento, ma grazie a quella settimana voglio offrire l’opportunità di riflettere intorno a un tema che ritengo urgente. In questo caso ancora di più, vista l’alluvione che ci ha colpito, in Emilia-Romagna, e quindi attivare rispetto al tema delle iniziative: come quella dell’asta benefica o convogliare le associazioni sul territorio, e infatti hanno partecipato Legambiente, Friday for future e altri.

Restando al territorio, che tipo di difficoltà hai incontrato?

Beh, le difficoltà sono quelle che possono incontrare gli organismi teatrali: cercare di far arrivare il pubblico, far vedere che una programmazione teatrale non è qualcosa di noioso, difficile, ma che può riguardare tutti, perché alla fine è un racconto emozionale, e quindi permette di immedesimarci e vivere collettivamente quell’esperienza emotiva e intellettuale. Cercare di far capire quello è un lavoro che facciamo costantemente, offrendo non soltanto quel tal progetto, ma anche una situazione di relax e di incontro: facciamo le campagne mirate under 30 e costruiamo laboratori.
Diciamo che la risposta c’è stata, e infatti abbiamo avuto l’incremento degli under 30 veramente notevole, e lo abbiamo potuto notare con il questionario che abbiamo sottoposto. Siamo molto contenti.

Ph. Chiara Pavolucci

Il tema “ambiente” spesso suscita antipatia, a volte viene sfruttato in maniera modaiola. Quanto questa insistenza sul rapporto tra l’uomo e la natura può essere foriero di cambiamento, anche tramite il teatro, e non rischiare di rimanere un pour parler di tendenza?

È chiaro che negli ultimi anni se ne parli tanto: la nascita di associazioni come Friday for Future e Greta Thunberg lo hanno rimesso sul piatto. Forse, l’antipatia nasce perché questi movimenti stanno cercando di fare leva sulla politica, quindi su dei cambiamenti reali e spesso, quando si parla di politica, magari le persone sono più attente a vedere i discorsi economici. Mentre in realtà penso che la sfida dei prossimi anni sia proprio quella, cioè cambiare il nostro sistema di rapporto nei confronti della natura, perché i cambiamenti climatici e ambientali, in generale, saranno sempre più presenti e condizioneranno la nostra vita. Vediamo cosa è accaduto in questi giorni a Milano… non si può non parlarne, ma si può farlo in modi diversi. Noi non impostiamo un dibattito politico contro chi amministra il nostro Paese, noi offriamo degli spunti di riflessione intorno ai temi dello spettacolo, per farne un dibattito non politico, ma emozionale. Come per lo spettacolo di e con Matilde Vigna sulla piena del Po, che fa nascere da lì una serie di pensieri e discussioni a riguardo.
Poi, noi come festival cerchiamo comunque di fare delle scelte: riutilizzare materiali di riuso, installare la casetta dell’acqua, optare per i bicchieri di riutilizzo, prendere accordi con l’Hera per la raccolta differenziata, utilizzare il pulmino per evitare che il pubblico usasse la macchina per gli spostamenti. Questi sono esempi virtuosi, come per dire che la battaglia della sostenibilità non è rinunciare alla tecnologia e vivere in mezzo alla natura, ma semplicemente cambiare il come ci si rapporta al mondo che ci circonda. Questa è la nostra sfida del futuro, come uomini nel sociale.

Ph. Chiara Pavolucci

Quando ci siamo confrontati sul teatro, e anche qui, tu molto spesso parli di sociale più che di politico. Mi chiedo come mai tu usi un termine piuttosto che l’altro: immagino che non sia una scelta casuale.

No, non lo è: non voglio parlare di azione politica perché la politica è anche mediazione tra le parti. Quindi, la cultura è un atto sociale, più che politico, perché non prende mediazioni tra le parti, né agisce da un punto di vista legislativo, ma è uno strumento per creare società, per dare consapevolezza. Quindi preferisco usare il termine sociale più che politico per darne forse anche una valenza più dal basso, più contributiva. Io faccio una proposta e un’azione, ma la risposta deve essere collettiva.

FUME Festival, 19 – 23 luglio 2023, Cesena